Volontà - anno I - n.4 - 1 ottobre 1946

Pia11i adeguai.i per le c {I.SP d'"bita– ::ionc devono accom pllg,w, .~i lt piani altrettcmto adefJuM.i per le istituzio– ni socfoli, cli.e permettono a gruppi piii larghi. di fare quello che fo, fa– miglia non pu.ò /lire: non si possono fosciarc questi ptoblemi, al domani. Lll ricchezza collettiw prende sem· pre più il posto della. rict.,/,ezzc,, in• dividuf.lle: /e,, bibliote()(t, l<t galleria ti' orte, la scuola, metl01w a portate, d<>I povero quello che m,clie il ricco trova difficile procurarsi .. Se 1.m'am• biente di ricreazU:mc per bambini si. tro1.m entro. un limitato quartiere ur· bano, alcune madri intelligenti JJOS· sono accordarsi per ··pre11der1.iecura a 111rno;ma se 11011:si: pensa che quel– l'ambiente va coiinesso con le case, occorrerà un impiegut.0 di. pro/essio- 1u>, altrimcnt.i esso sarà «bbam/o,iuto. E qtte$t.o ·vale per molte altre auività. Per ridurre .fe spese di mcmute,i– ::ioue, bisogna, affidorsi sempre più lll servizio volontario, offerto nel lo– ro t.em.po libero dagli individui, co-– me parte delle responM1bilità collet– ti.ve d'og,ii gruppo familiare. Parcl1i e viali dovrebbero .cssern •c1/.fidll1.i. alle cure degli. alunni ciel/e scuole. Se vo· glillmO uscire clall" ,guerm senza ca· dere •nél di.sfat.ti.smo e nell' iudi.f!eren– zc,, che seguirono l'c,ltrc,, guerra, bi• sogna t.ràsferire fllle atti-viuì civiche cli pace il princiJJio delle prestazioui pubbliche così e11crgicflme11te pruti– cato c~urante la guerra. Se si vogliono avere economia, e<1uilibrio, séinpli– ficnzione, bisogm, che i <:iu.<ldinisi assumcmo compiti primci assolti da i.mpiegai.i stipendiati. Parte essenzia– le del passaggio c,lla vit<i <lel dopo-. guerra, C1lhi società ,~ post-espansio• nista >), dcv'C!$.SCrequello ch~è .stato chicmwto il « ri(lssorbime1.1to del go– verno )). LEw1s Mu!'tUORo 1< 11Mese» volume IV, ,mmero 20. LOTTE DI PECORE. li Governo inglese ha ostìn3tamcnte lavorato in <1ues1i1.1liimì tem1,i l>Cf'((liberare)) po1JOli muhiformi dell'lndia. Ha concluso con la cos1i1uzionc di un Governo Joculc, ;¼!miautonomo, che lascia nelle mani degli inglesi le chiavi di tutlo <1uanto lo inu:ressi e rhc per il reslo Penser:1 d'ora iirnanzi da -sè al comJ)ito di assicurare'"' la swbilità ~q– ciale, di lar frullare il b\'oro delle mohitudini a favore dei J)Ochi, di garantire il 11re• dominio di .chi comanda. · Jn <1uesto J)rocesso - che non si potrebbe nemmeno chiamare formazione di uno Stato nazionale, in <1uanto l'Jndia non è una nazione ma un insieme di nazioni - le, 1oue tu i grandi Ca1>i indiani hanno inserita una tragica 1•arentesi di s.:ingue: rosì vasta~ f'he da secoli non se ne <ive,,a in India l'uguale. A Calcutta, nei oonflitti Ira indù e mus– ..uliuani. più di 3.000 son morti, e morii in modi .11roei, bastonali, seviziali, mn1ilati, cleiJ"·una ~ dell'ahra parte. - Perchè? Perchè vi sou due .serie di aspir.a111ial Potere: i c:11,iindù ed' i ca1•i mus– :-ul111ani\1Egli uni e gli al1ri non parlano della loro volontà di comando: parlano della Jibert3 dei loro 1>0poli. L·eterna. mascheca. Ed è tragico che i po1,oli si lascino Hludero e giungano a scannarsi, ferocemente, 1ier quella illusione di libertà, i'he nasconde la fame· di au1ori13 dei dominatori. Le 1•eeorc ~i battono tra lii loro a vantaggio dei lu1>i. S1upidi1à: Ma oggi quesla s1u- 1lidit3 è una pia;;a di tutti i paesi del mondo. 43

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