La Voce - anno III - n. 2 - 12 gennaio 1911

LAVOOI •. 882. . fuce ogni giovedì in Firenze, via dei Renai, Il .-,, Diretta da, GIUSEPPE PREZZOLINI · Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, C:uiton Ticino, L. S,00. Un numero.ceni. lO Anno III .;f, N• 2 .;f, 12 Gennaio 19ll SOM~IARIO: Lettera al Messinesi, ETTORF: C1CCOTTJ - Come si ricoslllulsce l'Università di hlcsslna, " LA Voci<" _ Il oailonallsmo . .. e la scienza ltallam1,ALDERTO VEDRANI - Il punto morlo nel sistema di Be- nedetto Croce, P1ERO ì\lARRUCCHI - La fortuna del " Commento" 1 11 LA VOCE 11 - Per il« Rifugio» del giudice Jlfajetti. LETTERAAI MESSINESI La Voce, che piil volte ha mostrato d'in– tendere e saper· trattare, dal punto di vista pif1 elevalo, la questione universitaria di Mes• sina, ha voluto nuovamente portare uo ele– mento obbiettivo nella disputa ancora viva sulla riapertura della Faco//à di lettere e di filosofia; e l'ha fatto, ripubblicando la parte più significante di un opuscolo pubblicato, io tempo non sospetto, dal compianto pro– fessore Cesca. Di fronte a quell'esposizione, sorretta da dati positivi e da cifre, avvalorata dall'espe· rienza personale di chi la scrisse dopo avere vissuto e insegnato per sedici anni a Mes• sina e a cui non fu opposta contestazione di sorta, quando fu pubblicata tre anni prima della catastrofe ; di fronte a quell'esposizione, che è ornai un documento, non dovrebbe essere lecito oggi revocare in dubbio le tri– sti condizioni in cui, già prima del terre· moto, si trovava la Faco//à di lettere per di• fetto di mezzi e di studio idonei, pel decre· scente numero di alunni e per la mancanza di tutto quanto è base prima e condizione di vita di ~o istitutod'insegnaf'!lento superiore letterario e filosofico. 11 male è che la ricostituzione del la Fa• coltà di lettere di .Messina non la si guarda, e non la si vuol guardare, dal punto di vi– sta scientifico, didattico, scolastico, da cui solamente potrebbe e dovrebbe essere guar• dala. È ornai una questione strappata al suo ambiente naturale e sereno, trascinata in piazza ; e a deviare la quale aiutano, come più possono, il sentimentalismo di alcu• oi, il raffinato calcolo di altri pochi, il pregiudizio di molti, l'inconsapevolezza di moltissimi, e, come risulta-ate, quello spi– rito di malinteso municipalismo, che, in Ita· lia e più specialmente nel mezzogiorno, o· mai costiluisce l'oslacolo piil vivo e più certo a qualunque efficace riforma, e ribadisce e suggella il danno e l'immobilità de' paesi stessi, ove, cc,n la pretesa di essere un ele– mento di salvazione, si afferma e grida più forte. Paesi, dove, o mancano nuove sorgenti di attività e di vita, o, corne accade anche più spesso, per torpore e per inesperienza, oon se ne concepisce la possibilità e non se ne ha la nozione, si attaccano, quasi con la disperazione del naufrago, a quel qualunque avanzo del passato, che se anche visibilmente intristisca o inaridisca di giorno in giorno, rappresenta almeno una memoria, una spe• raoza, un'illusione. A guarire - a curare almeno - questo male, di cui pochi sono più esiziali all'Ita– lia in genere e al mezzogiorno in ispecie - occorrerebbe una franca e amorevole voce, che all'occasione sapesse, sul luogo stesso, dissi• pare il pregiudizio; e dall'alto, occorrerebbe una mano ferma e previdente, che, sosti• tuen,lo, con provvida intelligenza, ciò che si toglie, aiutasse le utili trasformazioni e pia• cando cosi l'ombroso spirito municipale, se ne facesse un ausilio al civile progresso. Io ho pensato, cosi, tante volte, a un di• scorso semplice, alla buona, pratico ed ele• valo a un tempo, che si potrebbe tenere a quei buoni messinesi, se, fatte tacere le voci interessate di pochi e le tumultuarie, incon• sapevoli grida de' molti, si potessero agitare gli argomenti dd bene inteso interesse pub– blico e, insieme, della ragione. lo - vorrei dir loro - io, che sono stato tra voi cosi a lungo e sollo tornato tra voi neIle ore più tristi, sono stato rappre• sentato agli occhi vostri com, un nemico pubblico, percbè ho sostenuto che uoa scuola superiore, ioservieote a pochissimi, da po· chissimi de' vostri frequentata ancbe ne' tem– pi normali, oon si debba riaprire che quando una necessità realmente sentita e un'utilità pubblica dimostrata e la preparazione indi• spensabile de' mezzi idonei di studio giusti• fichino e rendano serio l'insegnamento da impartire. A me, che dicevo una cosa di tanto in– discutibile evidenza e di cosi incontestabile ragionevolezza - e lo dicevo, come poi è noto a molti di voi, col maggiore disinte– resse - son piovuti addosso insulti, ingiurie e minaccie di peggio. Nè io me ne ho per male, o vi serbo rancore. Come