Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952

tlt·i salariati che poteva straripar.– i,ulle zone circostanti e imporre ouo– vt· forme di lavoro e di struttura so– c·iale. Po1cva: ali' inlerno del collettivo ugivauo le corrcnli politiche, com– poste sullo S<'hema del tripartitismo allora in voga. Le elezioni degli in– t·aricati avvcni,,ano in base a delle listC' politiche e con <JueJla concor– rcrnr.a di carattere prettamente clet- 1orale che sono colore di « democra– zia )) riproduce la mentalità borghc. se. Quando il tripartitismo cessò i collettivi si frantumarono; i repub– blicani, socialdemocratici e demo– cristiani fondarono in diverse zone dei eoUettivi pro1ni, i comunisti la foccro da padroni esosi negli altri; nrn già prima la questione politit·a av,·va indeboli10 i collettivi, impl'– dcndo loro l'azione decisiva: l'o<'– Cllflazione delle terre (nel 1946, mi dice V., eravamo sempre davanti al– le siepi e una voha le abbiamo pas– sa.te, nessuno diceva niente, ci Vf"tt· ne l'ordine di torm1re indietro dai nos1ri partiti, che non volevano a– vere grane, in quel momento). Quando si perde un'occasione i! i– nu1ilc aspettare all'angolo che tor– ni; da allora i colle1tivi si sono len– tamente a.vviati ad essere ciò che sono oggi: strumenti per l'organiz– ,:azionc tecnico-sindacale del lavoro. E, sollo, organi d'irrcgimentazione politica della massa bracciantile, al servizio dei vari partiti. Qui a Campiano la Federazione delle Cooperativr ha dei terreni sul Savio e li clà da lavorare alle coo– perative che naluralmente li passa– no ai collettivi. A quali condizioni? Alle solite, quelle che farebbe un <1ualsiasi proprietario di terre: quan- 246 do i braccianti vogliono ottener(' <1ualcosa di più, entrono in lotta coulro i padroni, cosi anche la co– operativa dà <1ucllo che è stato ot– Lenu10. E i fondi comuni? e J'intere~sc dei braccianti a che la cooperativa 8ia ricca? Ci sono dei vantaggi: pn esempio, la cooperativa noleggia le macchine a 1800 lire per tornatura, mentre i privati vogliono 3-4000 li– re; llorla a casa i llrodotti che lot·– eauo per compartecipazione, a gra– tis, passa qualcosa ai vecchi ... qunl- 1rini ce ne sono pochi, bisogna man– tenere un cerio capitale, com1lcrarf' le macchine e la terra ... Il col1etti,·o va bene, <Jui; 150-160 giornate all'anno, tra lavori a com– partecipazione e ad economia, pN le donne t·'è la risaia (da dicci a venticinque chilome1ri per andarci). E quando qualcuno si ammala? quando le donne sono incinte? nI– zano Je spalle; ore perdute, c'è tro1>– l)a gente che nspetla di lavorare, quando va bene il collettivo passa qualcosa o riserva delle ore per la prossima stagione. Le donne si ar– rangiano, vanno a lavorare fino a1- 1'u ltimo e poi tornano a casa di cor– sa per allattare e scappare via di nuovo. La faccenda è che siamo troppi - dice un vecchio, - ffuest'anno ne sono venuli giìi nncl,e dalla monta– gna, come si fa? bisogna stringersi, non c'è lavoro per lutti. Già, ed i– molto che tullo non sia scoppiato e ognuno non si sia buttato a 1avora– re per proprio conto (alcuni però lo fanno, allettati dai padroni che spez– zettano la terra, distribuiscono mrz– zadrie, rivendono piccoli lotti a<I av– vocati e profossionisti di città che ne hanno appena appena per com-

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