Volontà - anno V - n.1 - 1 agosto 1950

galomani rilornali imbiunchioi co– me al tempo della loro ~im·inezzn. A casa Eva Brami, che scri\'e a mac– chino le fnllure, lu Peh1cci che con– segna all'ex duce un l)OCO di soldi per i suoi bis<>Jtni(1uo1idiani e ci11- kunn di esse copo-fomiglia, clic si Sf::r\'C qualche ,·ohll del manico di ~opa. ln brc,·e, mi piacerebbe ve– der l'lm1}cro scambialo non già con il fuoco e l'uncino 'nln bensì con la llo11e~a. Quando gli « umili » si senlirnnuo abbastanza /lrall(/i 1>er lrallare in <ruesto modo i « i:upcrhi >1. la 1Hfo- 1uzioue sarà falla. 2: Deliri nazionaliati. E' nota la tesi essenziale degli inlernazionalisti parlccipanti ai mo– vimenti uazio1.1ali: l' ema11cipa;iCH1e ~1.a;ionale è la condizione prelimi– nare di ogni cosciettza internazio,,a. tisia. Gli argomenti in sostegno di questa idea sono di tre ordini: dal lato economico, si dice, un pae8C nuzionalmeule oppresso non J>UÒ induslrializzani come vorrebbe e rcsla socialmente in arretrato. Psi– cologicamenle, lW J>Opolo occu1>ato non può pensare alla libertà degli altri popoli. Infine, polilicamcnte, l'es,,erienza del tradimento dei capi J1ozionali borghesi è necessario alla educazione dei 4'C movimenti prole– luri » ancora in fonnazione, percliè ("SS.Ì acquistino la loro coei,ione e lo loro aulonomia. Noi non ,·edinmo affatto realiz– zari>i questo ~hema dialettico. )) J movimenti nazionali. com– preso <1uello della r<"!istenza anti• tedesca del 1940-45, sono stati uml scuola di uuzio1111lismo per gli in• tcrnazioualisli, tuwrni più che l'iu• verso (bash1 pcusurc nll'Euro1n1 di oggi). 2) L'emancipazione nazionale. lungi dal condurre al « progre"° socinle » pare, che ni giorni nostri. conduca all'autarchia economica, al foscismo, al totulitarismo sotto tul– le le sue forme. I popoli oppressi (arabi. irlande– i;;, ebrei, indù. cechi, ecc.) non ap• pena si sono co&tituiti in nazioni nel quadro di Stati indipendenti. hanno CCS!ato di senlirsi solidali lra di essi e con lutti ~li sfruttati flcl moudo, si sono chiusi nello sciovi– nismo più faoalico. 3) Infine, non si ·vede assoluta– mente nessm1 progresso politico, ma ul contrario un regresso molto mar– <'uto nei paesi che recentemente lunmo ricuperata la loro autonomia. <·ome l'Egitto, il Vie1.Nam, l'ludia. !"Eire e l'Israele. Chi è che inten– de parlare, iu questi paesi, di mo– vimenti 1,opolari, di scioperi, di ri– nndicazioui operaie ? Quale pro• gresso di coscienza internazionalista si 1mò aspettare da popolazioni che abbandonano lingue viventi, uni– ,·crsali. dolate della più ricca ]el- 1eratura e della \'ilalilà più esubc– rcnte, per ritornare alle lio~ue morte. sacerdotali. artificialmente impo!le da un fanatismo assurdo ? Che cosa sono il copio. il sanscrito. il gallico. l'ebreo s.. non i p:crp:hi croteriei di ci,•ilti1 morie ? E non è e,·idente che la scelta di quesle lin– !!Ue sacre come mezzo d'cs1lrc,;,sion,· de! pensiero nazionale è nello sles– so tcmr>o il segno e la condizione ,!'una dominnzionf' di casta - nel'• 31

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