Volontà - anno IV - n.9 - 15 marzo 1950

operure quotidimio, radicalmente libera e liber"11te. Conclusione. Siamo sempre del parere che il Jlfovime11to anarchico è una fCde– ra::ione di gruppi ,l' al/inità, ciascu.• 110 elci <Juali può avere - e bene abbia - idee su.e: la w1ion.e si reu.– lizza come ret.e di rapporti e di ac– cordi. per llilll-arci 11ell'a::ione. Fuori eia noi si pone non chi JJC11sa (< ere– tico» ma clii, cerco. d'arri,v,ire a. di– scipli,wre umi alle idee su.e. Noi restiamo dove siamo. 01>e• rnre in piccoli gruppi, legat.i dal– la reciprocn stima assai più che ,la assurde identità di << i.dee >) astratte in cataloghi, e senza. se– para::.ioue ,li mezzi e di. fini: ecco il nostro metodo - senza preteS(I d' aver per 11oi tutta la t,•erità. anzi pronti. a collaborare anche con chi pensi. diverso da 11.oi , - e se11::a. gra,uli pilini, cc.rt.i.che tut– to è da riedi.fìcore, e che per ora solo i risultati minimi so,w sicuri. I.Asciamo ad altri il perverso pia– cere d'aver /alta, in ovvia mal.afede, una csposi::.ione del nostro pensiero in cui o;mi. momc11to e,l ogni aspe,t.– to viene ,leliberot<1111entetrnvisato, per In virr d<.:llc citazioni scelte con {(imli::io gesuit.ico. Ci ri.fìutiamo al– la pofomica, che farebbe troppo co– nwdo a clii tira i. fili. Per noi il di.scorso è chiuso. Ci duole di. aver scinpc1to per esso queste pagint? , della rivista. Ed atteruli<uno con molta serenità che alPau«cco C-Ontro di. noi. venga apposrn il sigillo abituale degli. i1u111i.~it.ori PC - cioè che anche a noi si gridi: << traditOl'i del prolet.a– riato, (111.eati della borghesia >>. Ru-f•. fo. Noi. V<minmo da famiglie ppe• raie e co11uuli.11e,11oi siamo fovora– tori, ogni. giorno guadagniamo con fatica il p<me che mangiamo. Trn– diremmo dun<1ue la nostra geni.e e noi stessi, ? C. ZAC:CARJA • G. BERNERJ Nella vita, io sono obbligato a tener conto di tutti gli uomm1 che non accettano il principio della lotta di classe, e sono la maggioranz:t. L'idea di sopprimerli fisicamente non mi sfiora nemmeno la mente, e allora, non potendo fare appello ad un sentimento classista che essi non hanno, sono obbligato a fare appello alla loro qualità di uomini, che non è contestabile, alla loro coscienza umana, cosa questa che non si vede ma che pure deve esistere. Giacchè, domando io, a quale sentimento, a quale riflesso hanno ubbidho i giurati che assolsero Malat~sta e compagni nel famoso processo di Milano, malgrado le pressioni di tutta la stampa reazionaria? C. D. BAZAN L'Adunata dei Refrattari,, 14-1-1950. 569

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