Volontà - anno VI - n.10-11 - 15 dicembre 1952

INTRODUZIONEA LAO-TZE R ICOROO di ncr letto in non :.o piì1 qual libro di Bcrtrand Hus– ~cll un comnH'nlo J)OCO lusinghiero 1wr •·oloro che cercano nulrimcnlo nt"'i libri sacri clell'Oricnle pro1>rio quunllo l'Oriente (a di tttllO 1>crdi- 111c111icurli cd assorbe lnrgnmcntc, ra- 1•idissi11unn('nte tutto <pumto "'è di 11011 su(•ro nell'Occidente. Ma 1>crau- 1ore,,olc che sia un'opinione di 8f'r– trnnd Hu~;:ell non bisogna dimenticn– r(' rhe egli apJ>artiene a quella schie– ra di scrittori e filosofi anglosassoni chf' tanta pena si son dati e si danno 1wr .. ,,uotarc il pc1Jsiero d'ogni contc- 111110 cmo7,ionalc- e 1>cr inaridire la fì. lo-ofia. 1rom.•a1Hlo le corde che la lf'– ;::ano in una colla ragione 11lla to1a– li1i1dcll'uoiito e della vita. L'ambi– zione loro, e cli Berlrand Rnss('I in pari icolarc, è <1uclla di rendere la filosofia assolutamente oggetti"n, lo– ::ica e impersonale, mn a tale amhi– ,;ione. 1mr1roppo largamente rcnli,;– zata in ln~hilterra e in America. noi ~ntiamo di contrapporre tutta, l'o– pna. diciamo, di un Gabriel Mnrcel. o di ris1>ondcre sem1>liccmcn1r" hru- 1:il111en1e con le parole di Julcs 1\1on– n4'rOt nel suo saggio « J folli sociali non sono cose»: « .... m i frttti. so– ciali son delle cose, parr1g01wbili fii, /f>llom<mi delln fisica ,, d<>lln chi– mica e se si può con, c011111le1u oggeuit:itù stmllllrli ,lai di fuori. che interesse c'è (lc/ essere sociologhi? 1lfo io sono ""'' co11di:io11eumana si– t1wta e dat11ta e 1111/lam'importa se 110n quello che meuc in gioco le mie passioni». Come non serve n nulln lo sludio s1rnssio11a10 dei fn11i sociali, ancor meno serve (fuello dei fn11ispirituali di cui trattano i libri sacri dell'O– riente. C'è anzi da concludere che. nc~ando o escludendo di pro1>osi10 il mistero, Berlrand Ru.ssell neghi la rcaltì, di (1uesti fatti e neghi an– f'hc lo s1>irito percl,è sfogie al 1>cn– sicro anali1ico cd :,I mc1odo scicnli– fìl'o. Mu per noi lo s1>iri10 è una rcal- 1:'1che per <1uanlo non dcfinihilc al modo di un altro concc110. si 1mò tuttuvia indicare, come lo ha fatto Santayana nell'ambito umano, come la ca1rncità di vedere e percepire le cose nella loro stretta uniti1 eterna e fuori dalla ragione, in nessun modo subordinala a queslo o a <1uclbiso– ~no contingente, alle prcoccu1>azioni di un secolo o di un momento. Senza dubbio ci sono 1nolte menti deboli fra p:li en1usi11s1idelle fìloso– Ge e delle religioni oricntnli, ma d:1 un punto cli visrn spirituale ciò non ha ncssunn importanza. C'è 11nchc dello snobismo tra alcuni di loro cd un gran confusionismo. C'è soi,ra- 603

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