Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953

mente conclude nell'oggi ·10 sforzo sociale ciel cristianesimo, cioè nella Chiesa ca1toliea - ]a Chiesa che be– nedice le bandiere degli eserciti, che confossa ed assolve i ricchi, chè mai · osa affrontare i potenti della terra 6nchè son disposti a dividere con essa il dominio sui popoli - del cri– stianesimo non v'è altro piìi che il nome. Dunque: il cristianesimo è ormai lallito, storicamente fallito in moclo definitivo. Chi vuol ricominciarne lo esperimento è un illuso, che rifiuta 1a lezione dei falli: e sarà macinalo apJ?ena accenni a far proseliti sul seno. È perciò necessario rendersi conio che nell'atteggiamcnlo essenziahncn– te negativo suggerito cla Gesù per la partecipazione alle lotte umane v'è un errore radicale, tale che per via fa degenerare gli sforzi collettivi in sensi oligarchici. Le moltitudini dei fedeli, traile• mite al di qua del combattere, non sanno resistere ai preti che l'intrup• pano per costruÌIC i loro,predomini. Chi vuo] ricominciare deve rico– minciare in altro senso. Cl.i elementi positivi non mancano nel corpus della dottrina e della pra. tica cristiana. In effetti, la stupidità e 1n inutiliti:1 dell'odio, ad esempio, appare ormai ]impida a chiunque abbia pensate le tremende lezioni di questi decenni di guerre e di rivoluzioni, le une e le altre animate dalb iUusfonc che potessero stabilire la paèe e la giu– s1izia e sfociate inl'ecc in questo no– Siro mare di barbari predomini im– mensi e di barbare immense sotto– missioni. Forse Ja stessa valutazio– ne della povertà (non della mise- ria!) come condizione ottima rispet– to all'umano può essere utilizzata in tempi quali j presenti. V'è bisogno d'una reazione energica ali' affanno vacuo che fa consumare sem1)re pili d'energia per la creazione d'un mi– tico benessere materiale a cui non si vede pili fine, e che (ratlanto riem– pie Ji sè le nostre ,•ite al punto di farci <limenlicare che non v'è benes– sere senza libertà, nè libertà senza gioia, nè gioia senza l'armonia tra noi e j( nostro mondo. È per queste e iant' alt.re aperture di verili:t che, ad esempio, è stato possibile a Tolstoi di ritenersi sin– ceramente anarchico e di essere da molti ritenuto tuttora tale. · In sostanza, però, l'anarchismo, postulando le persone come unica sede dell'umano reale, ed additando nei giudizi personali l'unica busso– la e nel.le iniziative personali le uni– che strade dell'agire specificamente umano, imr>lica la nozione s.imuha– neà ed incancellabile deJla diversi1it e moltepliciti1 necessarie sia nei giu– dizi sia nelle iniziative. Quindi, im– plica la competizione, anzi il massi– mo di compe1izionc trn persone e ln:t gruppi di ·persone. Non "'è speranza di hene nb nell'inerzja, nè nella accettazione in– discussa di idee d'ahri supposti più saggi di noi, nè nella azione passiva che segue alla ubbidienza ad altri SU()posli pili esperti di noi. L' "indisciplina la disubbidienza ]'eresia rimangono le garanzie ele. men1ari di ogni cammino in avanti in sensj d'umano. È in esse che l'u– mano allo Sl .ito nascente, l'umano dei momenti creativi, trova la sua difesa contro la sempre presente no– stra tendenza verso le vie meno fa-

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