Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953

tuali borghesi che accettano che i Joro priviJegi siano pagati dall'as– servimento dei ]avoratori. Costoro af– fermano sovente che dilendono la libertà, ma essi difendono sopratut– to i privilegi che dona loro, a loro solamente, la libertà. Il secondo ca– ratterizza gli intelJettuali che si cre– dono di sinistra e che per diffidenza della }jbertà accettano che la cul– tura e la libertà che essa presuppo• ne siano controllate, con il vano pre– testo di servire ad una giustizia avve– nire. In entrambi i casi, si accetta, si conserva, la separazione del la– voro intellettuale e manuale che è il vero scandalo delia nostra socie– tà e che vota aJI'impotenza sia il lavoro che la cultura. Si avvilisce nel medesimo tempo h Jibertà e la giustizia. È vero che la Ji.bertà insulta il lavoro e 1o sepa– ra dalla cultura quando ]a libertà è basata sui privilegi. /Ifa la libertà, non è fart.(t di privilegi essa è fat.ta sopratutto di doveri. Dal momento in cui ciascuno di noi cerca di far prevalere i doveri della liberti1 sui suoi prh•ilegi, da quel momento ]a libertà è sintesi di lavoro e di cul– tura, e meue in moto una forza Che è la sola capace di -servire efficace– mente )a giustizia. La verità cli cui dobbiamo vivere oggi, la regola del– le nostre azioni, il segreto della no• stra resistenza può formulars.i in un modo semplice: ciò che undlht il lavoro umilia l'intelligenza e vice– versa. La lotta rivoluzionaria, lo sforzo secolare di liberazione si dc- finisce sopratult(! come un rifiuto in. cessante all'umiliazione. La verità è che non siamo ancora usciti da questa umiliazione. Ma la ruota gira, la storia cambia: si avvicina il tempo, ne sono sjcuro, in cui non saremo J)iìi soli. Per me la nostra riunione di oggi ne è già una prova. Che dei sindacali si riu– niscano e si stringano intorno alla 1ibcrtl1 per difenderla, si, questo so– lo meritava che da ogni parte tutti accorressero per manifestare la loro unione e la loro speranza. Il cam– mino è ]ungo eia percorrere. Ma se la guerra non verrà a tutto scom– bussolare con la sua orrida confusio– ne, avrent0 il tempo di dare una fonna alla giustizia e alla Jibertìl di cui abbiamo bisogno. Ma per fare questo dobhfamo ormai riCiutarci, chiaramente, senza collera, ma ir– riducibilmente, alle menzogne di cui ci hanno saziati. Non si cost.ruisce lei libertà sui campi di concenucunen.t.o, nè su.i po• poli asser·viti delle co.lonie nè sulla m.iseri<toperniti. No, ]e colombe del– la pace non si posano suUe forche; no, Je forze della Jibertà non posso– no mischiare i figli delle vittime con i carnefici di Madrid, o con altri. ;\Imeno di questo ora saremo or– mai sicuri, come saremo sicuri clic la libertà non è un regalo che possa venii·ci da uno Stato o da un capo, ma un bene che si conquista tutti i giorni con lo sforzo cli ognuno di noi e con l'unione cli tutti. ALBERT CAMUS L' E Q u I V o e o DELLA e I T T A'- G I ARDI No di e A n Lo D o G L I o EDIZIONI RL. NAPOLI 404 Png. 68 • L. aOO

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