La Voce - anno II - n. 49 - 17 novembre 1910

436 LA VOCE cipio ... della corruzione ... cercando quel che c'è di comune e di singolo, di simile e di di– verso in quelle». Per spiegare il che, occorre ricordare che il Ferrero si è vantalo sul bel principio della conferenza d'avere fatto una scoperta impor– tante, vero· filo conduttore della sua storia e filo non scoperto peranco da nessun critico, il quale principio e filo è una interpretazione della « corruzione» degli antichi. Che cos'è la «corruzione,. lamentata dagli antichi ro– mani? lamentata ai giorni nostri dai nostri vec– cchi? « Ì! l'ambir tutti e procacciar di morire in luogo più alto di quello in cui ciascuno è nato» questo è un « dramma comune .... » il quale dramma poi è « una delle forze motrici dalla storia ,. e < per esso la fortuna, la po– tenza e la cultura delle famiglie, delle classi, dei popoli, declinano quando non possono più crescere ... » Ora questa verità, che certo il profondo marchese Colombi non doveva ignorare, di– mostra da sola la bontà del seme dal quale nacque. L' innovazione del Ferrero è vecchia, ho detto; e I' ho detto perchè essa è nè più nè meno che la vecchia sociologia. Lo studiar i fatti storici, astraendoli dalla realtà, raggrup– pandoli in schemi, esaminando il comune e il dissimile, è proprio quel che han fallo quei cento e più fabbricatori di libri di sociologia e criminologia in voga venti anni sono, che inventarono, con codesto sistema, l'uomo pri– mitivo, la coppia criminale ed altri fantasmi meccanici di questo genere, restando com'era naturale, a mezza via tra la realtà e la verità, fuori di quella per mancanza di individualità e lontani dall'altra per irraggiungibilità del– !' universale. Vi immaginate che cosa sia < la guerra » « la dinastia • « la burocrazia » fatta astrazion dai mezzi economici, dall'am– biente politico, dal momento religioso di un dato periodo? Q)1esti son argomenti da Lel– t11rn, da Steolo XIX, da Rivista del To11ri11g, e anche da Adolfo Venturi; illustrati bene, posson anche piacere quando s'è a 2000 me· tri sul mare e senza libri, stanchi d'una pas– seggiata, o sopra una piaggia deserta : ma battezzarli per « filosofia della storia », ma farli passare per cosa seria, questo nemmeno Guglielmo Ferrero ci riescirà. « Gli abissi della cronologia si richiuderebbero ..:~ Sì, ma quelli del!' ignoranza si spalanchereb– bero I Ed è inutile cercare con un gioco di bus– solotti di appiccicare ali~ Università la socio· logia che non hanno voluto; e con accor– tezza da leguleio accarezzar lo sciovinismo italiano e prender vento anche piegando le vele all'aura nazionalista che soffia, e persino appoggiarsi ali' anticlericalismo dicendo che solo i clericali son logici non volendo Fer- 11 Convegno per la Dunque è riescito bene. È l'opinione di tutli quelli che l'han seguito, di molti che v'erano venuti scettici, di me stesso che, francamente, vedevo assai nero. Certo, ogni convegno o congresso è quel che è, cioè ha i mali della famiglia o specie cui appartiene. Ma questo si distingue per alcuni caratteri. Primo di lutti la spontaneità. Ordinaria– mente intervengono ai congressi molte per– sone punto preoccupate dalla questione trat– tata: sia per inviti forzati, sia per la coin– cidenza di feste. Qui pochi inviti, punta reclame, nessuna festa. La stessa Voce, dal la quale era partila I' idea, non diede che pochi annunzi della riunione. Scarsez?a di mezzi im• pedi quel largo lavoro di diffusione del!' idea– tra le classi piì1 interessate alla questione. Dif– ficoltà burocratiche obbligarono a rimandare all'ultimo momento la spedizione dei biglietli di ribasso: molli che li richiesero non li ebboro. Si aggiunga che da parie di un gruppo assai numeroso che della questione si inte– ressa da anni, ci fu più che freddezza, ten– tativo di boicottaggio : non