Volontà - anno III - n.4-5 - 15 novembre 1948

:zo comune. Ed il la\'are, il rammen– -dare, il cucire, il cucinare, il rigo– \'ernare, sono considerati <~lavori» 1,ullo slCf!SOpiano del dissodMc la ICrra, del seminare, del raccogliere i frutti, del coslruire e riparare i corri, dell'assistere i piccoli ncll.1 cri.-che, delrinsegnamenlo nella scuo– la, del curare i malati, dello serivc– rc dello Slam pare il giornale, ccc.: -è lullo « la\'Oro », a cui tulli parte- -cipano, in genere alternandovisi, ma senza alcuna rigida cd immutabile distribuzione che « condanni ,, uno od una a divenire un'app<'ndice o <lell'aratro o della cucina o d'altro. Nessuno parla piì1 <li « la\ ori per lo uomo» e di « lavori per la donna». Le donne hanno scavate insieme con gli uomini le prime trincee cd i pri– mi solchi, e gli uni e le altre insie– me hanno montale le case, spianale le strade, foratj i pozzi, costruila la 1,ala sociale e la casa dei bambini, ed insieme hanno combattuto gli a– rabi predoni ed assistiti e <'Urati gli arabi lnboriosi. Tullo ciò i:j proiCL• 1.a uclla famiglia. Son finiti i « hl\'O• ri donneschi » in cui Lra noi è an– <:orn imprigionala la donnn, che eia 11oi s'insegnano nlle bamhine co1uc tu loro « specialitil ». Non ,··è pila In pena c;he ci danno le uostrcJuadri le 11ostrc sorelle <1uando debbono rinun– ciare alla lc11ura oc.I alla conferenza od alla passeggiata, cui im·ece t"uo– mo va, pcrchè c'è il l>ucato cla fare, <, le calze da rammendare, o non pos– sono restare nella com·erMzione in 1"iunioni d'amici in c.-.sa pcrchè dc• vono preparare il pranzo e poi la– vare i pialli: creature nominalmente libere, ma solo per poter quclcl1e po• co zigzagare nello strettissimo corri– doio detb. loro libertà cffet1i"a, an- che quando son miglioi:i in sè del loro marilo e 1>adronc. Altro sogno che senza pianifica– zioni si fa \'ivo operante: la liber– tà dei fanciulli. Ma questo lato dcl– I1espcricnz:i ,è cosi imporlanle che vuole uu discorso a sè, e ne ripar– leremo. B.-stn orn notare come la fomigl in tibernta dei IKvutzot libera non solo la donna e il Fanciullo, gli « opprce• si :. 1radizionalj della famiglia feu– dale e borghese, ma libera nel fat– to nuche l'uomo, che in 1ali tipi di famiglia, cioè tra noi, ret:i:a la pnr– te del padrone ma ne è anch'egli in soslanza asservito. Chè il male dell:i illibertà è sempre doppio: anche il tiranno è schiavo. anch'egli perde la sua umanità anch ·egli diventa una crca1ura deteriore - spCsio anche pii, deteriore delle creature su cui domina. Ln famiglia libcr:1 dc1lc comunitì1 socialiste di Palestina scarica anche Fuomo del suo capo della catena che 1 1cgn tra noi la donna cd i fanciulli. Ed anche l'uomo ne otliene d'abban– donare l'infinità dei pregiudizi attua– li - il 1)regiudizio che il •ltl\oro mn– nunle sia inrcriorc n <1uello intellct– .tuale. il pregiudizio che occuparsi dei bambini sia un compilo eia don– ne, il pregiudizio che il maschio sia in genere 1mperiore nlla femmina, ccc. - e si ritro,·a con ,l'animo pii1 aperto, rifallo in certo senso c.-.n– dido, in unn condizione cli ,•ergini1l1 spirituale che cert:m1ente sta a11a ra• dice dei successi realizzati nei Kvut– zot, contro condizioni enormente av– ,,erse. Infine, come chiusura, lt tre av– vertenze che è bene ripclcre ogni volta si parla dei Kvutzot. 229

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