Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949

sa. Il gran guaio dell'a;ione socia• le umana è il rassegnarsi iniziale al• le cose come sono, il realistico ado• rare i fotti - che di solito dà poi immagini incomplete e dislorte dei fatti stessi. Macchiavelli rimane tut• tora il gran maestro dei pol,itici. Jn. ,•ece di dire: io penso che far così sarebbe giusto, ma è troppo scomo– do per me o troppo poco piacevole, si dice: far così sarebbe giusto sul piano della morale individuale (o della morale privata), ma far in <Jucl· Paltro modo più piacevole è anche giusto sul piano della morale socia• le (o pubblica). Mi par chiarissimo che, ad es., la scienza e la sua fi. gliola tecnica ci porteranno sempre piì1 fuori strada - a logorarci per un « sempre più » di velocità e di produzione in cui .manca ogni no• zione della gente impiegata nel pro• cesso - Jìnchè gli scienziati i tecni• ci non avvertiranno daccapo che an• <'he il loro operare per essere e re• stare umano deve includere un moti• ,·o e <lei limiti morali. Idem per la politica: pensata in termini di pu· ro realismo cond'ucc ad accettare (anche combattendole) le deforma· zioni moralì in atto, e così le pcrpe• tua - mentre riponendosi chiare norme morali si staccherà dal mac• chiavcllismo suo hrc,•iario e si rifa– rà umana. Così anche la politica si riduce acl « azione sociale», eS<:luclcda sè ogni proposito cd ogni procedimento di autorità, diviene anarchica. Senza quel fondamento morale, ci si a,,via fatalmente nell'antico solco, intriso di tanto dolore e di tanto sangue, delb pretesa di « condurre a salvcz• za >l il nostro prossimo. Quanti già, e tutti con propositi di bene all'ini- zio, si son detti ad un certo punto, della loro vita: io troverò la strada, ( per costruire o il socia! ismo o il cristianesimo in terra o l'anarcliia od altro), ed io « li » persuaderò a se• guinrti. Come non vedere che v'è io questo atteggiamento - che è pro-– prio di tutti i politid realisti - una sfiducia radicale negli altri, wia ra• dicale affermazione della propria superiorità? Da simili pensare gli altri « minori di me » son nati rina– scono i propositi di « pensare per es• si >, l'Ideologia della Sah 1 ezza. Una piccola élite potrà ben diS<:utcrla at· laccarla difenderla pcrfozionarla intcrprcturla; ma la moltitudine potrà soltanto accettarla come qua• tiro d'intruppamento. Nè giova dir• si: l'Ideologia la faremo e la disfa. remo insieme. Il proposito di cos1rui• re una Ideologia, anche il pii, one• stamentc pensato, contiene in sè il germe tossico dell'autorità. Per stra<la il veleno Javorcril: cd in con• elusione, se anche l'iniziatore riu• scirì, ad accorgersene e salverà la· propria anima mettendosi da parte, si giungerà a nuovi Poteri, come la esperienza mostra al di I:, d'ogni dubbio. Non s'esclude con ciò cl1e l'azio•– nc sociale sia organizzata, e magari pianificata. Chiunque si pone a fare un lavoro deve pensarlo in antici• po, prevedere gli ostacoli, valutare i ~uoi mezzi, farsi un piano - pur mantenendosi pronto a rivedere per via le sue stime ed a mutare quanto occorra. Ma questa specie di orga• nizzazionc e di piani - a parte il fatto che lianno caratteri pratici, non caratteri ideologici, seppur s'alimcn• Inno di flussi d'idee - son opera di <1ucgli stessi che voglion fare il la- 29'

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