Volontà - anno IV - n.7 - 15 gennaio 1950

co11 qualsfosi mezzo, le foro id,,e. o pi11ttostv. i dogmi delle loro chiese rispettive. Ma, col prog,·essivo tlecli,wre (/(•Ile s11pers1i:io11i religiose e, co11segue11• temente, col deperire dell11 sottomissio11e defili molti.tmli11e diseredat.(1 ed oppress(I all'autorità mornle e i11t.ellett1wle dei pre1.i. i governa11ti (lt1siosi di trovarvi sos1it1ai a ~ompe11s<1r11c la. perdita 1wlla loro opera di governo. sono (111datisostiwemlo dogmi foici ai dogmi religiosi, « verità)) po! ili.cl, e od eco1Ìo111icl,e " pretese c1ltret1<mtn assolute </ll<mlo le « verità >1 divù1c. Quello cl,e si usri att11lllme11te cliicmwr,, fOt(llit.<,rismo com1111ist<t,rn:::.ijascisw ecc. riposa. frn l'llltrfJ. itifc,tti, su 1111, criterio di dittatuni i"-leologia., che so– stituisce il dogma religioso. 111etu.:mloal posto della rivefo:::.ione divitw dei profeti. ww. rivefozio11e politica od 'eco110111ica di ta1111rnturghi hiici. In pratica. tutti ;, / Y.lf" Liti che <1Spin1110 allt1 co11c111ist<t del potere po– litico lwmw 11na loro ideologia che i gregari devono disciplim1tame11te o~– servare peno l'esp11/sio11e. Perciò, <Jm111<lo si dice preti. ai tempi 11ostri .. 11Cm si i11temlon.o soltanto i mitiistri delle religioni rivefote, s'intemlono <mcl,e i. sacerdoti di dogmi politici ed economici che possono essere t.ot <,lmente estrcmei <tlfo divitiitlÌ. ma che /1(111110 p<1ri111e11t.i l'ufficio di obbligare l'uomo " ,ion discutere (' ancor meno tu/ ignorare <111elleidee od opiuio,ii clu: i iover11t11tti, o gli aspira,iti al governo. considerc1110 ir/{h~pe11sobili (11 ci b11on mufomenw )1 de/fo ·società! L'rmarchùi è itico11cepibiJe. ove ciasc11110 non sic, cumpfo1tmu'11t,• libero rii pensare secondo fo pro1>rfo coscie11:a, di flCCCtl(lre. crit.ic" re o respingere q11r,/1111que opi11io11e. Queste disti,i:iuni frn potere economico, polere 1x1litico e potere i<le-0- lo,dco sono, come ltrt.Le le altre distinzioni., retoriche faUt> per comoditù di discm·sione. co11 il desiderio di rendere più chittro il. discorso. più e/ficuce l' nrgome,ita:ione. I,, re(lltà. il poi.ere è 11110: il potere di imt)(Jrre agli altri la propriu vo– frmtà sul terreno ec011omù.:o. sul pol.itico e s111/'ideologico. come su 0.1:.ui 11llro possibile. E <111esto è i/. potere che l'idet1le (llrnrchico twvenm ,, com~ botte i11tutte le .me forme e m,111i/eslc1:ioni. E siccome l'wwrc/,ic, che preco11i:;:iamu :mrà il. ris11llllto dr,f pPusif•ro t• de/J',,:ione di. l11tti <Jmmti professiamo di <1gire ,wl suo ,wm('. l'emauci.• pfl"::io1w i,11egrale dell'uomo ,foll'<rntorità che il s110 simile si <U"l"Of!.tt il po• h•t·<•di esercit.rirP su di lui. dipem/prfÌ rton solo dalltt 110.~lm volon,ù e lfolltt 11oslrt1capacit.à di 11011 rrisseg,wrci all'a111orità altrui., "'" <mche dalht nostrn 1:oloutà e dalfo nostra capuciltÌ di 11011 prete,u/ere di impOrr<• tul al.tri ,,,,·,,,,_ lorità nostra. J3; t·•\l)l 'ln DEI (h:~·1:1TTlRI . i il.nn: aio 1950.

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