Volontà - anno I - n.6 - 1 dicembre 1946

<'Onlu1s1i,vincolando t'ulli gli uomini nd sistema di <·aste del regime coqJo– ralivo. Ed è ben chi.aro che lo sforzo è stato vano. Eppure le id.ce essenziali di quell'errore rispuntano dappertutto, circolano come oro Uno nelle di– scussioni in cui si sente padare di <e unità nazionale», di (( Governo di coa– Jizione », di << disciplina dei "lavoratori )l e di <e discip]ina dell'impresa)), di una infinìtìt di idee che luttc pretendono condurre una forma sociale ben preordinata la quale, consentendo acl un meccanismo ipoteticamente impai-– zialc di g:overnare la vita di tutti da un centro, assicuri Ja 1>ace sociale. Il fascismo sopravvive ancor.a .in questa persistente az.ione di gruppi ristretti cbe creclono, magari in buona fede, di essere (( chiamati >) a sa.lvarc noi lutti. E ~li intellettuali, qualunque sia a loro pensiero, diventano an– c-h'essi roteJline nél meccanismo di asservimenlo delle moltitudini, finchè ~mch'essi si lascinuo sedune da1la costruzione fantastica di «fini)) lontani, e li 1Hopongono al loro prossimo come e( .soluzioni>> già pronte, chiedendo in sostanza sempre e so1o ubbidienza. Occorre risuscitare 'la volontà, risu– P=CÌtarc 1 1 inizialiva, fisusdtare il conlr.asto. Cioè occorre mettersi su una ~Lrada direttamente opposta a quella che ,stiamo per ora ballendo. Occorre che gli intellettuali si sentano anch'essi <C operai )), chiamati a Javcrare sulla via maes'tr.a dcl1a prova e dell'errore, da uomo Ira uomini, 110n gi:"1da Padreterno o Viccpadreterno. Pone:ndosi su un tale piano dj ,umiltà, gli ÌJ1tellcttuali darani10 ]'esempio vivi•ficatore d\m cosciente lavo· rare séconclo sè stessi: e sarà il loro conlributo migliore. Le << concentra– zioni )J ed i « rronti )) 1)iì.1o meno popolari, chi~dono·agli uomini <li rinun– ciaré a sè stessi, di scendere a compromessi con le propre idee, di 'infiac• chirsi ncHa sistematica ricer·ca di assurdi tra contrari, i quali gioYano solo ai pii, furhi. hwcce la strada della verità sta nel contrasto attivo e netto nel combatter~ e lavorare ciascuno secondo la strada che vede giusta, nella virile accellazionc della cl.iversità necessaria Ira gli uomini, e quindi del Joro necessario competere come fonle della creazione sociale. Sta nell'am– mellcre con eora)!µ:io, e .con fiduòa negli uomini e ,nella liber1:Ìlt il disor• dine tumultuoso d'una moltitudine di iniziative spontanee e indipendenti, nel veder sorgere da questo disordine, apparente non già un ordine perfetto nè un ordine dcfi11i1ivo, ma il mutevole equilibrio sociale che sari, hase 1>cr .altre lolle e per neazioni 11.1J1eriori. Noi abhi.11110 in .alto. a lalo clclle esperienze nos!re ormai 1< passale>), due saggi sloricamcnte compiuli e determinati. T popoli della Russia son g:ovcrna1i da élites. Il risultato è 101.1 lrag:ica· iueffi_sienza sociale, <'he lrova la sua con[erm.a nelle periodiche (( purghe)> con <'lii vanamellle Ja casi a dei padroni cerca .di tt·o,•are élites di pili abili -scrvilori. I •mali della socieLÌl feudale, i n'rn]i deHa società capitalisrn, vi son su1..-o/!ali dai mali d'una società burocratizzala, in cui un mjnimo di fon– ziona1itì1 è ottenuto sol~anlo togliendo -jn permanenza 'al vivere l'atmosfera della liberti,. · • In America è ancora in atto la società capitalista - ad essa riesce a so-

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