Volontà - anno VI - n.1 - 31 ottobre 1951

,.:orientalo NI im1,01en1e. finisce con il t·ederc !-Cmpr,•di fron1e ul111 clas– ~ padronale i <·ui intcre~i 2-000 tu– telati tla una legge iniqua cl1e, so- 11tanv.ialmcote. nf'ssun dirillo rico– nosce 11i disernl:.1i e<Iallo viltime di queslo inumano ?-it,tf'mR socinle. t c111c,to!"ambiente che circonda il minorr. :,ugg·estiona la 11ua mente. Egli sa che spesso suo padre, per sfa. 111arsi, i• c·~trello u sottrarre al pa– drone un <1uin1ale di grano. Sa che la prigione non disonora, mentre in– ,ece l'in-ullo e 111 h1111:1lc offesa sono letiivi .111"onore ctl ullu f)Crso11:1lilì1 dell'uomo. Egli ~nit' nella sua (a. miglia d1c non bisognu mai permet– tere •·he ohri, chf' non sin il padro– ne, ui1i pr••1,01cnzn nei suoi coniron– li: offeso o ollrugginto, chi vuol con– .scrvnre In slima cd il rispetto ncl– l"ambienle in cui ,•i\'C. de\'C vendica– re l'affronto prefnibihnenle con mt •·olpo di orma bianca. Qucsrn mentalità e questa f'duca– zioue esercita naturalmente una no– ,·i,•a influenza sull'animo del fan. ,·iullo. Tipico è il me('C11nismo del furto. Tut1i prendono ap:li altri, attorno al minore. Prende 1.er primo e piì1 di tulli il padrone, senza altra n:·gola che la sua forza. Prendono dopo di lui i poveri, nl ricco o ad altri me• no po,•eri, secondo il 1>roprio biso- 1,.'llO e la rurbizia di ciascuno. Di• ,enta cosi ahi1m1lt• che se non si ha bisognn prendf'rc a ('lii ha, rosi co– me tulti prendono cfogli altri. E basta a,•er preso una prima \'Ol– la per ritentar"': al furto di un frut• to, .sct,tue, quasi i111mancnbilmenle. il furto n~grnvato. E se In prima volta il derubnto )a. ~·ia fart" 1>erchè il danno non meri- In neppure il lastidio di una denun– z.ia, Ja seconda volta, colti in una a– bitazione o scoperti con la refurtivu, sj finisce innanzi al Tribunale t.lei Minorenni. E ba:,la cominciare per non abbandonare mai piì1 <fllCt>ta strada. La delim1ue11za, come confermano i precedenli storici della regione\ non è m1 fenomeno esclusivamente niminoso, ma è economico, politi• c·o. c. sopratutto, sociale. l..c cause di t1ues10male non <lc,o– no ricercarsi in c1uell'« ist.inlo bru1u. lf' 11 cd ,, animo scl\'aggio » che la tradizione ha asscguato agli uomini r•iì1 po"eri di truesta 1.-rra. La delin– <111cuza minorile, come la delinquen– za tlei n111ggiorenni, i, unu malnuia dcll'orgnnismo sociale che io ccrle speciali condizioni di dispotis.1110 1 <li miseria e di rivolgimenti poli1ici li• niscc ed associa fuori e contro la « società » uomini diseredati e mnl– trat1a1i da11a prepotenza dei padro– ni e dalla avversità della fortuna. Le condizioni generali m.iserrime di una vita insoppor1uhile spingono alla piccola, \'olgare delinquenza, (lllC.Sta r.10~lra po"era gente che. a mala (>ena. ric.stt. con il proprio la• ,,oro. a non morire di fome. I':: 1111 fenomeno c1uclìl0 che si ri– llelc in tulle le contrade del mu– zogiorno d'Italia ed assume, da re.' gione a regione, caralleri par1i<"ola. ri: ogni regione, ogni provincia, <'O• 8Ì rome ogni <"lussosoci11le, hn un • Cfr. DE Pn..no: Sa1.sio Riblioira/ico tiella Basilicata, Potenu, 1914 nond1è Il rnio: Appunti bibliosrafici relau'vi ai ""· mmii tle.Ut1provincia di Poterl%a, in « L'l- 5.lruzione tecnica nell• provint'i• di Po– tenza•· 1951. JJP, 73 e a•. 49

RkJQdWJsaXNoZXIy