riescito, perchè la bontà dell'idea vinse parecchi individui che, come tali, se non come gruppo, parte– éiparono al convegno. Tutti quelli che ci vennero, dunque, ci vennero spontaneamente, anzi magari con dif– ficoltà d'ordine pratico o spirituale, e quindi ~onsiderarono la riunione con quell'affetto talora un po' persino egocentrico del quale si circondano le conquiste. Cosi sia detto per la stampa. L'odio cor– diale del quale è onorala La Voce da tutta la classe giornalistica, faceva pensare che poco o punto o con malignità essa si sa– rebbe occupata della riunione. A parie pic– cole eccezioni, e non considerando I' inevi– tabile difetto della rapidità e della incom– petenza del giornalismo d'oggi (che rispecchia e ripete la rapidità e l'incompetenza del pubblico), bisogna confessare che questo non è avvenuto o è avvenuto in misura assai mi– nore di quel che sarebbe stato ragionevole attendersi. In questi casi (non faremo nomi per non destar gelosie) la presenza di cor– rispondenti specialisti di alcuni giornali è stata veramente utile e ha servito di contrappeso. ln ogni modo tutto quello che la stampa ha detto non è, come per molte conferenze o congressi, imbeccata degli interessati. i\la questi vantaggi di spontaneità e di sin– cerità non si sono ottenuti che a prezzo di alcuni svantaggi. La disorganizzazione di al– cune parti, l'impreparazione di altre, avreb– be potuto guastare il convegno, se un gran buon senso e una decisione talora persino cruda non avesse dominato l'assemblea, unila al gran tallo e all'autorità liberamente accet– tata dei presidenti. Alcune relazioni scelte male furono dai convenuti decisamente av– versate1 e gli oraiori costretti a ritirarsi o a saltare e abbreviare. Ciò avvenne precisa– mente per la relazione del comm. Calabrese. L'impreparazione, I' impraticità, la disorga– nizzazione di yuanto stava esponendo questo funzionario, fa triste111enteriflettere alle con– dizioni dello Stato italiano, che in una que– stione cosi grave ha il coraggio d'anidare a persone tanto inadalle la risoluzione di deli– catissimi problemi. Poco miglior fortuna eb– be la relazione Chiadini, il cui errore fu di stemperar qualche idea buo11ae qualche idea cattiva, non nuo\·e tutte, in un brodo di teorie scientifiche e in divagazioni letterarie. Maestro di divagazioni fu però veramente Paolo Orano, che improvvisò con una ter– minologia astratta sopra uno dei temi più concreti e realistici del convegno. È vera– mente curioso che chi professa le teorie sin– _dacaliste, strepita contro l'intellettualismo, e protesta cJntro le classi borghesi incapaci di capire e d'occuparsi <lei!'operaio, dimostri poi di non viver per nessun modo a con– tatto con la vita operaia. In Francia il mo– vimento sintlacalista, che è tutto radicato nella realtà, ha invece studiato quali forme originali di unione sessuale e di nuova lega– lità nascano dalla vita sindacale. Accanto a questi, cui il Convegno, non per differenza di idee ma per senso di se– rietà, fece poco buona accoglienza, va posto anche il prof. Bossi, relatore sul neo-mal– thusianismo, che fece più male che bene alla propria causa, tanto esagerò le tinte, fu ine– satto, gonfiò le cose, citò a sproposito, e di– mostrò una tale lontananza dalla serietà scien– tifica, da far considerare che la vita univer– sitaria italiana dev'essere in condizioni assai tristi, a meno che il prof. Bossi non abbia conservato proprio per questo convegno la parte più scadente del suo spirito e per i con– corsi e per gli altri congressi la parte più seria e più salda. Tributo di ammirazione, di rispetto, di sim– patia ha arnto invece il Convegno princi– palmente verso due persone: la signora Majno e il prof. Foà, anche quando, come_nel caso mio, dissentiva dai fondamenti delle loro idee. La signora Majno trascende con I' opera sua le proprie