Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953

di, faccio bene. Se invece gli facci<l– mo unll. bel.la disquisi::i.one sulla so– cietà come pot.rcbbe essere, egli in genere si volt.erti cfoll' olt.ra pari.e, perchè t.utt.i son sctzi di formule e di panacee. In fauo di elezioni, abbiamo già. fatto ,wtore che v' C oggi qualcosa di molto ,ruovo rispetto ol secolo scor– so, che è swt,o i.l t.em.po di elaborll• zio11e delle dot.trir1e /01ulamentali dell'anarchismo. Urut volt.a, astener– si. dalle elezioni ern facile, era im– mecliat.o c<tpirlo: perchè si tweva la possibilità di << fare socialmente » in. campi diversi, hi lega operaia,, la, so– cietà di mut.uo soccorso, il circolo di. culturn, le università popofori, ecc. Oggi, invece, la societ.à si è strutturai.ti co.~ì rigidament.e che ci occorgùtmo di aver ben poche stra• de di diversu azione nperte. Per di pi/1, le elezioni sono sempre più pro– /ondom.eute pllssive: è sem.pre più vero che « il deputato di,•iene una Autorità>), come cUsse Berneri. Quin– di. si vede che è sempre meno ragio– nevole concorrere ad eleggerlo. Le uostre critiche al sist.enw. delle rap– presentcm:e sono pi.ù che nwi fonda– te. Più che nwi sùm,o convint.i della ttecessità del nost.ro ,,st.ensionismo. Mtt la gent.e voto. Lo. geni.e non ca– pisce qum,do noi spi.eghiamo che do– vrebbero non.-votore. Ci chiede: ed alloro, cl,e cosa. dobbiamo fare? Il« principio dell'ostensionismo », pare bctsl.i enunciarlo per persuode– re, tani.o tt noi ne è evidente lei ve– rità. Non è così. Bisog11(l.che cio– scww di noi lo ttbbia. ri-trovllt.o per suo conto, attraverso rflgio,wmenti propri, pttrtenti dalla osservazione di fatt.i di cui è slato spettotore e at– tore. Altrimenti, tale principio è ve– -rllmente - la parolti non deve far ptlura ,_ un dogma. Come il creden– te in. dio s'illude che la preghier<i Slllvi, così noi ci si illude llllom che l'ast,enersi busti. Non cmdiamo oltre, non. ci rendiamo conto critictuneute ,/elle ragioni attuali del non-vottrre. Non c'è quindi du stttpirsi se, nel climll fwrnt.izztmt.e delle sett.imtme e– lettomli, l' emmciazione del puro principio o dogm<i non resiste d(l.– vtmli ai facili motivi pratici dell<i propt,gmulci eleuornle con cui i po– litici professionali cercmto di acca– parrMsi il più possibile di voti. Non v' C quindi nemmeno dtt st.upirsi se in utle tttmosferu anche qualche <t· 1wrchico finisce per cculere nella trappola, credendo che v'è qualco– sa di urgente du salvare e che si può salvt1re per la via del voto politico, incurante del fatto che con quel com– port.arsi così omwlla in quel momen– to tutto un pttssato di vita coerente, a cui sorà poi penoso trovar modo di ricollegllrsi appena accortosi del– l'errore. Occorrono utteggiamenti prat,ici, non ot.t,eggiamenti dogmatici. Bert.oni, Berneri - per rest,are a due nomi. che t,utti conoscono, e nes– sw,o potrtì pensare mai male di ciò che lw,mo det.to , poichè le loro idee le hanno vissute giorno per giomo tuUu un'esiste11ztt dedicaw 1, ben al– tro che discussioni di caffè - luumo suggerii.o at.t.eggiamenti pratici: ed in fondo noi seguillmo tali sttggeri– ment.i quando part.ecipiamo a vot,a– zioni non-politiche. 1l nocciolo sta in. qttesto: non è il votare che di per sè siu un llllO da rifiuwre, è il votare in quel certo modo per quei certi fini, come accade nelle cle::ioni poli– tiche. Un C(ISO di « elezioni » lt cui tutti ttllorn lumno partecipato sono sta- 417

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