Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949

1ìducia negli altri è la condizione -dell'ncr fiducia in me. Perciò penso quanto più poS8o da me, ca\'ando orientamenti ed idee dalle mie esperienze di vita non già .accettandoli prefabbricati da Mac• fìtri, seppure maestri riconosco tan– ti, inseriti empiricamente nel mio vivere. Perciò opero in strcuo con– latlo con il mio prossimo, rimanc.o– <lo scm11rc me stesso qual sono, nelle moltcp ici combinazioni della ,·ila quotidiana, pronto sempre a riceve• .cc ed a dare nell'intessersi di compe– tizione e di @olidarictà chè costrui– sce l'umano. Perciò nell'operare co– sì mi mantengo allento a non in– trupparmi, geloso d'essere quanto pili posso mc stesso sempre - ma anche :itlcnto a non isolarmi, rifiu• tando sempre di mcllcrmi in posi– zione dì « piì1 saggio » anche quando tenterebbero la maggior età la pili ,·asta esperienza o magari il dispor• re d'una macchina mentale in qual– che caso meno inadeguata. Credo che glì altri son capaci co• mc mc di farsi del benessere e del– la libertà un'immagine atluale e per– fetta per loro stessi: e nella lor moltitudine di idee e di propositi, ,che riconosco tutti validi ugual– mcnfe, voglio inserire le idee i pro– positi miei, che per n1c son o,•,•ia• mente l'elemento piì1 sentito del quadro ma non debbono mai dh,e– nire soverchianti ed csclush•i. E con eiò non mi pongo in atto di spetta• tore: anzi, di attore, ora per ora, giorno per giorno, nella famiglia nel gruppo d'amici nella fabbrica Jlella scuola dappcrtullo dove mi tro· vo n operare. E \'Cdo con tanto pia– cere che anche tu cerchi di fare lo cstesso. 28 In questo operare, non "'è per mc alcuna separazione d'atti\'ità o di piani d'attività. ,eenso anzi che non esistono « piani d'attività~: son co– mode fantasie intellettuali, utili per il pensiero logico, e nulla piì1. Il solito distinguere tra morale e poli– tica, tra morale e scienza o tecnica, tra morale ed arte, ccc., mi pare l'o,,,,ja sorgente di molti dei nostri mali. Reale è soltnnto, in oiini at• lo umano, un insieme di scienza di tecnica di arte di morale, un in– iiemc d'individuale e di sociale. Ogni pretesa di separarli dissecca la umanità dell'atto - il quale potrà magari .divenire pili efflCicntc rispct• to a fini di dettaglio (l'efficienza tec– nica, rispetto ad un massimo di pro· duzione assw1to .fine a sè; l'cfficieJ1za politica, rispetto ad una consen•a• zionc o cosiituzionc di potere assun• lo fine a sè; «-c.) ma in ogni caso di– viene controproducente rispetto al fi. ne globale d'umanità nel cui quadro le nostre ,•ite indi"iduali e di grup· po si succedono. In particolare vedo, empirica– mente e quindi nettamente, la gra• ,•e sorgente d'errore del separare la morale <falla politica o dall'econo– mia. << Assicurare una norma mora• lr al nostro agire» è un modo dif– ficile per dire che dobbiamo· rima– nere uomini in ogni atto - e che se in qualche atto ci dimentichiamo questa necessità essenziale, paghere• mo noi e gli altri le conseguenze. roi anarchici diciamo, ad es., che ogni Potere è male: ma per noi non Jia senso chiedersi (con i moralisti) se è male perehè è immorale, o c-hicdcrsi (con i politici realisti) ac è immorale perchè è mule. Son due modi di"aganti di dire la stessa co•

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