La Voce - anno II - n. 53 - 15 dicembre 1910

l,A VOCF. Conto eorreute ron la P.. ta. Tommaso Nuoletti A. 882. Sig. Avv. (Cosenza) S. Giovanni In Flore (Scade 31-12-910) Esce ;ogni iiovedì in Firenze, via dei RenAi, U J/, Diretta da G[USEPPE PR EZZOUNI > Abbonamento per il Regno, T reato, Trieste, Ca oton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO, Anno II .,. N• 53 ~ 15 Dicembre 1910 L'IRREDENTISMO con art!c~li di S. SI~taper - G. A. Borgese - A. Spaini - G. Papmt - Un teorico - Idee di G. Mazzini - G.f Ascoli - G. Salvemini. - Note e Carte geografiche - Bibliografia. OGGI SetllilUMo •lllla-•lace. In Italia esiste assolutamente un sentimento antiaustriaco. Non l'ha spento nè la neces– sità diplomatica, nè le conseguenti misure di rigore e dichiarazioni umilissime del governo italiano, nè, in generale, la fraternità e l'af– fetto cosmopolita nello spi rito del nostro se– colo. L'Austria è lo stato clericale, papi<ta, senza possibilità di manifestazioni artistiche. Ed è naturale che quasi trent'anni d'alleanza po– litica non abbian prodotto non un accenno d'al– leanza sentimentale. I circoli politici neppure tentarono, quasi, di consolidare la Triplice con una propaganda a favore dell"Austria, come s'era fatto per la Germania (valendosi spe– cialmente della smania intellettuale verso il teutonismo), e come sempre s'usa, e riesce, in occasione d'alleanze impopolari. Ci furono, è vero, e ci sono due correnti d'amicizia per l'Austria: la pacifista della Vita lntcmatio– "ale (T. iloneta) che cercò d'andar formando da un gruppo di politici e letterati (comi– tato italo-austriaco : Berta Suttner) un' intesa di simpatia. Ma la premessa era la pace a ogni costo, e la più piccola scossa di realtà buttava all'aria le buone intenzioni. Mi pare che il comitato esista ancora, ma per modo di dire. La seconda è la moral~, implicita piil che esplicita, nella lotta per il discipli– namento e assestamento spirituale degl'ita • liani, che va facendo la Voce. Lo spirito ca– vouriano invece che garibalclino vede nel- 1' Austria un esempio magnifico di volontà antiparolaia e di coerenza politica che, anche se il suo estremo feroce sdegna la nostra ra• gione ed educazione libera di vita, è utile sia conosciuto e imparato dall'Italia anarchica dove un cazzotto dato da un questurino a un dimostrante minaccia di far cadere un mini– stero: È forse questo l'unico principio d'ele– mento ~ntimentale che possa avere un va– lore : ma - a italiani rifatti. Per ora perfino quegli stessi politici che sanno imbeversi della realtà politica e viverla come proprio affetto, non possono, per quanto abbian fatto, aver simpatia per l'Austria. Sempre si disse, soltanto : Non è possibile altrimenti. La Triplice fu ed è un duro imperativo di necessità, che colse la nazione appena essa s' intruse quasi di straforo nella vita europea; un asserragliamento e ingabbiamento ; una specie di nuova schiavitù esterna come tri– buto per la libertà interna. La Triplice le permise di rimettersi finanziariamente, ma le tolse l'orizzonte. L'Italia sente di non esser libera ancora. Libertà è poter comunicare autonomi, secondo le proprie convinzioni, con gli altri ; è l'accordo della vita interna con la vita esterna. L'esistenza dell'Italia invece è condizionata direttamente e bru– scamente dalla volontà altrui. La sua po– litica estera non può svolgersi in una linea chiara, che le dia i~ tutti i casi tranquillità di decisione, perchè deve rovesciare i propri atteggiamenti con lo spostarsi delle velleità altrui. Ogni più sincera manifestazione della sua anima è contraria al suo interesse. Deve imporsi una personalità falsificata, e baciare la mano di chi gliela fa imporre ; pigliare gli schiafli, e con il violaceo ammaccato della guancia dar il tono alla propria vita europea. La costrinzione violenta che la tien nella Triplice esacerba il suo naturale sentimento antia1striaco. L'Austria è ancora rabbominata nel ricordo e nella leggenda italiana. Sono vi,·e quasi tutte le particolarità e le hsi dJ• l'odio del 48 e del 66: i bafli impeciati dei todeschi, e con le teste dei todeschi, e noi faremo le burele ». . . . Radeschi è aucora vivo. E ancora viva almeno l'espressione del– l'affetto per lt: nazioni che nel nostro risor– gimento si sperava ci aiutassero: i prodi ma– giari, la sventurata patria polacca. Anche continua la duplicità di sentimento per il fratello slavo aizzato contro di noi dal suo oppressore o il porco croato che dove passa, è un brulicare di pidocchi e cimici. Non sono morti ancora tutti quelli che nelle guerre e ci sono scati » ; e i giovani - l'Austria non permette che dimentichino. L'Austria non ci conta: prima di tutto per la nostra perenne impreparazione su