riconoscono, e stampano anche, tal• volta, i più chiaroveggenti tra voi, la sven– tura che si è abbattuta cosi terribilmente su voi, u vi ha resi irascibili e vi ha tolta « quella calma che è caratteristica degli spi· « riti di vita normale ... La vita è anorma· « lissima e l'esasperazione dell'animo spesso « ha il sopravveolo sulla r~gione. » Son queste le parole stesse, con cui uno de' vostri, che pi(1 ama la città, descriveva lo sìàto voslro, in questi giorni, ad uno de' giornali maggiori della capitale; ed è na– turale che cosi sia. In queste condizioni di animo e di vita facilmente si svisano le intenzioni e diffi– cilmente si ravvisano quelle vie del meglio che solo un occhio sereno può scorgere. Ma, se un momento di riflessione soprav– viene, sentirete dire a' meno sospetti, che qualche cosa di bene vi è venuto proprio da me, proprio mentre più pareva che volessi il vostro male. La ricostituzione precipitata della Facollà di lettere non era che la via alla ricostitu· zione precipitosa della Facoltà di scie,,{e e di medicina con materiale nullo o insuffi– ciente, nella sede provvisoria de' padiglioni. li che - come bene avvertì e pubblicò il professore O . .M. Corbioo - vi avrebbe por• lato a sperperare in adattamenti provvisori e in compensi al personale quelle somme che una legge consente di cumulare, e che, com• mutate, potranno servire un giorno a ricosti• stituire, nella città veramente restaurata, scuo– le ed istituti di ottirno impianto, degni del loro nome e fecondi di bene. Se ora - con vostro più certo vantaggio di domani - si parla meno di questa im– provvisata e malintesa ricostituzione della Facoltà di medicina e di scim{e, il merito si è dovuto bene, in parte, ad una polemica - forse troppo aspra talvolta come suole avvenire delle polemiche - ma che pure vi richiamava alla realtà. E vi richiamava alla realtà, anche, quando vi diceva che non giova cominciare la casa dal tetto e provvedere al broccato quando manca la tela, e che si fa cosi il gioco de' governi improvvidi e parolai, che, appagando i bisogni illusori e i desideri del superfluo, credono di acquistare il diritto a trascurare l'indispensabile e a non prov1edere al ne· cessa rio. Purtroppo un triste avvenimento, il cui evento avrebbe potuto essere più grave del pericolo corso, vi ha richiamato, es~o, alla realtà, e vi ha mostrato non solo come sa- BiblotecaGino Bianco rebbero aleatorie le biblioteche in case di legno, ma come - mentre si devia la vo– stra attenzione verso mète fillizie - è alea– toria la vostra stessa esistenza in dimore che una vampata può ridurre nel nulla, che per• i;.._,;i sole e l'acqua corrodono ogni giorno, avviandovi a trovarvi un giorno, previsto o inaspettato, senza una città e senza un rico• vero, quasi come al dom~ni della immensa catastrofe. E, ad evitar ciò, quelli che dicono di guidarvi e, all'occasione, vi eccitano, non hanno saputo trovare, in due anni, una parte dell'ardore e della voce, con cui hanno pre• teso mettervi in furore su la questione del· l'anticipata riapertura della Facoltà di lettere, che non è nè la questione di tutta l'Uni– versità, nè dell'abolizione di un istiluto. Ma vivendo, alquanto, in mezzo a voi, io bo potuto vedere, purtroppo, a che si ridu• cesse la vostra vita pubblica per qu~sta scarsa nozione de' maggiori interessi pubblici e per l'opera deviatrice di quelli che amavano me– glio assicurarsi il favore elettorale col solle• ticare facili illusioni e piaggiare pregiudizi comuni, anzichè parlarvi la parola della ve– rità e assuefarvi e organizzarvi alla lotta per più vitali e più legittimi e duraturi interessi. f: cosi che foste tratti a protestare e quasi a tumultuare, se, con l'abolizione del tribu– nale militare, Messina perdeva in tutto due avvocati fiscali, o se, in mancanza di sale per le lezioni, si voleva ridurre l'Aula ma• gna; e assisteste anche, talvolta, alla deci• mazione de' fanali in segno di protesta per ciò che oon era degno del vostro sdegno. Ma non si pensò punto ad allenarvi, anche allora, con uguale zelo, alla lolla per dare degna sede e sviluppo alle nostre scuole elementfri o per combattere il tracoma e la tubercok,fi o per sviluppare le industrie e i servizi a ·I porto o per dare impulso al• I' istruzion, 0 e alle istituzioni commerciali. Cosl, vi l illuse con i nomi, in cambio delle cose; e vi parve di aver realmente portata la vostra Università, col decreto di pareggiamento, al livello delle maggiori, quando i grandi sacrifizi, che si chiedono a voi, allo Stato, si facevano valere assai più a retribuir meglio il personale che non a dotare degnamente biblioteca, laboratori, istituti, a fornire insomma il materiale, i mezzi idonei d'istruzione