Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949

RI~USCITANO I MORTI ? Popolo e classe V'è dii s'è scandaliz:tato che tra noi <Jm:alcuno osi rifiutare la tcttni– nologia leninista, osi parlare di «po– polo» anzichè di « classe ». E, co– me è solito tr:1 gli tissertori della « classe operaia ::0 1 questi nuovi più auoluLi non iono spesso operai, il eh<' 11011 costituisce wia inferiorità, ma accenna subito alla contrad'dizio– nc. È necessario chiarire l'argo– mento. «Popolo» non è per me il « ciar– pame democratico liberale » dei po• liticnnti che considerano il popolo « la grossa bestia» da aggiogare a proprio profitto: una creazione così patentcrncnte bugiarda degli statisti liberali e simiJi non può aver nulla in comw1c con noi. « I.Popolo 1» non è per mc nemme– no la ,mitica creatura naia nelle fon. tasic cospirative di .Mazzini contro la <1ualc noi tutti, Bakunin in tc8ta, ci siam battuti da &empre: wi insieme astrailo, non inde11tificabilc in al– cun gruppo sociale, e che aveva la sola funzione di « far la storia » se– c.ondo le vie della ideologia mazzi– niana. « Popolo » è per me un modo di dire u la mia gente». Questa defini– zione parrà certo monca ai costrut– tori di ideologie, che sorridono di ogni idea cui non si possa appie.eia• re un « ismo ». Ma per me essa è 4 completa e "i"a. Non ho infotli nes– suu bisogno di cercare, di scegliere, per ritrovarmi tra la mia gente. Nes– suua «opzione» deve portarmi fuo– ri di ciò che sono. Con questa « mia gente » che chiamo « popolo » io son nato, ,·i son rimasto <lacchè ,,h,o, so che "i morrò. Nè ho bisogno che qualcuno mi presli una ideologia falla ad hoc per rendermi conto di questa mia gente che è come me, d·clle tensioni in allo. tra essa cd in mc, del cammino che essa sta co– struendo in molti modi (focluso il mio) ,·erso la nostra comune dire– zione di libertà. è ho bisogno di costruirmi io stesso una ideologia per continuare ad aver fiducia in <1ucsla mia gente ed in mc ,anche <1uando, come oggi, l'aria è così buia da por• iarci quasi a <lispernrc. Ho fiducia negli altri perchè li so come me. Vivo, scmplicemc1lle, ntlivo quanto posso, orientato come meglio posso, Lra gente che vi\'C allo stesso modo mio: la,·orando ogni giorno a pro– durre il pane che mrmgia, oppres– sa di miseria e di catene, Ics.a per scuotere da sè in mille piani diversi e miseria e catene. Questa « mia genie », che è la povera gente su cui tutte s'installano le élitcs di de– stra e di sinistra per farsi mantenere e sopporta1·c e trascinare nel cam– mino clic a lor pince, è ciò che io chiamo cc popolo ». E con ciò io non stacco nella socie1:1 una minoranza di

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