Volontà - anno I - n.7 - 1 gennaio 1947

t·ar.abinieri d,i servizio per dir Joro paroJe umane, Paolo Valcra gliene 3\"C\·a m06So rim(>rovero. Malates1a 1 r.ispoodendo all'attacco. su Volontà (lj An– cona, scriveva, Ira l'altro: « Jn ogni uomo resta sempre qualche cosa di u– mano che in circosJ,anze favorevoli può essere evocato utilmente e sopraf– fare gl'istinti e l'educazione brutali. Ogni uomo, per quanto degradato, sia 1mre w1 feroce assassino o un vile an1ese dj poliziu, ha sempre qualcuno che ama, i1ualche cosa che lo commuove. Ogn.i 1.1omo ha ltt sna <'orda sen– sibile: il pi·oblema è di scopri.ria e farla vibrare>). rn un .articolo su Umanità Nova {"14 Mar.&o 1922), non u1ancau<lo di affermare cs~erc l'opera gciierale dei carabinieri oon meno danllo6n di quella clei delinquenti. Ma.latesta 5crivcva: « I carabinieri e le guardie regie sono il più tielle volte dei poveri disgrazitlli vittime dellt• circostanze. più degni di pietà c/ip di odio e di disprez::.o, e<l è 1>rolxibileche persoualmente sieno migliori dei peggiori. Ira i /uscisti ». Alcuni comp.ag11j che non hanno conosciuto pcrsona.1meille Malatesta, o che pur avendolo avvicinalo non hunno afferraL1. 1a di lui llersoualità mo• 1·alc, credono che eglj facesse certe distinzioni per opportunità Jlolitica. È questo misconoscere l'umanesimo mafatcstiano. Uomo che odi..-iva l'ordine ~tutale-horghcr;c, rjvoluzionario non solo Jj peusic'ro ma anche di azione. Malatesta, non avrebbe esitato a fat· saltare, se ]o .1vessc ritenuto ncccesario f' Jo avesse potuto, tulle le caserme Ji carab·inieri e tutte le questure d'J. talia. Ma egli sapeva che tra i carabinieri e tra 1e guardie reg:-ie vi erano ilei poveri diavoli spinti dal bisogno, mancanti di educazione politic.'t. ma noo peggiori d'animo della media degli uomini. Alle Assise di Milano. 'luando, 1eua la senleoza che .lo a~.:olvcya, Malatesta Ei ritirav.a fra i cara– hinfori, llllO di essi, gli s.i fece innanzi conunosso e dicendogli: « \1i per· 'Dletle di abbracciar.lo? » gli buttò le braccia a1 collo. Quale •uomo respi11- ~erebbe un tale gesto vedendo soltanto la divisa e ]a funzione e non il cuore turbato e .aperto, sia pure vcr nn momento, ad un ide..11edi liberlil e di giustizia? Malatesta è slato sempre profondamente umano, anche \fcr-so i poli– ,.,,iotti cl1e Jo sorvegliavano. Una <iolle fredda e piovosa, in .\nco,w egli s.t– pen1. che un questurino era là alla porta, ad iu;1Jupparsi e a batlcrc i <lenti per adempie:"-' il ·p,roprio compito. Andare a JetJo compiaeeodo~i di sapere il segugio uelJe peste sarebbe stato naturale, ma non per Malatesta. che ~cse alla porla ad invjtare il questurino a scaldarsi un po' e a beic un caffè. Pa~ron~ gli anni, t.anli anni. Una mattina, :in piazza delJa Signoria, a Firenze, Malatesta riceve un « huon giorno, Signor Erricò » da un vcc– l'hio spazzino nnmicipalc. Dotato di una memoria ferrea sia delle fisionomie •·omc dei uorni, Malatesta è stupito di non riconoscere quel Tizio. Gli domanda chi sia e ,quegli gli dice: <e Son passatj tanti anoj. Si ricorda quella notte che io ero alla sua porta .... ». Era quel questurino, che aerbava in (•uore il ricordo di qucl1a gentilezza come sl con.serva tra le pagine <li 110 Jihro il fiore col.lo in un giorno so1cggiato dalla gioia di vivere. Mab· testa. nel raccontare quelrinconlro, aveva un .sorriso di dolce compiaccn~1,, 15

RkJQdWJsaXNoZXIy