Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953

secolo è stato l 1 :1bbaudono dei \'a– lori di libertà da parte del movimen– to rivoluzionario, il continuo regres– so del socialismo libertario di Cron– te al socialismo ccsariano e milita– rizzato. Da <1uelmomento, una spe– ranza è scomparsa dal mondo, una solitudine è cominciata per o:,rni uo– mo Hbero. Qu:rndo, dopo l\forx 1 ha comincia– to a di{fondcrsi e a fortificarsi ('j. dea che la liberti1 è un trastullo bor– ghese, certo non si trattavn che di una semplice contusione di parole. Noi SI i amo ancorn pagando <1ucsta confusione nelle convulsioni del se– colo. Poichè bisognava di.re che la libertà borghese era certo un tra– stullo, ma non era tutta la libertà. Certo era necessario dire che la li– bertà borghese non era ]a libertà, o nel 1nigliore dei casi che non lo era ancora, ma che c'erano I ibertà da conquistare e cln non abbandona– re mai pili. È pure ,•ero che non c'è libertà possibile per un uomo incalcnato al la"oro tutta la giornata e che, la sera, è costretto acl abitare in muc– chio con la famiglia in una sola ca– mera, Questo però condanna una classe e una socictì1, non il bisogno di liber1à di cui anche il pii1 po– vero fra noi non può fare a meno. E ammesso che Ja società si trasfor– masse improvvisamenle e divenisse decente e confortevole per ltltti, se la lihertì, non vi regnasse sarebbe ancora una barbarie. Perehè Ja società borghese parla di Jibcr1ì1 senza praticarla, è neces– sario che la societit operaia rinunzi a praticarla, vantandosi solamente di non parlarne affatto? Intanto è a,,venuta la confusione e, nel movimento rivoluzionario, la liherti1 a poco a poco ai è trovata condannata, pcrchè la società bor– ghese ne faceva un uso mistificatore. Dalla giusta e sana diCfidcnza nei ri– guardi delle prostituzioni che ,1ue– sta società infliggeva alla liberlà, si è arrivati a diffidare della liher1à stessa. Nel migliore dei casi la si è ri– mandata ai secoli foturi, pregando di non parlarne pii1 lino ad allo_ra. Si è dichiaralo che era necessaria dnppriurn la giustizia e che per <1uantoconcerne Ja liberti, si vedreb– be poi come se gl.i schiavi potessero sperare di ottenere giustizia. Intel– lc11uali din1uuici hanno dichiarato ai lavoratori che era il pane sola– mente che doveva interessarli e non Ja Jibertil, come se il lavoratore non sapesse che il suo pane dipende an– che dalla su11libcrtÌL Ccrlamente, di fronte alln lunga ingiustizia del– la società borghese era forte la tcn– lazionc di portarsi a questi estrcmL Forse non c'è nessuno Cra di noi presenti, che coll'azione o il pensie– ro non vi abbia ceduto. Ma la storia ha camminato e ciò che abbiamo visto <leve farci riflet– tere. La rivoluzione fatta da lavora– tori ha trionfoto nel '17 e aJJora fu veramente il trionfo della libertà e la pii1 grande sperauzn che il mon– do abbia conosciuLo. :Ma <1uel.lari– voluzione, accerchiata, minacciata, all'interno come all'esterno, si è ar– mai:,, muuiLa cli una polizia. A po– co a poco privata della forza che rnppresenta la lede nella libertà, di cui Ja polizia diffidava, la rivoluzio– ne perdeva respiro mentre la poH– zia si rinforzava. La pii1 grande spe– ranza del mondo si è in tal modo 401

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