Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

fia •i ribellino essi al S. Uffizi-O,che mostrino di ,aper andare innan:i sulla •trada di don Zeno anche senza la benedizione del Papa, che nou iolle~ rino si surroghino al giovane e coraggio10 ed illuso ma libero dou Zeno i soliti preti lavoranti a costituire un altro comodo gregge di fedeli e di elettori, Ed auguriamo (con meno 1peranza ar1cora, purtroppo) che don Zeno ed i suoi amici si rendano alfine conto che non si può in Italia fare nulla di bene, nulla di ,ocialmente utile, operando entro l'angusta prigione che è la Chiesa cattolica. Clii ancora s'ostina, dopo questo episodio, a non vedere che la Chiesa cattolica non è un corpo religioso, ma bensì una macchina politica, il cui unico motivo è l'estendere e consolidare via via il predominio sociale del"la sua propria casta di preti.? Il Vangelo e Ge,ù e l'amore e il resto, in un sol pentolone con il culto di piccoli dèi di J>ae1e O di strada tuttora vivo dal pagane,imo e con l'uso si,tematico delle più grossolane forme di su,.. persti:ione, tutto è bucno e tutto è valido finchè serve a quella ossessione d'impero: il re,to non conia nulla.. P. B. DISOCCUPAZIONE II Governo della repubblica clericale d'Italia ha, <'o1laborante il 1uo Parlamento, no– minala una CommiHione per lo stuJio del fenomeno della disoccupazione. E la Commi•• 1ione, s'immagina, saril gi:I al b.voro (gelloni di presenza, ecc.) com1mhamlo le ■mene s1a1is1iche dell'argomento. La disocc:upazione in Italia è tremenda: e chi parla di 2 milioni di gente inscritta agli Orfici di Collocamento non sa nemmeno Ji dove il problema cominci. Chè una parte di quegli inscriHi lavora, i:.ahuariarucrlll!. e lutti 1111110 che il «sussidio» è un contributo contro 111 fomc, anche per esi:.i. E tutti sanno quanto grande è la piaga dei « limi occu– pati n, della gente che è imJ)iegata in a1,iende passive, burocralizzale 1111toracome nel ·wmtennio, in('llJlll<'Ìdi produrre a costi competitivi per la disorganizlazionc rudir.nle dei loro :1ppar:11idi esercizio e le elefnntinchc sovrastrutlure direzionali. E, i11(Ì11c, tutti co– noscono la vcr[tOgna maggiore del 11os1ro paese, la parte enorme di popolo lavoratore che è cos1rc11u dalla rame ad accettare salari enormemente inrcriori da <1uelli dei con• traui di lavoro shandierati dalle « organir.zazioni :u, ad accell:ire orari c11orme111entedi• stanti ormai dalle 8 ore che in teoria cos1ituist'ono ancora Ja norma. Come si può parlare di disoccu1>a.:io11f'e di O<'cupazione, in un pac&e dove il brac• ciante i; pa,:a10 in intere regioni 300-100 lire al giorno (ed anche meno, per quanto paia incredibile), o l'operaio d'una fabbrica IRl sta in orr.cina 8 ore 1•cr un sulario di circa 1.000 lire mfl la fabbrica non produce unila che gli equi\'alga. o inleri ministeri con mi– gliaia di impic~oti tutlora su~sistono (v. Ministero dell'Africa haliana ad ea.) per mosti. care carte a1tor110 a rantasmi? L:1 reallà Ì! Sémplicc cii atro<'c cd eviJe111c i,i un fotto Ji cui nessuno 1,nrla: l'Italia è forse l'unicò paese, tra quelli <'he si J•retendono civili, che non dìi ol cittadino privo di lavoro una indennità sufficiente a mangiare. E questo avviene, nel silc111,io com– plice di tulli, proprio mentre è al governo la genuina ~re6Sione della Chiesa cauo. lica - ed all'opposizione la genuina N_Preuione della Chiesa 60vielica. 191

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