Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

dormentata con l'analisi per mezzo della quale il lavoratore realista vede 6nalmentc ~he è << il meccanico che fa 1a macchina » e che sono i « con– tribuenti, i sol-dati e i funzionari che fanno lo Stato », Ritrovare le realtà vj,venti, e in seguito rimettere al loro posto le re– sponsabilità, risvegliare le coscienze, riunificare e rivivificare le individua– lità malate (in pred.a ai corpi senza ,anime e alle ,anime senza corpo d'un mondo di macch·ine e d·i fantasmi); rirare iper conseguenza degli uomini; ecco un problema al quale il materialismo dialettico o storico non porta nessuna soluzione. Anzi esso continua nell'errore, dato che mistifica la macchina come il Dio o il Demonio del mondo sociale e la « dialettica delle c1assi >> come iJ Dio o il Demonio del mondo politico o della sto– ria. 11 marxista non vede che la salvezza è nell'uomo che si separa dalla macchina disumanizzante; che riprende il suo bene allo Stato e alle en– tità sociali; che procede materialmente e spiritualmente alla grande ana– Hsi del mondo che qua1cuno chiama « atomizzazione >> e da cui esce, tut– tavia, ]a sintesi dell'individuo ricostituito nella sua vivente unità. I marxisti hanno marcalo con la ]oro impronta il movimento operaio ed anche il movimento storico dell'anarchismo. Se ciò non fosse stato non sarebbe necessario di ripetere che solo l'individuo vive e muore, respira, impara, conosce, agisce, gioisce e soffre; che è la sede, il soggetto e l'og– getto reale di tutti i fenomeni sociali; che gli schemi delle sue relazioni con altri individui sono abitudini che esso forma o scioglie, delle obbliga– zioni che egli assumP o i-cvoca, delle simpat.ie o antipatie che egli prova in– timamente e non dei legami organici o organicistici concreti, come que1li che esistono tra le membra di un uomo ed il suo stomaco, tra il motore d'un auto e gli ingranaggi del cambio, o come il collegamento degli atomi diversi di una molecola chimica. INDIVIDUALISMO Camus scrive: << lo mi rivolto, dunque noi siamo». È questo, mi pare, il vero grido dell'individualismo in rivolta. 11 vecchio grido: « io solo >> appartiene ad un secolo ormai tramontato, quello del romanticismo. Io so che un'altra opinione persiste stùl'individualismo. 1 Esso viene definito « w1 atteggiamento filosofico antisociale >> che preso in senso as– soluto, ci obbliga « a rinunciare a tutti i contatti con i nostri simili >>- Mi pare invece che l'individualismo !.ano sia un atteggiamento etico e non filosofico, (cioè impegna la condotta e non la conoscenza) e, sopratutto, che la particolaritZL di quest'atteggiamento (che non ha niente di antiso– ciale) è di cercare il contatto reale con gli individui, al di fuori delle fin– zioni sociali, come le entità colJett.ive, masse e gerarchie, classi, leggi, pre– giudizi, valore e funzioni convenzionali. Il non.individualista (chi non lo è poco o tanto?) arrestandosi a que– ste finzioni, ignora gli individy,i, Socialmente i suoi soJi rapporti sono dei 1 R. MoUNIER, in L'Unique, n, 61, pag. 6 (10 novembre-20 dicembre 1951), 194

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