Volontà - anno VI - n.1 - 31 ottobre 1951

ogni cura aff'mchè ogni insegnamen• to si inserisca nel processo di 5vi– luppo al quale l'alunno è arrivato e scaturisce dell'interesse dell'alunno stesso; affinchè la classe intera si senta impegnata; affinchè, quindi, l'autorità dell'insegnante mai si so– vrapponga all'iniziativa degli ahm– ni; affinchè lo svolgimento della ma– teria di studio sia continuamente ef– fettuato tenendo presenti i proble– mi individuali dell'alunno come per• sona, e mai dimenticando che l'a– hmno impara quando 8i sente « si– curo » e la sua personalità è (< am– bientala )>, lnfille J'inseb,'llRnte deve porre a guida del suo lavoro un in– sieme di « valori » in modo da aio– la.re i suoi a.lunni a « imparare aura– verso la loro vit:l attuale u rendere la loro vita successiva capace di svi– lupparsi colla maggior possibile con– tinuità, efficacia, ricchezza e bel• lezza ». Partendo dal principio che l'alun– no apprende quello che vive, il Kil– patrick 80sliene che il programma dell'alunno è la stessa sua vita attua– le e che pertanto il programma sco– lastico non può mai essere <1ualcosa di prestabilito. Non de,'e esserci nel– la scuola nessuna ora speciale fissa– ta per una delermiuata materia. Nè due classi dovranno mai svolgere lo stesso programma. Le esperienze vi– tali sono sempre nuo,,e e diverse e gli alunni non possono mai averf' le stesse inclinazioni e i medesimi in– leressi. Pagelle e esnmi saranno aho– li1i, insieme colle prescriue materie da imparare. « Gli ahmni debbono es.,c:ere collocati là dove essi possQno imparare meglio insieme». Le pa• ::el1c scolastiche creano antagonismo rra gli alunni. fra gli alunni e gl'in– scgnanli e spesso fra gli alunni e i genitori. Se j genitori dubitano che ques10 sin vero, dice KiJpatrick, « ehe emettano essi delle pagelle mens'ili l' uno de.Il' altro, il marito verso la moglie e la moglie veno il marito. Non si potrebbe imn1agina– re nna maniera pii, rapida e sicura per mandare all'aria una famiglia » (p. 25). La scuola elementare deve essere cornplelamentc fondnta sopra nna base di « attività » (i.I così detto « projecto method »), e l'insegnante aiuterà gli alunni a scegliere e a con<lurre avanti le loro attività. U progranuua sarà cosllluito non da mnterie, ma cla « esperienze di vi– I a ,., l"he non possono essere prede– terminate. La scuola secondaria do– vrì1 mirare n clue scopi, a fornire un'educazione generale e ad avviare alla specializzazione. Il K.i.lpatrick ritiene che essa possa fare ciò nel miglior modo dedicando nelle varie classi una c1uantità crescente di lcm– po alla specializzazione. ell'ultimo anno della scuola secondaria cultu– ra generale e specializzazione devo– no essere pos1e sullo stesso piano. li Kilpatrick insiste come nessun altro tra i maggiori esponenti della scuola del Dewey sul carattere ntti• vo della scnolu e sulla eua parie es– senziale ne11n formazione del cara,- 1cre e della personalità <lcgli alunni. Egli ritiene che lo scopo ultimo del– la scuola 8ia quello di avviare ~li alunni a vivere una e<vita buona ». una vita di vnlorc e di aulo-control– lo. Ma egli ea che il cammin~ vneo <ruesto possesso dell' autonomia è lunp:o e difficile. Perciò egli soslic– ne che l'autogoverno degli studenli deve essere graduato secondo l'età e lo 5viluppo loro. Reagendo n l"nte forme puramentf' esteriori di rf"ali:1• 23

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