idee, e nella sua persona ha dipinta tutta la storia della propria azione. BiblotecaGino Bianco rero al!' Università; nessuno si persuaderà che il Ferrero per formarsi degli scolari abbia bisogno di codesta cattedra. Lo potranno so– stenere nei giornali e nella Camera; ma in cuor proprio ognuno sentirà che si traila d'un equivoco ed' una stortura. Sta in fallo che l'unica ,ichicsta giusta del Ferrero è una cattedra. Ma questa catledra, nel liberalissimo staio italiano, che a clericali e a socialisti non ha mai negalo cattedre, egli può ollenerla purchè, come gente più di lui valente, si presenti ai concorsi e li vinca. Li vincerà di certo, non dubiti. Nessuna com– missione è cosl sciocca da rifiutare una cat– tedra a Ferrero: si intende una cattedra di storia antica, dov' egli tratti qualche cosa di preciso e non delle chiacchiere in generale. E alla peggio ci penserà il Ministro con l'ar– ticolo 69, senza far leggi e cattedre speciali e nomine a Roma contemporanee ali' espo– sizione. Per conio mio, credo che il posto del Fer– rero non sia nelP Università. Ma poichè si traila d'una picca e - scusale il giuoco di parole - d'una chicca, dategliela vinta a codesto ragazzo bizzoso, infatualo di sè, e che si lagna in un modo meschino e pette– golo, rinfacciando la mela e la fcn:accia che gli altri ragazzi del branco hanno presa. Per– chè questo, in fondo, è l'argomento più po– lente di Ferrero: l'Università italiana è tutta composta di pedanti, di camorristi, di falsi vincitori di concorso, di professori di lette– ratura che non sanno nemmeno la lingua di quella letteratura; e perciò .... No, è troppo crudele. Non sai ò certo io che trarrò la conclusione. Giuseppe Prezzolini. J,f Sappiamo c!,e E. Coppola t,a diretto a C FlTrero la se;rucnle lettera: Rom,, 12 ~ovca1brc t910 é."gregio Signore, Iro le110 nella Voce del 10 11ovetnbre 1 e constato ora nel fascicolo della .,\·uova Antologia del 1° novembre che nella con– ferenza « Storia e filosofia de/La Ston·a. » tenuta recentemente a Firenze, Ella ha creduto di qua– lificare liii certo numero dei suoi critici dello scorso giugno con l'amabile appellativo cli « 1110- 11c/li pre::::olali >>. Ora, io fui appunto tra i suoi critici cli allora: e lo invito quindi a dichiararmi in maniera espli– cita se con quelle sue parole intende\·a o pur no alludere anche a me, e percllè. Il suo dovere di galantuomo non Le permetterà, io penso, cli sfuggire all'obbligo di darmi una risposta cate– gorica,· precisa ed esauriente. Dopo di che, io prenderò eventualmenlc quei prov\'edimenti che mi parranno opportuni per tutelare la mia di– gnità. FRANCESCO COPPOLA. Roma. Questione .Sessuale. Sono diecine di anni di lotta e di amore. Il sentimento della maternità ha in lei assunto una forma religiosa. Io che, sento dire, sono piuttosto scontroso, so che mi lascerei dare da lei anche del birbante e chiederei mezza giornata di tempo per ri.!etlere prima di protestare, tanta venerazione provo per lei. Nella difesa della maternità, della aea– tura, ella ha dei gridi impetuosi di affetto, di convinzione, di protesta, come se rias– sumesse in lei tutte le m~dri che ha vedute oltraggiate dagli uomini, dalle leggi, dalla società indifferente. E questi gridi si sentono più forti in quanto sorgono sempre da un ragionamento che, quasi per civetteria, assume tutte le forme più elementari, più comuni. Ella dice spesso « io sono un'ignorante, una povera donna » e allora scatta su da questa umiltà, sincera del resto, tulto l'orgoglio di quelle che non sono uomini, ma fanno gli uomini. Certo, c'è del semplicismo e del naturalismo nelle sue affermazioni, ma que– ste sono vestigia del tempo in cui ella nacque, e che ella ha superalo con tutta la spiritua– lità della sua azione. L'apostolato del prof. Foà è conosciuto. Un uomo che in alta posizione scientifica e