Volontà - anno VI - n.2-3 - 15 gennaio 1952

rendo o addirittura più non esisti' a caw;a della pesante unificazione bu– rocral ica che dilaga in tutto il mon– do. spegnendo qualunque vitalitù lanto socialc quanto estetica. Per cui bisognava compiere sopratutto una ricerca storica, e prevalente diVt·ni– ' a J'imporlanza del metodo da sc– ~uirc nelJa ricerca; compiendo una 1Hinuta analisi sociologica regione per regione, le caratteri si i che f"tni– t·he, economiche, climatiche, geolo– gid1e avrebbero nella fine portato in !illpcrfìei,· <( la situazione così co– m'i• )), si sarebbe caduti cioè nell'er– rore di intender come spontaneo CJLlnOloera sorto nella regione in e– fame cioè anche quello che è consue- 1wlinario e, precisamente, non spon- 1anco. Vale a dire che non s~ puù identificare l'architettura ~pontanca .-·on quella delle località dove un semplice capomastro, o un contadi– no che sa di muratura, tira su le case, e tra loro le collega secondo certi moduli che gli sono diventati 1radizionali (cioè ufficiali e vuoti e oramai conformisti), bensì con J'ar– <·hitettura e l'urbanistica di detenni– nate piccole isole dove un gruppo l'amiliare o di lavoro ideò qualcosa d1e si staccava dal ritmo stanco di tma tradizione fossilizzata per aderi. n· immediatamente aJle necessità ,.;.1)1:cifìche del grup1)0 e dell'indivi– (1uo. Ma C<'CO che questo criterio, vrrso il quale ci sentiremmo porta– li. è minacciato dalla preminenza ac– <p1is1ata della validitìt estetica ,folla rostruzione o deJla pianta urbanisti– ,·a. Se i) primo metodo ·inBomnrn, fJlu>llo di un~indagine genericamen- 1<' sociologica, è banalmente descrit– ti,,o e mette in luce soltanto« le <'O· ~e <·osi come sono )) dando la prcva• l4;"nzaproprio a quegli aspetti contro Jo.1 i quali ,,i vuol scen~ere iu campo, l'altro metodo corre il rischio di presentare una serie d'invenzioni ir– razionali, belle per chi le guarJa a posteriori rna negati.ve dal punto J i vista sociale, Evidentemente il Ji– scon;o dovrebbe essere disteso e ap– profondito; meriterebbe una tratta– zione particolare, con l' intcrvenlo sia Ji qualche esperto in materia sia di alcuni di quegli uomini semplici che si Lrovano a vivere in code,;lt• « isole )), o in certi quarlieri' operni. Qui mi limiLnò ad accennare il suc– co di (1ualcbc osservazione persona– le, e di (Jualche discussione avutu t·on uno degli organizzatori: ri) com'è possibile, osservai, che si giudichino belle le case dei brai·– cianti a Comacchio: belle per la grande malinconia che mettono nel– le ossa di ehi sa come si vive !ag– gi ù; belle perchè specchio spontaneo di una situazione socialmente nega- 1iva? Ma allora qui siamo dan 1 ero in sede escJusivamcnte artistica, e– mozionale: e anche la piazza San Pietro a Roma o la piazza Rossa di Mosca diventano belle percbè rap• presentano in maniera plastica e perfolla una civiltà, sia pure sba– gliata: ma, allora, anche il comp1es– so Manzoni ,li Milano, iJ famoso mo– stro babilonese paradigma di cattivo ~usto e di grandezza da bottegai, è espressi"o e quindi valido: con chf" diritto lo si addita ad Psempio di architeltura sbagliata? Mi si risposi• che non è queetione di belll'z;:;11, ma di verità: le caSt' dì Comacchio non è che sian belle, so– no vere. E il complesso Manzoni non t~ vero. Vero, verità: in che senso? Forse qui « vero » sta per « Cunzio. na.lt" )) ? F, quindi le case di Cor:nuc-

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