Volontà - anno II - n.3 - 1 settembre 1947

Del resto, per riconoscere la parentela intima che lega il [enomeno dcli. g:ueru h. quello del fascismo, basta ricordare i testi fascisti evocanti • lo spirito guerriero :. e il « socialismo del fronte•· In entrambi i casi si tratt1t essenzialmente dell'annichilimento totale dell'individuo davanti alla buro– crazia dello Stato grazie a un fanatismo esasperato. Se il sistema capitali– .stico si trova più o meno danneggiato nella faccenda, ciò non può essere che a discapito, non a profitto, dei valori umani e del proletariato, per quanto oltre possa in certi casi spingersi la demagogia. Diventa così abbastanza chiara l'assu.çdità di una lotta antifascis.ta che accettasse la guerra come mezzo d'azione. Essa non significherebbe soltanto combattere una tirannia barbara schiacciando i popoli sotto il peso di uu mas:;acro ancora più barbaro, ma, significherebbe anche estendere sottv · w1'ahra forma il regime che si vuole abbattere. È puerile pretendere c•iie un appnrato statale reso potente da una guerra vittoriosa verrebbe ad atte· nuare l'oppressione che l'apparnto statale nemico esercita sul suo popolo; più puerile ancora il credere che permetterebbe a <1uel popolo di fare un:i rivoluzione proletaria in seguito alla sconfitta senza annegarla nel sangue. In linea generale, sembra che la storia costringa sempre più qualunque– azione poliLici:1a scegliere tra il rincrudimento dell'oppressione intollcr.a· hile che esercitano gli apparati statali e una lotta senza tregua direttamente– volta contro questi apparati per spezzarli. Certo, le difficoltà, forse insupc• rahili, che si presentano attu.1lmentc sembrano giustificare l'abbandono puro e semplice della lotta. Ma se non si vuol rinunciare ad agire, bisogn:i rendersi conto.che contro uu apparato statale non si può lottare che dul l'interno. E, in caso di guerra, spceialmentc, bisogna scegliere tra l"o;:.tnco· lare il funzionamento dell'ingranaggio militare di cui si è una ruota, op· pure aiutare questo ingranaggio a frantumare vite umane. La celebre fra..,c di Liebknccht « Il nemico principale è in casa nostra » acquista così tullo il suo significato, e si ri,,ela applicabile a tutte le guerre in cui i soldati sono ridotti allo stato di materiale passivo nelle mani d'un apparato militare <' burocratico; e ciò fino a quando la guerra conserverà la sua tecnica alluale. Nè è possibile intravedere oggi l'avvento di una tattica diversu. Nclln pro· duzionc come nclb guerra, il modo sempre più collcuivo con cui si opcr:1 l'impiego delle forze non ha modificato il carattere essenzialmente indivi· duale delle funzioni decisive e direttive; non ha fatto altro che mcuen· c;;cmprc più le braccia e le ,•itc' delle mas.:-.ea disposizione degli apparati di comando. Finchè non troveremo la possibilità di evitare· nell"atto del produrre <· del combattere, questo dominio degli apparati sulle masse, qualunque tcn· tativo r_ivoluzionario avrà qualche cosa di disperato; giacchè se noi sappiamo quale sistema di produi:ione e di combattimento aspiriumo con tutte le nostre forze a distruggere, non si sa qual sistema accettabile possa sostituirlo. E d'altra parte, qualunque tentativo di riforma appare come puerile nei con 12

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