cui garrisce, come banderuola di richiamo o vessillo di appa– gamento re1orico, il nostro pe1enne discor~o sulla preparazione, di cui è logica conse• guenza l'opposto ; poi, la nostra ingenuità di– plomatica, antimachiavellica, che esagera la debolezza, ma non ha il coraggio di sfrut– tare la situazione politica che la nostra de– bolezza ha permesso ; poi, per un tradizio– nale concetto, che diventando a poco a poco illusione finirà probabilmente per deluderla. L'Austria è capace soltanto di capire e di dominare la realtà della giornata; ma ha riso allo stato d'animo che esigeva la formazione d'un Cavour. Per tutto ciò l'Austria tedesca (quella che ora impera) ha soltanto paura della Germania, degli slavi interni, e della Russia: ma di noi - perdona, o madre Roma I - se ne frega. Un'ombra di rispetto per l'Italia avrebbe fatto sorgere in poco tem– po l'università italiana a Trieste; un sem– plice desiderio di buttar un po' di velo sulle sue intenzioni avrebbe 'fatto concedere l'au– tonomia ai trentini. O almeno - poichè sa ~he il Regno è informato minutamente degli irredenti - le sue polizie non continuerebbero a imbastir processi incredibili, scioglier so– cietà di coltura, proibir gite, con una conse– guenza meravigliosa. Non attenua neanche momentaneamente la sua rigidità, se n<>n nelle settimane che precedono o un trattato commerciale o un convegno diplomatico, e soltanto apparentemente e per poterci con– vincere a patti incredibili. Cosi il popolo italiano è, specie nelle Ro– magne e forse nel Mezzogiorno, sempre sve– glio. Urla. Ma non altro. L'antiaustriacanti– smo è sentimento, non coscienza vigile verso la guerra : non dunque irredentismo, ma pos· sibilità continua d'irredentismo. In realtà si disinteressa abbastanza di Trento e Trieste; e per Trento e Trieste non ha mai pensato d'accettare di buona voglia gli armamenti. Certo che la sua redenzione è troppo recente, e troppo forte il senso della nazionalità, per– chè la lotta etnica degl'irredenti non si ri– percuota dolorosamente in lui. Ma - e Malta? e Tunisi? e buona pane della sua emigrazione? li fattore « Austria > è, in– somma, l'essenziale nel suo sentimento. Tanto più che l'Austria è padrona dei suoi confini; e il popolo intuisce pe, fettamente, nella ri– percussione per le spese delle fortezze se non altro, l'instabilità ansiosa e gravosa della sua esistenza. Nè bisogna dimenticare che noi siamo tur– bati da un grande malessere morale, il quale cerca d'impulso di risolversi attraverso uno ~quasso violento in un nuovo valore, chiaro Bibloteca Gino Bianco e prtciso. E gli squassi spirituali dei popoli souo o 'le rivoluzioni o le guerre. ~ - ~-,a ,;v~ione con Paoli Orani alla te– sta d'un movimento sindacalista inesistente, non sembra neanche a chi la desidera pos– sibile; la guerra - non si vede per ora al– tra probabilità o possibilità e desiderio o ti– more che contro l'Austria. Tutte queste, in riassunto, sono condizioni favorevolissime all'opera d'un partito irreden– tista che sappia senza ondeggiamenti la pro– pria volontà, qualunque essa sia. 01' Irredentismiattaall. Ma io cerco tra le affermazioni irredenti– ste questa chiara volontà, e tro, 1 0 anzitutto frasi, che se non fossero frasi sarebbero con– tradditorie reciprocamente; poi, tentennii fra realtà e desideri che non sanno affrontarla; poi, dichiarazioni o intenzioni recise che per ·ta bellezza del fatto dimenticano o le sue premesse morali, o le condizioni in cui può avvenire, o le conseguenze che può causare, o tutt'e tre )e cvse assieme. Vediamo. l'irredentismo repubblicano - È, nella sua parte sincera, il più vicino allo stato d'animo popolare antiaustriaco. Prosegue la tradizione democratico-garibaldina; non si prepara, ma sogna di poter fare un giorno le schioppettate. Crede nella Nazione Ar– mata, anche se la ,·ede non armarsi. Non sa, in generale, neppure che esistano slavi nelle province adriatiche. Cerca di tener vi– vo il ricordo di Oberdank. Crede che la monarchia sia ancora antirredentista, e che per riscattare le province irreclente avremo contro di noi • le baionette sabaude » - crede, o finge di credere: per non veder contraddizione fra il repubblicanesimo e I' ir– redentismo. Considera prostituzione di patria ogni lavorio diplomatico « antinaturale » : cioè non verso la repubblica francese. Vor– rebbe l'alleanza dei popoli latini, e pensa avverrà quando anche l'Italia e la Spagna saranno repubbliche. Nei più convinti l' ir– redentismo è un elemento pedagogico per l'educazione patriottica dei figlioli. Nella sua parte non ingenua, politica, l'ir– redentismo repubblicano è il continuare del malcontento per la soluzione unitaria mo– narchica; senza volontà propria, esistente o no secondo l'atteggiamento di casa Savoia. Non è necessario ricordare i molti conflitti fra esso e il monarchico, specialmente in questi giorni che, espulsi-ammessi i repub– blicani al congresso nazionalista, s'è trovata la formula conciliatoria in un duello, di preparazione, certo, al prossimo fra l'Italia e l'Austria. E qualcuno sa anche come i « battaglioni universitari » (repubblicani) ab– biano ,limenticato d'invitare al loro recente convegno di Spezia i e Sursum corda > (monarchici) ; onde la Gr,111JeItalia del 18 sett. 1 g I o scriveva : « In ·ultimo (e questa è la nota -.