La Voce - anno II - n. 45 - 20 ottobre 1910

418 posito; effetti di vestiario rovinati alla stufa di disinfezione per la bestialità dell'agente municipale addetto ai lavori; corredi da sposa non mai usati e messi insieme con stenti in– finiti, resi assolutamente inservibili ; mobili buttati per aria, allagati con latte di calce e ridotti in istato di far pietà; nei paesi vicini si sono finanche ridotti in pezzi i piatti e le cristallerie: e tutto senza indennità. Perchè l'indennizzo in caso di espropriazione o di danneggiamento per causa di pubblica utilità si usa solo quando si tratta della proprietà di lor signori. Quando è roba della povera gente, si brucia, si rovina, si devasta. < Mi bruciano il materasso - diceva un disgraziato - ; quando sarò guarito, dove andrò a dormire?> A questi piagnistei chi ci badava ? Salus pubblica suprema le,·; e silenzio ai bar– bari ! ( t ). Dopo i tumulti un manifesto dell'aOJtorità municipale ha fatto sapere ai barbari che sarà pagata una indennità per la biancheria resa inservibile dalle disinfezioni : forse si aspet– tano altri tumulti per avvedersi che sarebbe doveroso pagare subito, perchè la gente non può aspettare i comodi di lor signori per sentire il bisogno di sostituire con un mate– rasso nuovo il materasso bruciato. Ed è stato deliberato anche che la disinfezione degli am• bienti si farà con la formalina, senza buttar per aria ogni cosa, com'è necessario per le irrorazioni di sublimato. E cosi si è impli– citamente riconosciuto che i tumulti non e– rano ingiusticati. Ma se la folla, che tumul– tua buttando a mare un carro di disinfettanti, è barbara, che cosa sono coloro che hanno bi– sogno dei tumulti per avvedersi che occorre cambiare strada? Aggiungete a questo cumulo di insipienze delle autorità municipali e governative e di giusta irritazione nella poveraglia, la crisi e– conomica prodotta dai provvedimenti anno• nari. In un paese, dove fino al giorno prima era stato un indecente continuo lasciar andare in fatto d'igiene, e le autorità governative avevano sempre chiuso gli occhi sulla non– curanza elettorale delle autorità municipali, a un tratto si proibisce la vendita delle ver· dure e dei pesciolini crudi (2) e l'uso del– l'acqua marina per la panificazione a domi– cilio. - Misure preventive giustissime e uti– lissime, e l'autorità sanitaria non fece nè più nè meno del suo stretto dovere prendendole: ma non andavano lanciate da un momento all'altro come cannonate su una città presa d'assedio, senza preoccuparsi della crisi di fame che avrebbero prodotta; e fu delitto imperdonabile delle autorità amministrative e politiche il non avere prevenute e curate in tempo le conseguenze fastidiosissime di quelle misure. Proibire la vendita del pesce crudo, che rappresenta in questa stagione una buona metà del prodotto della pesca e che viene nelle reti insieme a quelle qualità di pesce, che si mangiano cotte, significa rendere improdut• tiva e perciò proibire senz'altro la pesca : cioè togliere dalla sera alla mattina i mezzi per guadagnarsi la vita a circa mille famiglie. Dopo i tumulti è stato deliberato che il pesce crudo sarà acquistato a metà prezzo dal Co– mune e fatto cuocere prima di essere messo in vendita : perchè si sono aspettati i tumulti? (1) In parecchi casi ho potuto accertare che l'occultamento della malattia, l'abbandono del cadavere e la sparizione della famiglia, sono stati determinati sopratutto dal desiderio di evi– tare la rovina della biancheria, degli abiti, dei mobili che sono la sola proprietà della povera gente. La paura della barella e il dolore di staccarsi dal moribondo, cioè i motivi sentimen– tali, hanno conlribuito solo in linea sussidiaria al tentativo di nascondere Ja disgrazia. Se in un paese « ci\"ile » scoppiasse la peste e si sta– bilisse che a tutti i milionari saranno confiscati i beni mobili, immobili e semoventi, quanti mi– lionari « ci\"ili » denuncerebbero la malattia per rendere un ser\"igio alla « signora collettività » ? (2) Chi sa quanti 11asetti schizzinosi si arricce– ranno a sentire che i « barbari » mangiano i pe– sciolini crudi. l\la le ostriche, di cui si adornano i banchetti