Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953

,,i è sem1>re in una situazione di svantaggio: vi ingaggia la sua libertà, la su.1 sicurezza, il suo onore di fronte ad un purte11aire per il quale le pa– role non hanno nessun significato, mitico e teorico. L'judividuo, di fronte alla collettività cli cui non fa parte, è come l'i– solato di fronte.alla (olla la cui massa cieca e spietata lo schiaccia. L'indi– viduo di fronte alla collcttiv.i.tì1 di cui non fa parte, è come il neonato in faccia al.l'adulto che lo protegge e l'opprime. È vero che anche certi indi– vidui riescono a installarsi come parassiti e come padroni nel.le eolle1tivi1à ed a far muovere quei robots quei lcviathan a loro profitto: tra costoro ed i )oro pari, interpongono l'autorità sociale - cioò J'cntitlt organizr.atrice, il mito gregario - per imporre silenzio ai « compagni », per sCru1tarli, per opprin1erli, per calunniarli, per escluderli, ecc. Questi individui tra– ditori dell'individualismo rompono le normi mornli e l'alleanza naturale degli umalli contro g]i inumani, di ciò che vive Contro ciò che non vive; s'impadroniscono dell'idea e la ritorcono contro 1.t stessa idea. Si identificano alla persona morale e se ne fanno una corazza. Di fronte a questa gente, l'aucggiamento di, difesa clell'iudividualista sarà de1ta10 da un princi1)io. Rifiuterà di vedere nell'individuo nient'ahro che l'individuo stesso. Farà astrazione dei titoli, dei gra<li, delle autorità, delle deleghe che permettono ad un uomo di dire « noi » e di parlare men– tendo a nome di parecchi. Gli ricorder:1 che non c"è nè sofferenza, nè pen– siero, nè volonLi1, nè responsabilità che non sia individiwlc. La macstit presa in prestito del « noi >) nasconde sempre la mediocri– tà pretenziosa dell'« io » che non ha nè il coraggio nè l'umiltit di affer– marsi come individuo. ANDRÉ PRUNIER MALATTIA DEL SECOLO 1n una rcccn1e 1rasmissionc di Radio Mosca è staio denunciato - nel oorso di una severa eritica ai dirigenti del partito comunisla ucraino - che « i11 Ucraina seuo111adue– milo !f'ccùifoti. dell'<tsricoltura lavora11011esli uffici e solo se(licimila 11ej kolkos ». Ecoo un segno del male che residua dalle colleuivizz::izioni pianificate. Burocrazie immense, Jmmcnso movimento di carte, allorno al la,·oro produttivo che viene conside– rato dai « funzionari » una specie deteriore di lavoro, 1>0ichè ciò che vale ciò d1e im• porla è il loro l:iv,oro, i piani di conlrolli le statis1iche. La crisi in corso, che per questo aspetto non è solo russa ma anche di tanti altri Stati nei quali fa burocrazin i: divenuta un Potere a sì: (occorre forse accennare agli aspeni italiani? alle intlus1ric scmislatali in cui il peso delle «direzioni» rende enormi i prezzi ctl impedisce ai hworatori produttivi di muoversi jn tentativi alla ricerca di migliori 11ro• duzioni ?), 11011 si av,•ieri't a soluzione fìnchè non saranno tornati ad operare nell'espc• rienza ((UOtidiana delle fabbriche le regole antiche: 1) i J)iani debbono essere fotti da chi ,leve eseguire il lavoro; 2) i controlli debbono arrestarsi alla giusta pr<>fonditìi, -:ioè al pu1110 in cui diventano piÌI costosi dei vantaggi che r11erano cli conseguire. Quando? (Mai, se continueremo tutti ad :1ccettare passivamente la condizione pre• scn1e, ccrcauclo solo di assicurarci nell'interno di cua il migliore s:iforio e la giornu1a pili breve e le ferie 11ill lunghe ...). ~ 420

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