Volontà - anno VI - n.1 - 31 ottobre 1951

no pochi,. ,si.mo ·intenzionati a passar– ci le materie prime senza che siano pagate subito, e quei prestiti e an– ticipi sulln lavorazione che il gover– no (all'epoca del memorandum Mal– vestiti, messo poi a tacere perchè gli americani ci risero su) aveva chie– sto. Il problema infatti è s1>inoso: il governo americano è disposlo n pa&Sare ordinazioni alle industrie i– taliane, ma <1ues1e si debbono com– JlCrare le materie prime e debbono anti<'ipar,• i capitali necessari e fi. n:mzi.irc il la,,oro sino al momento d"lla consegna " del relativo paga– mrnlo. S.- ~i calcola la necessità di ri1111rczzarf' convenientemente rin– dustria. il costo delle materie pri• nw, il volume dei salari, e tulle• le ahr,• spcSf' inerenti al processo di la,•orazione. si trO\'a che il totale da Sòborsarf•l'uÌ>ito non sarebbe indifTc– N'nlf• (da nolare che si tratta di ri– allrf'zzare l"inclustria 1>er produzio– ni h<_,lli<'he,cioè di un problema di riro"''ersionc. che 1>oi. finite lt' la– "ormdoni. im1)011eun ahro r>rohlL·· ma di riconversione l)Cr la prod11- zionC' di pace). Gli industriali italiani ,,ogliono lu– ,,orurc II condizioni ic economiche ». ma qnnnlo a capitali da sborsare' in untiC'ipo purr- 111anchino della lli't·t'S• $Rria ahi111dine e si sono rivolti al– lo Stato: lo Staio che .ha una per• ~ona di llro,•ata rassegnazione a cui rivol~cr~i. il cittadino. Con la $Olita ronclusionl' che gli utili rimarrunno 1wlle tno;;chcdegli industriali, e- i lm– rhi nell1· 111sche del ciuadino. Abbiamo un buon margini" di cn– llacitì1 nncora inu1ilizza10 i~ un nu– mno di disoccupati soddisfoccntc. dicono e ripetono gli indus1ri11li ita– liani, giustamente orgogliosi di que– sti vantag,ri di fronlf> alle industrie 28 di altri paesi che im·c~ sono sonac– cariche, 1>0, 1 erinc, di lavoro e non hanno la scoria di disoccupati. I guai cominciano quando si scopre cJ1e c1uesto •< margine » è costituito da macch.inari superati e che i di– soccupati sono tutti m11novali (o, <1uando si tra1111del meridione, an– che sono) e sono perciò inutilizza– bili per la,•orazioni speciali. Abbiamo bisogno di t< tonificare il 1.uereato interno ,., cioè di elimi– nare la disoccupazione e di aumen• taff' la capacità di acquisto del la– "oratore medio; ma, ummesso che le commesse siano taJi da 1>ermette– re di assorbire unu ,•eramcnte forte 11Ht:,,,a di lavoratori si arriverebbe ,·osi ad aumentare la domundn di mf'rc,~ consumabile (i.: noto che i C'unnoni non li mangia nessuno) che i"'·"ce sarebbe ridotta di volume. Gli acquisti di mate.rie prime per la produzione bellica ridurrebbero in– rani i rifornimenti all'industria ci– vile (gli schemi di assegnazione, in una situazione mondiale di penuria. sc,,:uono sempre la linea del.le fnh– bric11zioni bellii'hc), e si vcrificlH'– rcbbc cosi una Sflinllt inflazionislicn; si trntteri1 dunque lii 11dcguare la ca• paciti:1 di acquisto alle possibilità di ofTerla. ciOO di dare s11l11rida una parie e toglinli con le tasse clal– l'11hra. "\ron solb: da decenni l"industria italiana vive di (1ucs1ecommesse st:i– tali seguendo cosi lin<'c di distorsio– ne lli un fonzionamcnto veramente f'C'Onomico. t inu1ile dire che le nuo– ,,c commesse permelleranno di sanu– rC' i mali dcll'induslria i1aliana, se saranno distribuite secondo criteri logici e non demagogici; un reale criterio logico è quello di produrre ciò che può essere conaurnato. di

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