dei « ch·ili », non son come pesce crudo ?Io - da quel perfetto barbaro che sono - mangio il pesce crudo ed ho a schifo le ranoc– chie, che si mangiano al Nord. È questione di abitudini e di ... pregiudizi. LA VOCE Rendere impossibile la pesca e proibire nello stesso tempo la vendita delle verdure, significava affamare tulta la cittadinanza a un tratto. Era lecito far questo senza assicurare per altre vie il vettovagliamento della città? Proibire l'uso dell'acqua marina nella pa· nificazione a domicilio, significava obbligare la povera gente o a non mangiar pi(t pane o a comprare il sale degli spacci governativi per salare l'acqua. Dopo i /1111111/t,; è stato concesso l'uso del– l'acqua marina, purchè raccolta in zone non infette. Erano, dunque, ne:essari i tumulti per far capire a lor signori che non è impossi– bile conciliare i precetti dell'igiene coi con– sigli della prudenza e della umanità? In questo disgraziato paese, gli ortolani sono costituiti in « lega », la quale è pre· sieduta dal Sindaco, il quale dovrebbe curare l'osservanza delle leggi sanitarie ; ed h:rnno avuto sempre la facoltà di trattare le ver· dure con le deiezioni umane non sterilizzate. In compenso votano per il partito del sin– daco nelle_ elezioni amministrati ve e per il deputato repubblicano nelle elezioni politiche. E chi va nel locale della « lega » degli or– tolani trova al post.:, d'onore il ritratto del deputato repubblicano. Viene il colera, ed ecco che l'autorità sanitaria governativa, la quale finora aveva chiuso gli occhi, proibi– sce a un tratto il solito sistema di concima– zione. Ha fatto benissimo e meglio tardi che mai. Ma dal momento che per tanti anni tutte le autorità erano stati colpevoli di de– bolezza verso gli ortolani, non avevano esse ora il dovere di riparare ai danni di quesfa impreveduta crisi, mettendo a disposizione degli ortolani i concimi chimici o il solfuro di ferro per la sterilizzazione del concime solito? Insomma, da qualunqne parte esamtntamo eopera delle autorità amministrative e poli· tiche in questo malaugurato periodo, non ve– diamo che imprevidenza, leggerezza, incapa· cità. In siffatte condizioni, che meraviglia se la massa, maltrattata e affamata, ha alfine reagito tumultuando? Da che parte si tro· vano veramente i « barbari > ? III. L'anarchiaamministrativa. I fatti, che precedono, basterebbero da se· soli a spiegare e giustificare ben altro che i tumulti avvenuti. Ma forse neanche essi avreb– bero determinato lo scoppio - tanto que– sta popolazione di « selvaggi » è difficile a perdere la pazienza - se per un mese di seguito il paese non avesse assistito' alla più goffa anarchia amministrativa, e non fosse staio eccitato ai tumulti da una lenta, con– tinua opera di insinuazioni malvagie. In quesl<' paese ci sono due partiti repub– blicani, due partiti monarchici, due partiti socialisti e.... un partito clericale. Press'a poco come a Cremona, paese civile. L'ammi– nistrazione comunale è tenuta sotto le ali protettrici del deputato repubblicano, da una coalizione, che si chiama « Repubblica N. r » e che è formata da uno dei due partiti re– pubblicani, da uno dei due monarchici e dal partito clericale. La opposizione che si chia– ma « Repubblica N. 2 », è formata dagli altri repubblicani, dagli altri monarchici e da alcuni socialisti, che per allearsi al N. 2 si sono divisi dalla Sezione ufficiale del Par– tito. La Sezione ufficiale del Partito Sotiali-'' sta si astiene dalle lotte, ed è volta a volta vituperata o lusingata ora dagli uni ora da– gli altri. Per il N. 1 1 ii colera è stato una specie di manna miracolosa: si possono avere molti quattrini dal governo per combattere la epi· demia, e con questi quattrini si possono con– tentare molti amici con uffici straordinari, indennità, sussidi, ecc. ecc. ecc. Però il co– lera può rappresentare anche un pericolo grave: l'amministrazione può essere costretta dalle autorità superiori e tenere pulita la città, con grave danno dell'appaltatore dello spazzamento, che pesa nelle elezioni con un centinaio di voti; può essere obbligata a moltiplicare le contravvenzioni sanitarie, a prendere provvedimenti preventivi