Volontà - anno VII - n.4- 31 maggio 1953

parlato di « coruploui delJa J>luto– crazia ». Intanto, quei pochi lavora– tori che possono far massa, nelle grandi città, (e soprattutto a Bue– nos Aires) sono intruppati ad ap– pfoudire il dittatore. Intanto, gli al– tri lavoratori, nelle cam1>ab"lle sper– dute, lontani da ogni cenlro di re– sistenza, sono ridotti dinuovo alla conclizionc del peone, che è di ap– pena un so(fio di"ersa da c1ue1Jade.!.. servo. Come s'oricnlano in questo tragi– co imbroglio i proclamatori delle « classi ll, della « lotta di classe »? (Ed i) invece così cJ1iaro l'orien– tamento, se la situazione sociale si 1>ensa in termini di volontil di li– berti,; se i1wcce di tenere n fuoco nel proprio campo cli riflessioni l'a– zione dei 1,oli1ici, cioè gli stati, si rie– sca a pensare avendo come soggetto dell'azione sociale il popolo, i sud– diti, la gente che non-fa-politica ...}. 2 In lnghilterra, le elezioni anuni– nistrnl j,,e hanno \'ÌSlo ancora una volta in lizza laburisti e conserva– tori. Aci un'osservazione superficia– Je pure senz'altro che i laburisti ab– blltno guadab'llato assai, « riconqui– stando » i Consigli comunali di al– cune grandi città industriali, e la– ceiulo progressi in tanle zone in cui avevano di recente regredito. La realtà pili rea]e è che i citta– dini inglesi, probabilmente nausea– ti di una campagna e1ettorale jn cui ambedue i Partiti agitavano sohan– to bandiere di alta politica invece di parlare cli problemi locali e pro– porrf' linf'e chiare d'azione per nf. fron1i1rli, si sono larghis.~imamente astenuti. Co8Ì, in lghiht"rra, v'è ora brava 166 gente che o: (a politica », e cJ,e si insedia nel.le Amministrazioni loca– li avendo il saldo fondamento di un magro 30% clegH elettori, e talvol• ta anche meno .... (Che importa? Importante è, per loro, conquistare i.I potere. Il reato è specchietto per gli allocchi). 3 In Francia, un'altra prova gene• raie delJa distribuzione reale del po– tere politico si è avuta nelle recen– ti elezioni municipali. E da esse è uscita una vera novità: la morte del R"ssemblement del generale De GauUe, che ha perduto i due terzi dei suoi seggi e - con un lungo di– scorso ad hoc del suo lunghissimo Capo - si è autodichiarato finito. Al solito, _gli straleghi dei giornali e dei tavolini di caffè hanno a\'8D• zato le loro « spiegazioni ,,, fondate su complicati calcoli e comparazio– ni cl.i « destre ;i, e di « sinistre ». La spiegazione vera è probabil– mente la pili semplice tra quelle che se ne sono udite. Nel R.P.F. come sostenilori di De Gaulle, s'erano io– filati subito dopo la fine del1a guer– ra i pili pavidi tra i potenti fran– cesi, grandi (e piccoli) pro1nietari, grandi (e piccoli) industriali, gran– di (e piccoli) politici pro(easionali che lrova\'ano allora (dati gli umo– ri deJ popolo ...) troppo rischioso prendere l' atteggiamento franca– mente conservatore o reazionario cohi\'alo nel segreto del loro cuore. Con De Gaulle si poteva muoversi al coperto di una belJa serie di pa– role dall'apparenza 1>rogressista: lo scudo ideale per la loro merce 8\'8• riata. Ora quello scudo non è più necessario. NeJla vita politica fran. cese lo « spirito della resistenza »,.

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