Volontà - anno VII - n.3 - 15 aprile 1953

lacu11ee ma11chevolez:e abbia il no– stro lavoro e<I avremmo voluto che al Co11gressoci fosse offerto qualche ut.Uesuggerimento e sopratutto qual– -che promessa di collaborazione. Ed a11cort1 quindi invitiamo alla collabo– razione. Ormai la rivista ha acqu~u,– to una fisionomia propria: non ama i tliscorsi neJ vuoto anche se ben co– struiti e suggestivi, tJuole discutere di idee vive, ,li problemi concreti, vuole essere un aiuto a chi vuok ve– der chiaro e seminare chiarezza at• torno a sè. Clai si sente di aiutarci - anche se m<Klest.amenteattrezzato per ci-Oche è « forma letteraria »: lo aiuteremo noi, per questo - si faccia llVllnti, ci scriva di che pro– bi.emi ha esperien;;:a,Anche se le sue idee son diverse <la<1uclkdel gruppo redazionale, s'intende. Siamo al. settimo anno di vita. La rivi.sta è cono~iuta ed appre:.zata, nonostante tutto, anche aJ di fuori degli nmbienti anarchici. Prendiamo sul serio gli elogi che ci sono sili.ti /atti a Civitavecchia solo in quallto es.~ici impcgnotto mnggiormente nel nostro lavoro. Conclusione. Tutto è amlato bene a Civitavec– ,cl1ia? Noi rispomli<1mo di no, pur sn– pendo che 11011 tutti. saranno d' ac– cordo con questo giudizio. Anche in questo Congresso ci sono state enor– mi lacune, si sono rivelate enormi debolezze. Segno preminente di que– ste debole::::e (che preoodevamo, ed era. 1>erciòche battevamo sul chiodo ,le/la « pmticità »): l'aver dedicato quasi tre giorni a discu:,sioni teori– che. per quanto interessami e pia– cevoli abbiano potuto essere, men– tre era facile prevedere che esse ,,011 108 avrebbero dato alcuna conclusione. Ne è risultai.o che l'esame delle at– tività pratiche o sperimentate o ,la tentare è stato fatto affrett4tamente, senza potervi dedicare aiten%ione e t.empo in propor:.iorn3.all'importan:a enorme che esso aveva ed ha, nello estrema confu.siorni delle condi%ioni sociali presenti. Forse anche con più tempo davanti a noi non avremmo saputo indicare come tradurre in a-– ::iorii concrete tutte le idee che ave– vamo espresse in discorsi. astratti, f'Crchè è veramente molto difficile trovar risposte al« che fare? » di noi tutti: ma bisogna tentare, se11:;a fretta. È stato giustamente osservato che tutte le proposte pratiche di lavoro sono valide solo per chi vede analo– gie Ira la situazione di chi le espo– ne e la propria. Non vi era quimli in noi nè intenzione nè spcron::a che il Congresso deliberaue il da-fare.per• tutti, che sarebbe stato dinuovo para. leninismo. Tuttavia pareva possibi– le ~Hl era ,iecessario esporre ciascuno i propri esempi o progeui di ottività pratica, anche se fossero stati mo– desti. ( Uno di <1uestie&empi conosciuto fuori Congresso, esponiamo qui od onore del piccolo gruppo di Mele– gnano e del compagno Michele Pa– m:::.oli.che ne è stato fino olJo sua morte l'animatore. Senza mezzi, cioè col pochissimo danaro ,lei nuxle.sti contributi ,lei JH1rlecipm1ti, esso ha istituito una sua biblioteca, installa– ta nella ca.sa di un compagno perchè il gruppo non ha nessuna se,le, ma che 11-g11alme11tc « ircola » e /a. il suo lrworo. Discussioni e conversa::ioni sono tenute regolarmente in un caffè cittadino, chiamando spesso un com– pagno dal ,li fuori ad avviarle. Un

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