Volontà - anno III - n.9 - 15 marzo 1949

si sono abbandonati e, allravcr8o cMi ciò che v'è di piit acuto nella sensi– bilità moderna, alla tentazione dcllu fine del mondo? È \'Cro. E tuttavia, <1uesta fine del mondo, non mi sentirò minimamente imbarazzato a dic.e oµgi che non la ,,ogliamo pili. Non la ,•oglialJ!O pii1 da quando ,,cJiamo i tratti sotto la quale si profila– e che, contro tutte le attese, ai nostri occhi la colpiscono di a88urdità. Non prO\•iamo clic ripugnanza \'Crso questa sincope uni\'crsalc, nella stessa mi– i1ur11in cui la sola alienazione dell'uomo avrà potuto rendcrscna causa. Una tale Jinc del mondo, sorta d11 un passo falso degli uomini, meno scu– sabile pcrchè più decisivo dei precedenti, è per noi spogliato di ogni valore,. dcplorabilmeote caricaturale. Abbiamo un bel interrogarci su <1uanto può <'o,•are nei riccioli del profesc.ore Einstein o prosperare dietro i capelli <l .:pazzola dello strano compagno Stalin, no: non è ,,eramente di questo su· premo quadro di caccia che si tratta,·a. Queeta fine del mondo non è la nostra. Finehè t>ussistc la sua c,'entua– litù, non \'Cdiamo nessun ostacolo a segnare, a <1uesto proposito, un rove– .:ciamento totale. ,a procedere deliberatamente ad: una inversione di segno. Soltanto il pensiero « razionalista ,:it potrebbe domandarcene conto, ma cì ~i attende bene che noi passiamo al momento in cui, giustificando largamente le nostre pre,,isioni, quel pensiero si coroni d·a sè di un non-senso annichi-• latore. La possibilità di questo rovesciamento di segno è d'altra parte {;o– vcrnata <la un puro fatto sensibile, grazie al quale può cesere sormontato il' principio di contraddizione. Non ne mancano gli esempi, precisamente in Baudt·laire, in Rimbaud, in Lautréamont. È inutile dire che è tutl'altra ,·osa il rinnegamento di cui l'attualità mette in chiassosa c,,idcnza qualche esemplare. Io mi limito al grande mistero poetico, a <1ucllo che durante ir Terrore. ha fallo sì che Sadc, al prezzo della sua liberti', e con grande smar– riuwnto dei suoi ~egeti futuri, si pronunciasse coniro la pena di morte. L'eredità dell' arte " nera ,,. Non si tratterebbe perciò di respingere l'erediti, dell'al'lc «nera» e di .lllonl:marc con un comodo colpo di mano, come un ~unnto ardente, la «maledizione» ae<:ctlata dai pili grandi poeti cd artisti dì quest'ultimo se-. <.'olo. Tutto l'ardore disponibile continua, infatti, a venire da essa. È per mezzo suo, per effetto stesso della riprovazione ehe essa san1.iona 1 che i poeti e gli ar1isti veri fanno valere la e.cella assoluta che è la loro, tra In spoglia~ zione e la lunga sconsidcrazionc che li apparenta di colpo agli esseri ed aRe categorie umane le pili ,spogliate e le più perseguitate cd i beni d1e, coni una bcne,,ole neutrnlitil, i « felici di quest9 mondo» potrebbero consentire .i dh idcrc con loro. Con que,;;ti esseri, queste· eategorie, os,;;er\'i:uno che questo segna da parte loro delle affinitit altrimenti profonde e sigilla un'al– leanza che offre ben altre garanzie d'indissolubilità che l'adozione di una al· titudiuc subordinata alle parole d'ordine del « realismo soci:.di,;;ta» d'ieri o dr-li'« antHormalismo » d'oggi. Del resto, tulla la questione Enrcbh<' di sa-

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