Volontà - anno II - n.6 - 1 dicembre1947

ii pre,'lslo. non vi sono riduzioni. Poi. cd è l"c<:,cnzialc. l"opcrnio ;_.c<-•·i– talo n tro,•arc un modo di far piU presto o meglio, snpcndo f·hc drlla ero– ,wmia corucgucntc ,u:rti anch'egli la &ua porre. che il .;.uo sforzo non q,r– \irà soltanto a farlo lal'orarc di pili, ma coudurr:l, anzi. ad un b'"ncfi<-io i1111ncdin10 per lui cd a meno lavoro per tutti, lnfìnr. <·d C la parie in e~rlo ~1•11<.o rh•oluzionaria del i;i<:lcma, l'operaio <:jscnle ill(1uadrnto in un '-iStenm ili dTc11i,·.-icoo1lcrazionc. li pmlro11e 11011 C più il 1x1dro11<" csdu.~it.'O P row/r. Po<:siede la maggioranz:i delle nzioni della Socie1i1 e quiudi ne ha !-Cntprr– il co111rollo: 1ua trtttc le nitre uzioni <:0110 nelle ruani di·i hnorntori. i quali ,,artccipano <-osialle :1S<:crnhlec;;;ocinli. han modo di for,i a~oltarc anch<– rwlla f'ondotta d'insieme della fabbrica. ohrc a par1cripan· :llln dh·isio1w clt·gli utili a fin d"anno. non pii1 su un piano tilantropiro. m:i .. ullu bn-r– dPl14" nzioni che ciascuno ha acqui~lalo. Dall'inccnti,·o nrntcriale dcll"inizin -i è \'f'nulo co<:Ì1wiluppando - lo dicf' Lincoln. ma pare ,•cramcnle pro• h:1bil(' - un progrcso:h•o inccnth•o non materiale, la \'Olonti, ,li ,•oopcrn• zionc, il rinato amore di ciaS4'uno al proprio la,·oro. Lincolu stesso spiega, <"amJidamcntc. i mo1i,·i .- umani • chi' 111111110 op<-· rnto nel profondo per realiz1.are un Inie mulamclllo. Egli rironl)<:(;c rhc i nlf•lodi soliti della fabbrica capitalista !"Onducono l'operaio a pensare chf" " qrwnto più trmpo impiegu ad cscg11ire gli ordini clic fu, i11 memo umto pii, egli è sicuro di conscn,-are il suo impiego» e quindi C cconomicamc:ntf" i;:iusto che egli .- limiti la suo produ:ionc al pu11to clic gli pare dc~idrrr,. bile ». senza « alcuna possibilitia per il padrone di uccoricrarric ». In fondo. lutti i rilie,·i di tempi e simili non riescono ad ahro che II ron~talare ciò f"he Popcraio vuol fo.r constatare. Solo se muta l"oricnlamcnto dcll'op1·– r:1io, cd egli non si senta costrclto a frenare il proprio la,·oro. 5i in1roducr la considerazione che • l'uomo lrn çapacità latenti ic11;:a limite le quali. ;,, rondi=ioni appropriate. possono cs.,:ere svilu />pote •· e <"hc • in q11("Slo P la prande opportunitia per la dirigcn:.a ». A questo pun10 si determina la maggiore connucnza ("On il pensiero anarchico del lavoro. Noi, proiellondo sul nostro prossimo la certc:u.11della 1>otenzo umana che sc01iamo in noi stessi, sosteniamo che l'uomo in liber1it lnvorerà molto meglio, produrrà mollo di pili, pcrchè sad, anche nel lavoro - uomo-. invece di essere macchino 11.Lincoln cita, a confornrn di questn limpida lesi, un limpido pensiero di James: « l'i11dit;id110 11mc1110 1,-ioo cl, /atto molto lontano dai suoi lirniti, Possiede poren;.c di. 1-orin specie eh'" abiiua!menre non riesce ud usarr. Dti l"ncrgia c,l disotto del ii:uo nwssimo, r ,, comporta al disotto del suo meglio ». Ed aggiunge alle pnrolf' del filo• ,nfo le osservazioni della sua cs1>erien:ia di la\'oratorc, introducendo un·al– trJ idea tipicamente anarchica: l'idea della dh·ersità in.sopprimibile tra ~li t111mini, che de,·e essere potenziata dalla libertà, nel quadro della equi1:l •·hc atsicuri dawc.ro a lutti uguali opportunità, affinchè alimc.n1i le loro com• petizioni d'amici, che son In via del progre~o. Dice: « no,1 tutti sono geni i11cipitflti. Ciò è ot.·t-10. Vi. è una grande ,lifferen:a. tra gli. uomini. Lo di6P– rPt1:,,r i'Orebbe ancora maggiorr sr rui. potessero svilupp(lrc fino ul limite ,~

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