La Voce - anno III - n. 2 - 12 gennaio 1911

486 elevando a livello sempre meglio consolante? Dovremo dfre clic noi siamo vittime dell'ardente trasporlo della nostra fantasia, quando le sin– tesi e le teorie più ardimenlosc, le creazioni più acute di pensiero puro sui sistemi filosofici della 11atm·anon souo italiane pur troppo, ma ci ven– gono esse alt-resi dat di fuori? » Ci sono molti che non vogliono sentir dire queste cose, e danno in smanie e in ciampanelle. Dicono che cosi si fa torto al11ltalia di Galileo ec– cetera. (In r~altà gli è che nell'Italia vedono sè stessi). ì\ta non si tratta qui della patria di Ga– lileo; si della patria ... , di quei signori. I quali se oggi esce la traduzione barbara di un'opera barbara eccoli saltar fuori e dire (con evidente ignoranza della propria lingu~ e di queW altra) che la traduzione è bP.llissima, ma quanto al– l'originale .... via c'è di meglio da noi. E se un professorino pubblica una compilazione rachitica di un libro straniero, ecco il suo anticorpo, un professorucolo recensore ad affermare che anche dalJI Italia s'insegna qualche cosa al mondo. E se Ehrlich scopre qualcosa ecco che a Roma sui fogli delln capitale ci fan sapere che colà c'è l'onorevole llaccelli. E poi andate a lagnarvi se i Francesi col Taine parlano dell'anima italiana « figlia primogenite\ della civiltà moderna, im– bevute del suo diritto di primogenitura, ostinato nel suo rancore contro i Transalpini, erede astiosa dell'orgoglio romano e del patriottismo antico»; e se gl' Inglesi pigliandoci meno tragicamente scuoton la testa dicendo : è la nazione del car– nevale; e se i Tedeschi provocatici scagliano di quelle ù1gi11rieclte fan prude,~ le ma11i. « Oh se una ,·olta scotessimo via l'abitudine delle sbornie acquatiche, e, da poi che non può esser grande ognun che voglia e al primo mo– mento, ci contentassimo a esser schietti corag– giosi e onestamente gagliardi ! >> ALUEKTO VEDKANI Il punto morto nel sistema di Benedetto Croce. Esiste fuori di me in questo momento un in– dividuo umano che si chiama Benedetto Croce, autore di tali e tali libri? Se la Logic..t che ho davanti dice il vero, que'– st'uomo non esiste fuori cli me : la sua esistenza è un puro a/Lo del mio pe1tsiero, un .puro predi– calo, che non importa nessuna posi:ione di un oggetto separato da me che penso (Logica, pa– gina 1 ,9 e segg.). E pure io non mi posso li– berare dalla credenza c-he quest'uomo ci sia, non soltanto in me, ma anche in sè, e che se mai giungano ai suoi occhi, distinti e separati dai miei, queste mie strane parole, egli sorri– derà bonariamente della mia imperizia filosofica e penserà che io, individuo distinto e separato da lui, mi tormento vanamente in un problema che egli ha già risoluto. Leggo e rileggo la Lo– gica, per convincermi che una tale credenza è assurda, ma tant'è, io credo; credo.... in Be– nedetto Croce, e spero che egli non si avrà trop– po a male di questa esistenza in sè che la mia ingenuità gli attribuisce. Suppongo dunqne che Croce esista a Napoli ~ome io credo d'esistere- a Firenze, e lo prego di chiarirmi questo punto che per me è tormen– toso e nel quale, fino a prova contraria, io vedo il punto morto della sua filosofia. Se Croce non fosse mai nato (parlo così alla buona) il concetto puro sarebbe, credo, rimasto, ciò nonostante, quello che era, poichè nè lui nè io nè tutti i miliardi di uomini che furono sono e saranno possiamo aggiungere un iota alla sua universalità. L'esistenza è soltanto un predicato log;ico, che è dato insieme al concetto, tutta l'esistenza con tutto il concetto. li « ciò » è iden– tico al «penso», e siccome il ~ penso » è eterno, ne segue che anche il « ciò >) sia eterno ; e, ba– date, non il « ciò ,, come pura idea, come essere soltanto possibile, ma come realtà concreta: tutti gli innumerevoli ciò, che nel sistema crociano non sono diversi da quel primo immenso ciò'. Che io esista, che voi esistiate è in questo si– stema perfettamente indinerente, perchè il no– stro esistere non è un'altra cosa da quell' e, che non può non essere, e si potrebbe con pari di– ritto affermare o che noi siamo esistiti sempre e sempre esisteremo, o, ali' incontro, che non siamo mai stati e non saremo mai. Questa filo• sofia - si dice - ha