Volontà - anno VI - n.1 - 31 ottobre 1951

uzione dell'ideale della scuola atti– va e democratica, egli insiste sul conceuo che « la responsabilità "' la considerazione per il bene comune che sono cosi essenziali alla demo– crazia possoi10 essere creati soltanto nella misura in cui sono vissuti ». Perciò gl'iuseg:nanti non devono con– fondere Je forme esteriori colla vi– ta effettiva. « I bambini piccoli non sono pronti per una effet1iva vita di democrazia, per i sistemi formali JHtrlamenlari o per uu governo for– male >1. Esperimenti di autogoverno possono iniziarsi nella scuola media e sopratnllo gli studenti della scuo– la media sur>eriore potranno avvan– taggiarsi di essi. Tut1a,,ia tale auto– governo non può essere completo ne1>pure allora. E (< insegnanti e a– lunni devono i,uendersi 1>ienamente sui limiti di controllo concessi agli studenti ,,. Tra gli esponenti dell'indirizzo so– ciale dell'educazione promosso dal Dewey spetta al Kilpalrick un po– sto speciale come all'educatore e al pedagogista che rueoo di ogni altro si è lasciato distrarre dai problemi della scuola. Egli è restato esse11zial– men1e un educatore solleciLo delJe sorti del fanciullo, dello s1udente e della scuola. In lui trovano piena espressione le due esigenze fonda– mentali dell'indirizzo dell'educazio• ne nuova: che In scuola miri al tem– f)O stesso a promuovere il pieno svi– luppo della personalitì1 di ciascun alunno mediante un sis1cma di edu– cazione ruassimamente individualiz– zntn e a sviluppare ·un'etica sociale che ponga lo sviluppo di ciascuno in intimo e inscindibile rnp1>orto collo ~viluppo di ogni altro. LAMIIER1'0 BORGHI dfl 11 Scuola e Cimi » f'irPn:.e. 30 .~f'lt. 1951. P L E B I Un'o~ervazione 6comoda occorre fonnulare, anche se in ritardo. A Venezia ,s'C iiVOlta {dm: mc.i (a?) la « f~,a del secolo » - senza che iutisuno del 11011010 "eneziano t>en– sae~c a Ji;;turbarla. Tulle le categorie della gente carica di denaro - :ittori ed aurici del cine, 1>rinci11ie marche.,i 1piit o meno l<pOSalicon oro, JlÌllori da mereato. ogni 6J)ttie di ,genie tra cui molta d1e non era J>N>prioaltro che un s:icco di monete - han mandato a Palazzo Lal,ia da tulio il mondo I loro cam1,ioni. V'è .-hi ha Sl)Ct,,O dierine di 111ilioniiper la -sua ma&ehera. E cenlinaia di milioni ha spe6-0 l"ospite - rhe 1rnrc sia uno dei casignori dello .itagno » o qual~a di simile, 1•ioC i fìuoi milioni 1011 f:1Hi di tozzi- di J,ane tohi ad uumini n ('lii • dà lavoro» mantenendoli affamali in.siemc :1llc loro donne ed ai loro figlioli. La (etita in ~è non è uulla di notevole, in (tll!:.Slitem11i in rui tulio 11ar lecito .. '-:C è ;:rnn 6e.gno che I'• ~n·atore Romano » e l'« Unità » fìi siano, una ,·olla tanto, tro– vati concordi nel « protet.lare » - es.si .-ht ambedue maneggiano milioni e milioni a,cnti un'origine analoga, eepJ)ure non li ~l)cndano in (esle. ì\ln è note\'Ole il fotto che nel JIO· 1>010 veneziano, nel popolo italiano, neiì€Uno ba trO\'ato modo tli di,turbare i eignori. Di <1ues10 è (ano il J)otere dei signori. della ,,a,sivilà dei loro 6ervi. Non d'allro. 24

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