Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952

finale fecero la triste es1>ericnza tutte le innumerevoli viltinu:• rhe, assalite secondo il sistema rascisla da una mohi1t1dine di squadristi quando crnno 1 rovate sole, caddero senza potersi difemlere. Una varjante di quest'inno (noo stampata queHu, e cantata tulla sul. rari a del primo ,·erso ri1>etuta !lCr tu lii gli altri) era: « All'armi! siam fascisti. le botte ai co111unis1i! e poi, per farla pllri, h• bolle ai popolari! E poi, pel' com.pimento le botte al Parlamento! ... » Tralascio di citare la fomosn cnnzone che terminava: « Pugnai fra i Jt·111i, le bombe a mano )), perchè questa na in reaJtì1 1•inno guerresco dc. ~li cc arditi)) adottato dai fascisti che sognarnno appunto di imitare i mc. todi d'aggressività senza S('ru1>oli che gli arditi impiegm•ano in guerra (gli " arditi » vestivano di (< patriottismo » la loro nzionc in guerra: ma la loro eanzone, usata contro gli italiani, non avP.va nemmeno queUa parvenza di 1:,cusa• n.r.d.). Del resto ben poche delle canzonj fasciste di cui stiamo parlando sono originali, se d'originalità si 1mò parlare in simile materia. La maggior parie sono vecchi canti popolad, o nrngnri so,"•ersivi, adattati alJo spirito <'d agli scopi della «ricostruzione». Per esempio, sull'aria Jj « Bandiera ro•~a » si canla"a: Avanti o pllpolo - alfo riscossa Ai sociulisti - rompim110 tossa!» e ~u <1uella del ritornello internazionalista « ~ostra l)tllria è il mondo in– h.'ro » che molti dei nostri emigrati ricorderanno, si St'nti,•a canlarc una i:,1 rofa amena che variava da città a ciltà e che a Bologna era: << Nostra patria è lt.alia bt>ll<t: nostra /t!dP;. Dino Grandi; (sic) e un so/ pensiero obbatterc quel porco di Lenin n. Innumerevoli erano le strofette che finivano con la parola e< botte )> ri• petuta su tutti i toni. Ec('One nn escm1>io fra i tanti: « 8iw110 noi fnscisti VP1111ti dall"/nferno f)('r rom pere le scatole /H'rfino al Padreterno. nott<•, 273

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