superato il problema della morte. Veramente, ha superato anche quello (!ella vita : iden\ifiç~n(lo l'i11divid110 çoncrelo con l'idea, gli ha tolto la possibilità di morire, ma anche quella di nascere. li Croce sente anche lui la difficoltà; tant'è vero che accanto allo spirito teoretico egli ha posto lo spirito pratico, il quale è e non è pen– siero. L'esistenza, che nella Logica non trascen– d~ in 11essu11 modo il concetto, par che lo tra– scend.:\ in cerio modo nella Filosofia della Pra- LA tica, avvicinandosi assai a queila « pùsi:ione », che nella Logica è dichiarata assurda. C 1 t:: una volontà che crea, e l'atto di creare par che sia diverso dall'atto di pensare, un eterno venir fuori, mentre il pensare è un eterno rimanere in. sè. E l'infinita diversità del mondo si spiega precisamente con questo 11 euir fuori, che 1 se mancasse, anche il pensiero finirehbe, non aven– do più nulla da pensare. Qui il dogma hegeliano è quasi infranto, qui c 1 è movimento e vita ; ma il logico vi rialTerra, dichiarandovi a muso duro che voi vi movete e vivete si, ma contuttociò siete semplicemente un suo predicato, e che, se lui vi « foggia » per i bisogni pratici come un « cosi detto esterno», lo fa « percht: gli giova, salvo a riannullarvi quando non gli gio,·i più.» E che c'è di strano? Non son già millenni che poeti e filosofi ci han definito « ombra e sogno»? Sia; almeno però, non di un uomo nè degli uomini, i quali anche tutti insieme son pure ombra e sogno, ma di Dio vivo, di quel Dio a cui paragone tutti i vostri sistemi sono meno di un atomo nella infinità dei cieli. PIERO ~IARRVCCIII del La fortuna " Commento tt• Parlo, ben inteso 1 di quello che alcuni scrit– tori della Voce pubblicarono - numero primo ed ultimo - a Milano il 16 febbraio 1908, l' i– dea del quale è piaciuta molto al nostro amico Murri, al quale era molto piaciuto, un Jnno fa, anche il titolo. Tanto piaciuti, l'uno e l'altro, da prenderseli tutti e due. Si diceva del nostro « Con11nento )) : 1Voi cerchiamo di crear,· un nuovo li.po di giornale - ,,apido, lacouiro, crudo, siuce,·o - elle serva come di margine ai grandi .rion,ali. 1\loi commeutiamo sen=a riguardi ciò clte 'i-ti al– tri ,·acco11ta110. Le nostre principali i11le11zio11i sono: risvegHa1·e la coscienza dei buoni italiani dinau::i alle scioccl,ez=e, brutture e indegnità de(la presente vita 1·tatia11a, sì ciz 1 ile rlte ùdcl– leltuale ,· ùlleressa1'e i 11oslri ro11ci!ladi11i a tulio ciò e/te n"gua,·da la vita dello spirito,' insegna.re loro a pensare ùivece di chiacc/1ie– rare e a d-ir molle cose iu poclte parole. E il Murri dice del suo: Il Commento è iunan::i tutto una serie di note in margine - brevi, vivaci, 11ervose,spesso po– lemiche - alfa C1'011aca degli avven.ime11tipir't importanti delta quindicina ,. la caratteristica, brevemente tracdata, dagli uomini dei partiti dei libri nei quali essi si i111pcnl-ia110. 1lfe11treil lettore diventa sempre più /rellotoso, e il grande Jrioniale moderno, che stempera Ittite le 1·deee solletica tutte Le cun·osiLà, va restrin– gendo il campo di azione del libro, del periodico, del modesto giornale di p1rlilo, una rivista i.a quale 11011. segue i falli doril111eulc 1 nè li fruga per parlùolari n·cercl,e, 111a li investe di una. sua propria luce e co11siderazio11e li /or::a a rive– lare l'intimo s)irilo anima/ore e le dire:ioni profonde della vita, e dà un preciso criterio per valutarli, è correttivo necessario alla superficia– lità di giudizio od alla rapida e disalleula lel– !u.ra. Essa 11011, dice, 111asuggerisce,. pone ,ma que– stioue 11eisuoi termini veri, indica un punto di vista, sceglie, nella farragine dei fatti clte si ri– petono, il /alto clte è rivelato1'e di motivi profondi e di direzioni nuove delle coscienze, coglie il mo• menlo soslauziale di 1m libro o di una polemica, interviene 11eidibattiti potilici ,·eligiosi filosofici, con l'esprimere la reazione immedia.la e personate di spiriti sempre vigili ue/lo scrutare sè slessi e la vita. Poe/te pagine, adu11que 1 ma 1110/10 coutcnulo: pochi collaboratori~ ma roncordi nei criteri fo11- dame11lalidi valula::ioue dica t: spir/lualt: ,· sere– nità emergente dal l10111,Llo, chiare:::::a di una te– nue via di luce nella co11fusio11e,vo/011/it.clte - dove