Volontà - anno VI - n.12 - 31 gennaio 1953

pace con la mon.:trchia, e,•itando gli abissi di uua repubblica, la qu.:tlc a– vrebbe porlato a sconvolgimenti nella base e non sulla sola cima deUa strut– tura sociale. Anche molli re1>Ubblicani si SJ>olvera:vano di dosso gli ultimi resti del mazzioianesimo intransigente. Non rimase 1>il1che una sparuta minoranza di « puri » a ricordare il « non giuro» del repubblicano Falle– roni alla Camera. 'oi anarchici avemmo pili largo respiro. Cadde un progetto di legge Gianturco che conteneva queste preziositi1: divieto 1>ergli anarchici di as– sociazione, pena un anno di carcere, esenzione dalJa pena per i delatori delle associazioni anarchiche, divieto di raccogliere fondi per le famiglie lici condannati. La sorveglianza speciale e il domicilio coatto per ragioni l)o!itiche andarono in disuso. Non piì1 processi per associazione di maHat– tori e 1>crassociazione sediziosa. Quegli. articoli del codice furono lasciati dormienti. Qualche processo per a1>ologia di reato, o incitamento al realo, <1uamlo le scrivevano pila pepate del solito. Vecchi clementi ci furono re– stituiti dalJe prigioni, dal coatto e daU'esilio. Coloro che avevano dovuto emigrare negli Stati Uniti, avevano creato· là, nelle colonie italiane, un ragguardevole movimento anarchico, il quale sussidiava le lotte in Italia; e là trovarono rifugio e attività altri pro1>agandisti nostri che erano stali costretti a emigrare durante la reazione umbertina. Le idee della Prima internazionale riguadagnarooo terreno. La reazione non aveva distru110 in Italia che alla superficie. Restava sem1>re il tempe. ramento antigovcrnatfro del J>OJ>Olo minuto, « anarcoide » come lo cl1iama– va Filip1>0 Turati. La povertà del.le classi 01,eraie dava luogo ad esperimenti di scioperi vastissimi e minacciosi che disturbavano la socialdemocrazia. 'Certo si può osser,•are che vi era pii1 insubordinazione che consapevolezza della nostra dottrina antiautoritaria. La storia è un filt.ro che col tem1>0 dissocia e1ementi psicologici tenuti insieme da situazioni contingenti e in– stabili. Al sorl?cre del bolscevismo molti, che si credevano anarchici, si ri– ,•elarono giacobini. La nuova situazione creava a noi 3narehici nuovi problemi. Dopo es. serci adattati alla reazione, dovevamo ora ndattarci alla non reazione, cioè alla reazione in ritirata strategica. Certe abitudini mentali cospiratorie era. no inadatte all'aria aperta: perdevano di forza esplosiva per assenza di com– Jlressione. Dovevamo uniformarci alle necessità nuove della lotta, evitando il 1>ericolo di isolarci. D'altra parte c'era il pericolo di adattarsi troppo, come .ilucces«e a taluni, che, entrati nel mO\·imento operaio, ,,j si J>erdet– tero, e 1.alvolta, presi dalla (regola del.la pratica, andarono oltre gli stessi socialisti riformisti. Uno di questi antesif!nani era .stato Rinaldo Rigol3. Ora venivano gli imit.itori, rrn i quali qnel Comunardo Braccialaq~he, che si destreggiò, divenne massone e poi cantore fascista. . lt• ero oramai bolognese in lutto meno che nella fa,•ella. E' pii'1 facile a un cammello passare per la cruna di un ago che ad 1111 romagnolo ac– quistare il sonante accento di Fagiolino. tla: Le Memorie di u.n Armrcl,ico. JI Mondo, 15 nov. 1952. A. Boacm 695

RkJQdWJsaXNoZXIy