politica. resosi conio del l'importanza di un'idea benefica, vi si dedica con tanta pa– zienza e con tanta tenacia vincendo l'indif– ferenza che è più dinicile a sormontare delle opposizioni, recando semplicemente il suo aiuto e la sua parola da per tutto, con pun– tualità, con regolarità, con senso di disci– plina, e rinunziando alle comodità t agli agi de' quali potrebbe godere da buon egoista, è d'esempio • tutti gli italiani, e dimostra quanto si potrebbe fare di questo nostro paese se persone come lui non fossero ecce– zioni. Presidente ;1mmirevole - tanLo più nella delicata posizione di parte in causa - ha saputo regolar le discussioni, ri.1ssumer gli argomenti di tutti trovando in lutti il lato serio esposto, smuss&.rele angolosità, e meritarsi la fiducia di tutti. Anche qui quel che la teoria non conquistava, era conquistato dal carallere e dal cuore. Tre giornale e tre questioni principali: educazione sessuale, limitazione della prole, celibato del clero. Sulla necessità di una istruzione Iuli i sono d'accordo. Una divergenza è tra chi la vuol in famiglia e chi nella scuola; ma in cosa così delicata l'organo naturale pare in fondo la famiglia, più di tutto la madre, e quando manchi debba su– bentrar la scuola: tanto che nessuno sostiene che solo la scuola sia l'organo adatto. Un'altra divergenza è sull'et~ in cui si deve comin– ciare. i\tla intanto alcune tendenze verarnente eccellenti si manifestano: per esempio contro la formazione di manuali scolastici e di in– segnamenti specializzati e fatti da specialisti. PiÌI grave e veramente fondamentale è la divergenza sul concetlo informatore di questa istruzione, su ciò che trasforma questa istru– zione in educazione. La tendenza naturalista e positivista, parte dal basso e dagli inse– gnamenti puramente animali, con l'idea di giungere a dare un senso di responsabilità sociale. La téndenza idealista invece vuol partire dulia formazione del carattere interno, con un senso di responsabilità di fronte allo spirito stesso, applicando questa concezione ai fatti della vita sessuale. La prima parie dai particolari per giungere all'organico; la seconda dall'organico per imporsi ai parti– colari. Nella tendenza idealista si trovarono d'ac– cordo e i cattolici delle Unioni giovanili e un gruppo di idealisti che non credendo più alle religioni presenti le ritengono però sem– pre più opportune alla formazione del carat– tere, dell'istruzione naturalistica. !.'assemblea evitò l'urto di quer.te tendenze col votare una sospensiva, saggia in sè in quanto il convegno era piuttosto di studi che di so– luzioni pratiche, ma equivoca in quanto at– tirò molte persone che non intendevano accettare le tendenze positivistiche di chi la presentava e fu interpretata da alcuni gior– nali come vittoria di quelle tendenze. La questione del neo-malthusianismo dimo– strò come la tendenza a un contenuto idea– listico nella risoluzione di tutte le questioni sessuali risorgeva naturalmente: ma di fronte al neo-malthusianismo il gruppo formato il giorno prima si scisse in coloro che ritene– vano immorali le pratiche neo-malthusiane per i principi religiosi professati, e in coloro che ritenevano soltanto inopportuna per ra– gioni psicologiche e sociali una propaganda sistematica di quelle. Gli ordini del giorno Martire e Salvemini dimostrano questa sepa– razione ; mentre quel lo del Berla si stacca da quello Salvemini perchè ritiene opportuna la propaganda. lo debbo avvertire che su questo punto le osservazioni e le distinzioni del Sai vernini mi hanno fatto ricredere sul– l'opportunità di questa propaganda nel nostro paese. L'applauso insistente e caloroso che ha salutato il Salvemini prima del suo discorso non è staio naturalmente tributalo alfe sue idee, che 1 'assemblea non aveva ancora udite 1

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