lauti si lasciano vivere, abba11do11a11dosi - opera per un su.opreciso scopo, affro11la11do in– teressi, passioni e collere effimere, per ohbcdi1·e alle intime voci dello spirito elle nelle coscie11::e si fa consapevolez::a, bonlà, dominio detta vita e detta storia. S'è un po' allungata e diluita per via, come si vede, ma l'idea è la stessa. Lo diciamo senza rancore e senza invidia e senza gridart: al plagio. E tanto meno per far paragoni. Dia– mine! i i;.iornali, in fondo, valgon per quel che v'è scritto dentro. Siamo contenti anzi dei• l'autorevole appoggio che dà ad una nostra ini– ziativa l'uso che il Murri ne fa. VeJere un cosi vecchio campione della propaganda e del giornalismo buttarsi dopo tant'anni d'esperienza a quel che noi si pensavé\ 1re ;:inni fa, ci con• sola davvero. Ci fa pen~are che l'organismo Bibloteca Gino Bianco VOCE di questa nostra piccola Voce cli qui a qual– che anno, se do,·esse cessare, sarebbe ripre– so e rivivrebbe con altre persone. Fatti forti dell'esperienza d'oggi osiamo però esternar la speranza che, anche morti e sepolti e passati, come quel primo ed unico numero del nostro << Commento », chi riprender~l il nostro tipo di giornale ci ricorderà almeno con una modesta lapide: « Qui abitò nell'anno .... » LA VOCE. Per Il •· Rifugio " del giudice Majeltl. Somma precedente L. 256,85 Emma Salvadori, Porto S. Giorgio 25,00 Giovanni Armerio, Torino 0,45 Lina, 'apoli 3,00 Prof. G. L. 1 Firenze, promettendo di far altrettanto per cinque mesi con- secutivi. 5,00 L. 290,30 ~ . -.,...,..,...,...,..,....,..,...,..,..,,,..,..,,.._....,..,-.,....,...,.~ GIUSEPPE PREZZ0LlNI, Direttore. ANGIOLO G1ovANNOZZI, gerenle-,-esponsahile. Plreoze - Slab. Tip. Aldino, Via de' Renai, Il • Te!. 8-85. COMUNICATO /t sig. Borgese co11/i111ro n giocare sul ca– villo. Le bone di Clii acce1111a ucl co111u11icalo della Voce so110 sempre quelle dcli' indice e del frontespizio dte la Casa Editrice llaliana per specialissima correttezza, auti per eccesso di cortesia ha ancora 1111a t 1 0l!a voluto inviargli. La di111oslra{io11eche il sig. Borgese l,n di suo p11g110 correi/a e lice11{iala lulla l'opera sua la Casa Editrice llaliana l'ha già data esa11- ric11/eme11/esu /11/li i giomnli della Casa. No11 hn da aggi1111gerealtro, 11011risponderà pii, a 11ess1maprole.<la o co1111111icalo del sig. Borgese sicura che il pubbliro ne abbia compreso q11a11l0 basti per formarsi 1111ro11cetlo det/n cosa o degli uo111i11i. Editore A. QUATTRINI Edizione della " V O C E " Il Canto sesto e nono dell'Odissea, recati in esametri italiani da FEDE– RICO AGENO. Saggio. Lire UNA (Rivolgersi alla nostra Ammlolstraiiooe, Via dei Reoai, Il • FIRENZE). IL COMMENTO numerounicoraro, escito a Milano il 16 Febbraio1908 SO J\I ~I ARI O L'ozio obbligatorio - JI processo Nasi - li partito economico - Giornalista pr?feta 4: giornalisti accattoui - Loisy - l\furn, muti mestiere! - La grnm,igna filosofica - L'ul– tima disgraiin di G. B.. V~co - 11 p<:>st~m~ cavaliere - Papiri egizia111 e danari 1taha111 - Negaiion<"' della morte - La nazione struzzo - Corre voce.... -- Avviso ai cri– tici d'arte - Tiro ai piccioni - Romain Rollancl - Luigi Luzzani - Cli ultii~1i so– spiri delle Riviste - Onoran~e a Serg1? Co– razzini - Risposta a \\!alt \Vh1tma11 per 11 suo Canio dell'esposizione - L'ultima bracconata - Ricotte - Spicilegio - Sciocchezzaio - Libri che dovete comprare. Prezzo Lire 1.- Si vende presso la nostra Amministr. Casa Editrice R. CARABBA - LANCIANO SCRITTORI NOSTRI COLLEZIOC'IE Dl VOLUMI LETTERARI DIRETTA DA G. PAPINJ Ogni volume di circa pagù,c 160 - L. 1. - Volumi pubblicati: 1. Mlohslanglo/o Buonarroti. Lettere con prefazione di Giovanni Papini. Voi. I (;496-1542). 2. Mlchelanglolo Buonarroti. Lettere con prefazione cli Giovanni Papini. Voi. II (1542-1563). 3. Ssr Glorannl florsntlno. Il Pecorone. Quindici novelle scelte, con prefazione di G. Papini. 4. Anion Francuoo Grazzlnl eletto il Lasca. La Strega. Commedia a cura di G. Papini. 5. Traiano Boooallnf. Ragguagli di Parnaso. Passi scelti a cura del D.r G. Gabriel. 6. Guido Cara/oantl. Rime. Con introduzione e appendice bibliografica di E. C. 8. Lorenzo d11IMsd 1 ol. Poemi. Con prefazione di G. Papini. 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