Volontà - anno III - n.9 - 15 marzo 1949

a1ozione di (( idealismo cdtico )) oclla q.ualc la verità circa il mondo umano ,e il ripudio delle convenzioni morali, sociali ed artistiche erano uniti in ,un mondo che non è lontano da quc.lli di Tosstoi e di Van Gogh. Tullo ciò, insieme agli attacchi di mi-. Schapiro, melle serpplicc.menle in rilievo la grande originalità di Proudhon come pensatore; il suo tenace rifiuto di accettare le cose come de.f'initive; la sua lucilità di sco1>rire nuo, i .aspetti della realtà e nuovi modi per dimostrare fa verità in cui crcdcn1; e, nelle discussioni, la sua costante_ capacità di difendere il suo caso par• tendo dallo -stesso terreno del suo avversario - che è uno degli aspe.Ili ,del suo socrntismo, e lo conduce a formulare affermazioni che sarebbe fa .ci/e mostrare che giungono mollo vicino a certe nozioni fondamentali della filosofia moderna. V'è una questione più generale contenuta in tutto questo. Essa non riguarda Proudhon e mr. Schapiro specificamente, ma piuttosto i due tipi -d'atteggiamento interamente differenti che essi rappresentano. Colpisce ac• :-<:orgersi che mr. Schapiro è incapace di darsi una rappresentazione soddi– sfacente del tipo di accostamento complesso rappresentato da Proudhon. Pcrchè? Credo che è impossibile capire l'atteggiamento di mr. Schapiro se noù si assume che egli sta di fatto cercando una teoria a via unica, monolitica, -che dia tulle le risposte, completa con istruzioni sml come provarla cd an• -che sul come negarla. Una tale teoria dovrebbe essere costruita su un piano di mezze verità asserite dogmaticamente. Si sospetta che mr. Schapiro a,,rebbe gradito di poter ridurre le idee di ,Proudhon ad affer.mazioni di questo genere: (( li mondo va male perchè non vi è liberamente dato il credito finanziario. La banca di libero credito lo farebbe andar bene )>. Allora egli. potrebbe i;ec– gliere tra il dire <cDopo tutto, non è completamente privo dì senso, dal mo· mento che il libero credito sar'ebbc cettamente una buona cos:1 )> - oppure (come Marx) di indignarsi e di tratlare Proudhon come uno sciocco che <(;rede di risolvc1·c la questione sociale con l'unico atto magico del libero credìto. In ambedue i casi, ed è il punto importante, egli non si troverebbe :a dover trattare con affermazioni << contratldittorie >> e ((disarmoniche)) - .ma sollanto con del semplicismo mentale. Fortunatamente, Proudhon è assai lontano dalla specie di pensatore -<.:omodo con cui mr. Schapiro (ed anche altri) amano trattare. Egli è cli quella ,specie di pensatori che, poichè credono nella verità, si sentono I i– beri di mettere in dubbio lutto ciò che non è verità compiuta. tPer Prou– ·dhon tutte le soluzioni pratiche possono essere soltanto parziali, e l'essenza del problema rnciale sta nel fatto che esso rimanr aperto. In fatti, ciò t·he si trova alla radice del pensiero cli Proudhon è l'incrollabile convinzione che la socie.là umana costituisce un problema sempre presente e sempre risorgente, il quale può avere o non avere una soluzione finale, ma in ogni (·aso esige innanzi tutto d'essere mantenuto aperto attraverso le vit:i:.situd ini 486

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