Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

rati » di « questo libro divino di ri• vclazioni » che aJcuni chiamano sto• ria. L'Eroe è parente cli Cristo, è Oio come volontà di storia. Giambattista Vico ha visto gli E· roi con occhi di positivistn. <e Gli eroi - egli dice - erano in sorn• mo grado go!fì, fieri, tli cortissimo intt·ndimento, di vastissime fan1asie, di violentissime passioni; per lo quc dove11er' essere zotici, crudi, aspri, fieri, orgogliosi, difficili, cd 0s1ina• ti ne' lor propositi n. A Vico e non a Carly]e si appros. sima Emerson, per il quale le per• sonalità rappresentative « sono, an. zi tutto, delle mostruose volontà che per la loro stessa sentita intima for. zu, finiscono col soggiogare J'am• bicnte creando un'atmosfera di sug• gestione e di captività per la espii• eazione delle loro mansioni >>. Secondo Carlyle le masse sono ma. leria informe ed inerte, plasmata e vivificata dalJ'Eroe, scultore delle forme storiche: i periodi. La storia alla Carlyle è orografica: le cime, ,·andide di nevi o dorate di sole, sen. za le vnllate risonanti di opifici e le 1>ianure solcate da canali. Visuale da alpinista dello spirito, concezione da esteta in filosofia e da dilettante nel• la scienza. Carlyle è romantico; questo ]o spiega. li romantico ama i tempi remoti pcrd1è può metterli in cor– nice. 11 nuovo gli sfogge o gli fa paura. Così il romantico ama gli F.roi, perchè può idealizzarli a suo piacimento. Il romanticismo è la sta– tuaria della letteratura, della sto– riografia e della filosofia della storia, il romanticismo confonde facilmen• te Ja, grandezza con la fama, 1'eroi. smo con il successo. t storicistu. ]81 CarJyle esaltò soltanto Je fame si• cure. Romantico si, ma inglese. Egli non pose Mazzini nel suo Pantheon perchè l'apostolo passò dal Campi• doglio ciel Triumvirato alla rupe Tarpea dell'esilio. La storiografia alla Carlyle è « e• roica )), ossia ingenua. L'età degli «eroi)> è quella del.la fantasia: cioè quella Jei popoli pri• mitivi. L'etì1 dell'uomo nel quale J'ammirazionc delle «grandi figure» predomina, è quella della fonciul– lezza. 11 Cattaneo osser\'a: nel la sua Psi• cologia: « I giovani, le dorme, il po• polo e tutti quelli in cui prevale Ja imaginazione tendono a ridurre il gntere ad una data Corma individua– le; tendono a trasformare le questio. ni generali in questioni particolari e persouali. Per tnl modo Ji insegna– menti gravi e le tradizioni istoriehe si vestono d'imagini, che è quanto dire di poesia. I generali diventano simboli; la forza e il valore si per• soneggiano in Ercole, in Achille, in Orlando, nell'aquila, nel leone ». Anche Pascal, profondo pensato• re, pretendeva che se il naso di Cleopatra fosse stato piì.1corto; tutta la faccia della terra ,wrcbbe cam• biato. Ma il paradosso di Pascal può, esagerazione a parie, corrispondere ad una realtà storica: qu(•lla di un grande avvenimento colleui,,o, e au. che di tutta una inclefiuita serie di avvenimenti, determinato dal caso, personificato in un o in pochi indi• vidui. Come correttivo di certe esa• gerazioni di storiografie senza eroi vale ancora la lettura cli Plutarco. Essendo Alessandro il Macedone an• cora in Fenicia, rivolto alla conqui• sta della Persia, Dario gli scrisse che

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