Volontà - anno VII - n.3 - 15 aprile 1953

città. Bisognava rettificare queste condizioni: e poichè già accadeva che ci si dirigesse verso aree esterne alla città (dormitori), che già una piaoifi~ cazione esislesse ma del peggior genere, in mano a speculatori di terreni e a monopolisti dei mezzi di trasporto, gli sembrò giusto proporre una colonizzazione della campagna sottoposta al controllo sociale. Formando, deliberatamente nu0\'C città potrà essere fermato il !lusso immigratorio cJ,e si abbatte sugli attuali centri abitati tutt.o devastando: « ciuù e campagna– potranno essere (use, e da questa unione potrà sorgere una nuova speranza, una nuova vita, una nuova civiltà ». Quale civiltà? una più chiara risposta non potremmo desiderare di quella che sgorgherà da una semplice esposizione del libro di Howard, e di come nacquero, come vissero e vivono, le città da lui create. Egli incomincia sottolineando che moltiss.imi esperti, politici giorna– listi scienziati tradeuniouisti lamentano la corsa all'inurbamento; il com– pilo massimo è, cluuque, <1uello di riportare la gente alla cam1>agna. Un cliagramma famoso, ri1>ortato in tutti i testi urbanistici riassume 1>las1icamente - e con indubbia efficacia puhblicilaria - iJ nocciolo dell:t « in\'cnzione » howardiana: è il « diagramma dei tre magneti », nelle cui didnscnlie vanamente si cercherebbe qualclle concetto approConditamente sociale. l\fa senz'altro: sposalizio di cittù. e campagna, « una sana, naturale ed economica combinazione di vita cittadina e rurale »... Ma come mai ]o Osborn si affretta a commentare: « la città-giardino di Howarcl dev'es– scr(' industriale e commerciale, con un'equilibrata mistura di tulli i gru1>pi sociali e dei piì1 dh·ersi limiti di reddito»? non è, forse, - cosi è infatti - che l'elemento pre"alente, il cardine della città-giardino risiede, alla fin fine, in una ben dosata combirrn:r.ione finanziaria, e che cotlesto perno niente ha in sè di c111ellaenergia sociale, di quel valore collenivo (produ• zione e distribuzione di beni) per cui sono ricordate, e "alide tullora, le pro1>oste di Owcn e di Fouricr? Vediamo un poco· la « combinazione di pro1>oste >1 che Cunziona tla molore dell'idea howardjana: ]) una immigrazione pianificata: esodo volontario, ma organizzalo, di lavoratori e d'industrie dalle città cougestionate a una città pro1>orzio. nata in modo da offrire servizi, varietà di occupazioni, e livello cu.hurale qual'è ricl1iesto da uno « spaccato " ben equilibrato della società moderna; 2) limite alle dimensioni clella città: di modo che gli abitanti vivano accanto al loro poslo di lavoro, ai negozi, ai centri sociali, ai concittadinit nonchè all'aperta campagna; 3) amenità dei luoghi: vi sia spazio sufficiente, neUa struttura deliri Clttà, per case con giardini privati, scuole e altre funzioni collettive, non– chè parchi. di piacevole aspetto; 4) ra.pvorto tra città e campagna: sicchè gli agricoltori abbiano un mercato slcuro e comodo, noochè un centro culturale, e i cittadini godano dei campi; 116

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