•eramente dolorosa)i dalla fretta, dal luoi,::o e dal modo con Cui il Co1web"l1O è stato impostato, ci è ap• parso in guisa chiara, come nella mente degli organizzatori vi sia il recòndito scopo di volere escludere n priori dal dibattito, una Federa• r.ione già costilUita, che è sotto l'alto PatrO· nato di S. ~I. il Re, che ha lo stes~o identico programma sintetico dei Battaglioni Volontari e che raccoglie intorno a sè il loro maggior nu• eleo, per contrapporre ad essa una nuo\•n for– ma di FeJerazione. » Quando la ragione di questi meschini comportamenti sottacquei ha coraggio di e ser sincera, arrischiando I" ire degli amici, s'esprime cosl : e 11 preci,,) dovere di quei sd<.lrnalircpubbli– c~rni n .1o~tro 8\'viso, sarebbe stato qUf'llo df unirsi a noi contro tutte fe maschere irredente tanto care alla monarchica 1rib1111a .... Ebhene, noi dichiariamo all'Italia 1\1uo1w (repubb. irred.) che continueremo come prima per la nostra strada contro l'irredentismo diventato, a que– sti chiari cli luna di distruziont! delle libertà interne, un ,·ero diversivo antirepubblicano. (Cre– puscolo - repubb. lombardo - 1 31 mano 1900; v. anche 27 gennaio 1900 do,·e ~i allude chia– ramente che prima bisogna pen~re alla repub– blica\.• E anche: « Trento e Trieste non sono, ri~petto all~ nazione italiana, quello che è l 1 Alsnzia•L-orcna rispetto alla Francia. Perché queste ultime pro– vincie fecero un giorno parte integrale della na• zione francese la quale se le vide ~trappare ; invece Trento e Trieste non fecero mai parte dell' Italia, come ente politico, per la semplicis• sima ragione che l' Italia, come ente politico, non esistette mai, se non forse durante I' Im– pero Romano : - e se il nostro irredentismo volesse richiamarsi a quel precedente, dovrebbe non già limitarsi a Trento e Trieste, ma esten• dersi a mezza Europa. Non si può dunque, relati\'amente a Trento e Trieste, parlare di provincie smembrate dalla patria perché di questa esse non furono mai, realmente, membri. Inoltre, nessuna comunita di storia, di tradizioni, di politica, tra quelle provincie e· le altre componenti lo Stato ita• liano. Fra Trento e Trieste da una parte e Napoli, e la Sicilia, la Sardegna, Firenze, Roma dal– l'altra, non vi è maggior comunità di storia e di tradizione, di quel che vi sia tra la Prussia e la Spagna, tra l'Inghilterra e 1 1 Ungheria Su che cosa si basa adunqut::, l'affermazione che lo Stato italiano ha un diritto su Trento e Trieste? (llalia del popolo, S luglio 1904). • Cosicchè l'irredentismo repubblicano o è sentimento primo primo, a cui bisogna dar ancora forma, o per la preoccupazione di partito arriva ad essere logicamente antirre– dentismo. Un terzo gruppo (il più numeroso) d' irredentisti repubblicani appartiene ali' /rrede11ti's1110 11asso11i'co - Ne ha già par· lato Prezzolini nella nota Austria o Fra11- cia? nella parte prima di questo numero. Aggiungerò qualche fatto. La sua identità con l'irredentismo dinastico è chiarissima, p. e., nelle importantissime relazioni della massoneria con Trieste. li partito liberale-nazionale triestino è mo– narchico. Cotidianamente si professa tale. Quello che più indigna i reF-ubblicani sin– ceri di qui (tanto che anni fa avevano, di contraccolpo, perfino simpatie con i sociali– sti triestini) è la partecipazione dei liberali ai lutti e alle gioie di casa Savoia. 1 liberali più spinti dicono per scusarsi che insomma casa Savoia rappresenta ora come ora l' Ita– lia, e hanno ragione; ma fatto sta che ogni distacco di frazioni dal partito liberale ha avuto sempre almeno una tinta repubblicana. Ora molti aderenti al partito liberale, e spe– cialmente i capi, sono massoni. Massone era anche, con tutta probabilità, Felice Venezian. A essi deve rivolgersi chi vuole un posto nei domini liberali. So110 essi i fondatori dell'associazione triestina e Libero pensiero >. li tramite della massoneria triestina con le logge romane è il cosidetto « Circolo trie– stino » di Roma; il quale mette capo a .Mayer che ha la proprietà del l'iccolo, gio– littiano, e della Stejm,i, anormalmente rin-

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