Volontà - anno VI - n.8 - 15 agosto 1952

J>elto direllamente la fede semplice <·hr-rrgna da lempo immemorabile nelle cam1,ague. E questo è tanto "e• ro che in alcune regioni do\'e <1ue 0 sto sentimento è stato ferito nell'im– mediato dopoguerra pili brutalmen– te, il tramonto del socialismo è sia• to pii1 cupido, è meno apparente che ahro,·e. Del resto è tanto pii1 sempli– ce e logico pro\'are che la Chiesa in– ganna il popolo proclauumdosi la raJJprensentate dello spirito del Van– gelo (cosa e, ,ideni:iss.ima ). che pro,·a– re che Dio non esiste. A noi poco im1wrtano le contraddizioni l'he si possono trO\,are Ira J°uno e l'altro ,•angelo o tra l'uno e l'ahro dei loro csegC'li. ::\'oi tendiamo dritti ai nostri s(·opi pratici: le massime evangeliche d1t· !-i'mpre han fauo pii1 impressione sulle masse sono <1uelle che innal– zano gli umili e che abbassano i po– tenli, (Juelle che separano il regno <lel bene dal rel,'110 d.i Mammona e che <'omlannano l'accumulazione del– la ricchezza. In certi ambienti <1ue– s1e massime sono state ribadite per secoli e secoli ed hanno fermentato tah•oltn lino a produrre, specialmen– te nelle campagne, delJe • correnti confuse ed istintive di rivolta in cui l'impulso generoso si mescolava stra– namente alta superstizione. Ora, quando operiamo in terreni permeati da <1uestospirito, da queste massime bisogoa parlire per la propaganda delle noslre idee che, ,•olere o \'Olare, hanno ancl1'esse li il loro punto d'o– rigine. Bisogna ritorcere contro iJ cattolicesimo <1uest'arma di cui egli si st-rvr-e che è ben pili nostra che sua. N~luralmenle <1uesto non sempre, nè in tulli gli ambienti può essere opportuno. E' questione di tattica; e la tattiea non esclude la sincerità. Kropotkin racconta d'a,·er ,·isto in azione questo metodo in Russia ed io ricordo d"a,·erlo visto adoperare in piccolo in Italia. Intendiamoci: non si tralla d"adattarsi nelJa pro– !laganda alle credenze delle masse; non c'è bisogno di toccare la que– stione pii1 propriamente religiosa, su cui Obrrtunopuò Cure le sue persona– li riserve. Assai pili importa dimo. strare ai credenti quanto profonda ~i:1la contraddizione insita nella lo• ro foJe abitudinaria che unisce in una stessa adorazione il Vangelo e la Chiesa, Cristo e Mammona. li po– polo ama la figura di Cristo e senle f'l1"essa non merita insulti; ed ha molle più 1lrobabilit.i1 d'entrare nel cuore delle masse e di sloggiarne la su1,crstizione cattolica chi SaJ>pia ri- 1-pct111re <111esto nmore che clii lo (c. riscn. .:\'oi f)OSSÌamoin tutta coscien– z11 rispettarlo: esso nou ha nulla di antianar<:'hi<'o. In Oh"DÌmodo. pre. scindendo da <111est'aspetto partico. lare della <ruestione, sempre e da– pertutto noi dobbiamo predicare (ed è f)redica anche l'esempio) la liber– lÌI delle opinioni e il rispetto, fatto di comprensione, per le Of>inioni e i sentimenti altrui. Lu flropuganda contro il dogmatismo e il settarismo è già propaganda anticlericale. Questo l)Cr la propaganda spiccio– la in mezzo alle masse. Nel campo f)Oidella discussione dottrinaria, noi <lohbiamo combattere la speciale vi. sione cattolica <lella vita, che, come c1uella cli tntte le caste sacerdotali, tende all'assolutismo teocratico; dob. biamo combattere la svalutazione della ragione umana di fronte all'au• torità della rivelazione; dobbiamo combattere il rimpicciolimento del grande affiato cristiano nelle meschi. nità della politica pontificia; dobbia– mo combattere insomma nella Chie• 427

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