impopolari, a scontentare gli ortolani, a mettere in pe· ricolo, insomma, le basi della organizzazione elettorale. La tattica del N. r, pertanto, è nettamente segnata : chiedere al governo mol– ti quattrini e rifiurare ogni controllo. Quanto a combattere sul serio l'infezione, l'ufficiale sanitario darà gli ordini che -::rederà oppor· tuni: ma l'amministrazione comunale li farà eseguire finchè potrà, e come potrà. Tanto, cento morti di più o di meno non modifi– cano le tavole della mortalità di tutto il Re– gno; mentre cento elettori di più o di meno spostano la maggioranza elettorale del Co– mune. Viceversa, è naturale che l'autorità gover– nativa, sulla quale in un modo o nell'altro graverà la massima parte del peso finanzia– rio delle misure profilattiche e che deve as– ~icurarsi della serietà della lotta contro la epidemia nel l'interesse dei paesi immuni, ha il dovere di sorvegliare !"opera delle auto– rità loc;tli, sai vo il caso che abbia piena fi- ducia nella loro diligenza e onestà. Di una fiducia di questo genere pare non fosse degno il N. r agli occhi del Prefetto di Bari e dell'Ispettore generale sanitario man– dato quaggiù da Roma a combattere l'epide– mia: e chi conosce quel che qui bolle in pentola, difficilmente potrà reputare ingiusta la diffidenza delle superiori autorità. Ma, data questa diffidenza, occorreva procedere senza riguardi ; mandare qui un commissario sani– tario prefettizio, con figura ben definita, il quale concentrasse nelle sue mani tutte le funzioni sanitarie, ;;,vesse poteri coerciti\li su tutti i funzionari addetti alla pubblica igiene, organizzasse sotto la sua unica responsabilità tutti i servizi, sorvegliasse personalmente la erogazione dei fondi, si sostituisse insomma in tutto e per tutto alle autorità locali, la cui opera era reputata, a torto o a ragione, deficiente o- malfida. Il guaio era che, per questa via, si scon– tentava il N. 1. E il prefetto Gasperini - vero tipo di funzionario giolittiano, abilissi– simo nelle piccole porcherie dell'amministra– zione giornaliera meridionale, ma incapace a fronteggiare le grandi difficoltà; dimostra• tosi inetto nella prefettura di Napoli durante la crisi del terremoto siculo-calabro del 28 dicembre I 908; responsabile delle recenti stragi di Andria e di Bari; destinato ad es– sere mandato via per queste stragi, ma la– sciato in ufficio pel sopraggiungere della epi– demia colerica, cioè a causa di difficoltà straor– dinarie che avrebbero dovuto consigliare pro• prio l'allontanamento della sua incapacità - il prefetto Gasperini non era uomo da fare lo sproposito di mettersi in urto con un'am ministrazione comunale rappresentata da un deputato di Estrema Sinistra. Siamo o non siamo sotto un Ministero democratico ? Si prese, dunque, alla prefettura una via di mezzo; si deliberò di inviare a Molfetta una persona, che dovesse non si sa se con– sigliare o dirigere o sorvegliare l'ammini– strazione locale, senza titolo e senza poteri determinati, salvo a trasformarla in caso di necessità in vero e proprio commissario. E per questa missione equivoca e insostenibile non si scelse un funzionario amministrativo, agli ordini del quale, se si credeva insuffi– ciente il corpo sanitario locale, si poteva mettere una squadra della Croce rossa, re– stando ttjficiosammte intesi che il Medico co– mandante della squadra avrebbe consigliato e diretto il funzionario amministrativo nella porte tecnica del suo ufficio, rimanendo egli personalmente estraneo agli attriti ammini– strativi inevitabili e limitandosi officialmente alla esecuzione dei provvedimenti sanitari. Si com mise i I madornale errore di affidare quel– l'ufficio indefinito e poco simpatico proprio al Capitano della Croce rossa in persona I E si persistè nello sproposito anche dopo che la Repubblica N. t aveva fatto sapere al Prefetto per mezzo del suo degno deputato che di Croce rossa non si sentiva la neces– sità. Cosi si ottenne il bel resultato di scon– tentare la Repubblica, di mettere la Croce rossa in una posizione assurda, e di rendere inevitabile un conflitto continuo fra l'auto• rità comunale, che legalmente rimane,•a illi– mitata e tàle