più indispensabili e più utili dell'antiquato insegnamento orale. Se, ora, una grande, immane sventura vi ha colpiti, sarebbe saggio trarre, ccme si può, il bene dal male, e, dalla stessa azione distruttrice che non si potè evitare, svolgere un principio di rinnovamento. Una cillà, che si viene formando e svi– luppando nel corso dei secoli, finisce per avere nella sua strullura civile e sociale, per molta parte l'immagine della sua strultura materiale: molto di vetusto, d'antiquato, d'i– nutile, che si avrebbe repugnanza di demo• lire e distruggere, ma che nessuno penserebbe a ricostruire quando fosse crollato. Se una disgrazia ha ridotto una città in rovine, perchè, nel farla risorgere, si do• vrebbe riformarla sulla falsariga della tradi• zione, che può avere in molta parte perduta la ragione di essere, e non sulla traccia della ragione presente, che rappresenta il bisogno di oggi e la promessa di domani ? Perchè obbedire all'ombra de' bisogni o degli er– rori di ieri e non alla voce viva e a' biso· gni conclamanti dell'oggi? Guardiamo, cosi, per esempio, a quello che era e a quello che può essere I' Università, come complesso d' insegnamenti e d' istituti. Mentre cillà, come Milano e Firenze, non hanno quello che si dice una Universitit com• pleta, e in cambio, hanno saputo con grande loro vantaggio, fornirsi di altri istiluti corri· spendenti alle esigenze dalla vita moderna, in altre città minori si è tenuto ad avere I' U– niversità con,pleta, sul vecchio tipo, eia spesso senza trarre da ciò apprezzabili l'an• taggi. Pure, con quanta utilità non si Mrebbe seguito l'esempio diverso. Vediamo il caso di Messina. L' incantevole stretto è anche un vivaio ammirabile, dove è possibile trovare, tra· speriate dalle correnti, le più diverse va– rietà che possano interessare lo zoologo. Ed è in vista di ciò che il Dohrn, prima di impiantare a Napoli la sta,io11e{Oologica, che ora costituisce l'ammirazione e il richiamo degli studiosi di tutto il mondo, aveva pen– sato d' impiantarla a .Messina ; e ne fu di– stolto dalle mille difficoltà, con cui l'accol– sero persone non capaci d'intendere I' im– portanza dell'istituzione. Perchè, ora, accanto alla sta,iom {OOlogicatedesca di Napoli, non ne potrebbe sorgere una, favorita dalle con• dizioni de' luoghi, a Messina? E accanto alla Sta{io11c {OOlogica, perchè non potrebbe sorgere, per le stesse favore– voli particolarità topografiche, una Sla{io11edi pescic11lt11ra ? Dell'industria della pesca, del profitto che, se ne può trarre, del modo di regolarizzarlo, non si sa intendere ancora l' imponanza e l'opportunità, in Italia, dove abbiamo una scuola di pescicoliura a Roma, in una casa a pigione. Perchè non far sorgere a .Messina una istituzione, che studiando e preparando il modo di ripopolare le acque marine e le fluviali risollevasse un'industria cosi degna di cure e d'impulso? Priva di un hi11terla11t! industriale ed esteso, .Messina si vede conteso da un certo tempo a questa parte quello che una volta fu la sua notevole posizione com merciaie. .\Ila la sua postura, sulla volta delle grandi linee di navigazioni, le mantiene ancora importanza; e una popolazione che facesse ciò che occorre per trarne profitto, se ne potrebbe avvantag· giare ancora notevolmente. Una scuola com• merciaie di carattere pratico, modesta, dove si potesse acquistare un'utile preparazione a' com• merci e la conoscenza delle lingue straniere mo– derne tanto trascurate finora 2 Messina, sarebbe, dunque, perfettamente a posto. E, accanto alla scuola, troverebbe posto egualmente bene un museo commerciale od anche una semplice mostra campionaria - quale mai si ebbe a Messina - che, su di un punto toccato da tante navi di passaggio, promoverebbe scambi e agevolerebbe commerci a vantaggio di Mes• sina e del resto d'Italia. E, finalmente, la stessa triste insidia della natura, che ha fatto di Messina il teatro del più immane sconvolgimento tellurico, consi• glia esige ed impone che alla stessa infausta particolarità locale - per ragioni scientifiche e pratiche - si dedichi tutto lo studio, fatto con tulti i mezzi opportuni. Mentre tanta poca attenzione hanno dedicato i nostri gior– nali italiani alla questione, pure cosi varia e interessante, dell' 1 Università di Messina, un giornale straniero, la demière l,e11re, di Bru– xelles scriveva: e Aspeltando che si risolva » tale questione, che non è certamente pri,a « d' interesse, le persone sensata osservano che e si sarebbe assai meglio pensato a fondare « quella biblioteca e quell'insegnamento spe• « cialmente consacrato a' fenomeni sismici. « di cui si era parlato al domani della ca· •

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