Volontà - anno IV - n.7 - 15 gennaio 1950

i1Hlignazione e di' re1>ulsione contro lo stesso autore. Eppure A. Huxley, con t< Brave new world )i ha scritto qualcosa <li simile; Gide con« Rii.or– no dall'URSS )► altrettanto; Klaus Mmrn 1 in una specie di testamento sp-irituale edito da <( ·n Ponte )) di di– cembre. sollo il titolo << La tragedia spirituale dell'Europa)), riJ)rende "il tema dello scoraggiamento, dell' -au– toaccusa, della rasscgnazione 1 quasi dcll'cs1)iazione, esas1)erando sino alla ,,scudo-rkoha del suicidio. E lui si è ucciso davvero, sperando che << una ondata di suicidi ... degli spiriti pili cospicui straJ)flel'ebbe i popoli dalla lelargia >i. L'angoscia che J)l'Cnde leggendo della disperazione inumana di que• sti cervelli ottenebrati quando Cl'C· ,levano di aver com1H·cso, è tale che pare effcuivamenle <li do\'Cr porge– re il collo; come si può l)Cnsare che il suicidio provochi altro che la ras– segnazio11e mortale, che « 1984 >> provochi altro se non la disperazio– ne di potei· mai resistere a ciò che è ine\ ilahilc e srugge alla volontà 11111a1rn? La crisi politica. Ma ci sono altri follori, contin– genti. Soi europei abbiamo sofferto pili direttamente della guerrn e il nostro s<:onvolgimenl'o morale e psicologico llC è l>"il,acuto. Effclli\'amenle (( a1- c11ne scene apocalittiche, che allo studente di filosofia di Kansas-City o al fl0eta di Johannesburg appaiono remote, anzi incrodibil"i, sono anche tro1>1)0familiari agli abitanti di Ber– lino -0 di Varsa\•ia o di Dresda o di Rotterd:un >> (K. ì\1ann), Noi euro· pei abbiamo visto, nelle cilli, ciistrnl· te in una notte o negli anni dei camp·i di concentramento, un ,volto (lcll'uomo che la no.stra civihil ci a– \"Cva abituati a pensru-e di tempi te· moti; e ciò ha distrutto la uosb-a. fi. ducia negli altri e in noi stessi. Ma, oltre a ciò, la guerra ci ha portato un cambiamento dell'ordina– mento e dell'assetto l)olitico mon– diale. che ci lascia disorientati. E– ravamo abituati, classi borghesi 1 pro– letariato, intellettuali, Frnncia 1 In– ghiltcna1 Germania, Jtalia, a sentir– ci l'ombelico di un mond,o gravitan– te intorno a noi; abituati alla lotta per un posto di preminenza nel !)O• sto ·di preminenza, che soddisfaceva SJH::ciahnente le vanità di un campa– ffilismo nazionalistico. Oggi non sia– mo f>iù al centro; non solo, ma non esiste un centro del mondo, ne esi– stono, due, domani forse tt·e. Non si tratta <li orgoglio politico deluso. Chiedete ai tedeschi che effetto fa alla prima razza del mondo essere ah• hassala al rango di po1>olo coloniale; ai francesi che effetto faccia la Ville Lumièi·e SJ)Cnta e domani forse ab– bandonata agli invasori per dei fred– di è.ilcoli strategici in cui essi non entrano; agli inglesi che elfelto foc– c"ia la Homc Fleel ,messa al scr"izio del Canadì1; agli olandesi la perdita di un domiuio coloniale di tl'eccnto e più anni. Non si ti-alla nemmeno di -domi– nio: e ahbi.amo la sensazion<' precisa che le nostre tradizioni. la nostra ci– vihi1 custodita nei musei e nelle cat– tedrali, ·il nostro gusto artistico e il nostro l)ensiero, cli fronte alla bom• ba atomica. abbiano lo stesso \'alo– l'C delle dec~razioni folkloristiche dei russi hi.anchi portieri di alhert,"O n 39.5

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