aveva interesse a rimanere e il Capitano della Croce rossa che senza ~o– teri ben definiti doveva sorvegliare e diri– gere l'opera dell'autorità comunale. BiblotecaGino Bianco Com'erd naturale, la Croce rossa fu ac– colta dal N. 1 (29 agosto) come il cane in chiesa. Il Capitano esigeva che l'ispettore dello spazzamento portasse a 2 2 i r 3 carri per la raccolta dei rifiuti, come gliene fa obbligo il capitolato d'appalto : e il Sindaco, memore dei cento voti, nicchiava. Il Capitano faceva elevare contravvenzioni dalle squadre messe ai suoi ordini : e il Sindaco a condonar le contravvenzioni. In questo momento passava un carro di acqua di calce ad allagare e di– sinfettare la strada per ordine della Croce rossa ; e cinque minuti dopo una donnicciola veniva fuori di casa con un vaso da notte pieno di ogni bene di dio a versarlo sull'ac· qua di calce, sotto gli occhi di una guardi3 municipale, che eseguiva puntualmente la consegna di russare. Fu un mese continuo di attriti, di con– trordini, di conflitti di attribuzioni, in cui la Croce rossa si trovò a poco a poco esposta all'ostilità sistematica della Repubblica N. t, e per conseguenza circondata dalle simpatie e dall'entusiasmo sistematico della Repubbli– ca N. 2. Intanto il colera faceva la sua strada. E dalla mezzanotte del 20 alla mezzanotte del ~ 1 settembre, si avevano ben t 2 casi. In prefettura cominciarono solo ora a capire che occorreva uscire dall'equivoco; e.... ci rimasero, Cioè la sera del 21 settembre l'i– spettore generale comm. Ravicini comunicava al capitano Fiore la sua nomina a Commis– sario prefettizio, e un maggiore dei carabi– nieri ne dava annunzio ufficiale alle squadre di vigilanza chiamate a rapporto con grande gioia del N. r e con costernazione del N. 2. Il giorno dopo il Corriere delle .A,g/ie dava la notizia che il Prefetto aveva nomi– nato Commissario prefettizio, non il capitano Fiore, ma i I medico provinciale Masi. Gioia del N. t e costernazione del N. 2. La sera stessa si sa che Masi è commissa– rio, ma non risiederà a Molfetta e le sue funzioni saranno esercitate dal Capitano della Croce rossa, Gioia del N. 2 e costernazione del N. ,. E subito dopo, provvedimenti igienici e divieti annonari su tutta la linea. Questi provvedimenti e questi divieti - come bo detto - erano logici e necessari. Toccava all'autorità amministrativa locale stare ai fianchi dell'autorità sanitaria, per prevedere le conseguenze economiche delle misure pro· filattiche, e promuovere in tempo dall'auto– rità politica tutte le provvidenze opportune ad alleviare la crisi e prevenire guai. Ma fra il Commissario sanitario e il Sin– daco erano rotti i ponti. Ognuno andava per conto proprio. E il Sindaco non aveva nes– sun motivo per disperarsi se le cose andavan male. Tutt'altro. Chiunque andava a lamen– tarsi con lui per un pozzo chiuso, per una contravvenzione contestata, perchè era vietato attinger acqua marina, perchè era vietato vender frutta di mare, ecc. ecc., era accolto con un cenno d'impotenza desolata: « È la Croce rossa ». E le guardie municipali, le guardie campestri, gl' impiegati municipali, i capi elettori, tutta la organizzazione della Repubblica N. 1 a ripetere ai malcontenti e ai protestanti : « È la Croce rossa » ; " se non se ne va la Croce rossa avremo sempre il colera • ; « questo non è colera, ma i si– gnori della Croce rossa ne approfittano per papparsi trenta lire al giorno per uno » « Fiore rovina Mo) fetta » ; « cacciamoli via ». Ed ecco incanalato il pubblico malcontento contro la Croce rossa. Ecco i tumulti al gri– do: « Abbasso la Croce rossa ». Ed ecco la stampa di tutti i partiti a libe· rarsi della seccatura di accertare le respon– sabilità e di esigere che si provveda sul serio p~r l'avvvenire, attribuendo in coro i tumulti alla inciviltà e ali' ignoranza. IV. L'ordineè rlstablllto. Oggi le acque sono tornate calme. Il pre– fetto finalmente ba capito il latino: ha pro· mosso Ispettore sanitario per tutte le Pu– glie il comm. Fiore, e cosl l' h1 rimosso da Molfetta, ed ha lasciato padrone del campo l'ottimo sindaco repubblicano del N. t. « Ora

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