La Voce - anno II - n. 32 - 21 luglio 1910

364 LA VOCE di pubblica coltura» che da esso emanasse« una coltura di spirito moderno», che dall'averlo aperto come « agone ai più noti ed ai più i11 vista >> sia derivato alla cinaclinanza salutare risve– glio : ma a tulle quesk belle cose, 111i si per– metta di mettere innanzi i miei dubbi, associati a quell: di autorevolissime persone. L'aAermare che l'Ateneo Veneto esplica ora una <~ mirabile attività >> quando alle sue sedute qualcuno ci va a dormicchiare, è 1 mi pare, asserire una cos.l non verd. Solo coloro che conoscono la storia del nostro Ateneo, possono formarsi un'adeguata immagine cli quello che fu una volta, e di quello che orn esso è : se si ccceUui solamentP. il do– lorosissimo intermezzo politico dal '48 al '58 1 l'Ateneo Veneto ebbe periodi d'intenso sviluppo, nei quali, intorno alle letture, conferenze, me– morie che pur si sono sempre fatte, s'addensa– vano opere, se non rilevanLi per novità di con– tenuto, ctrto indiscutibili per serietà di metodo e di documentazione e per gravità di mole, quali si convenivano « viris cia1Ai:Ssi111iS, de sàeutis lil– terisque ►>. E questo era della storia come della giurisprudenza, delle arti belle come delle scienze politiche e sociali, della medicina e della fisica, delle lettere come delle matematiche, in modo che il svdalizio era perfettamente legato alle tra– dizioni più severe, e allo stesso modo non tra– scurava nulla per uniformarsi alle aspirazioni, alle tendenze, agli interessi della città, così da rispecchiare il movimento degli spiriti e delle cose veneziane. Ora io non dirò che presente– mente, in seno all'Ateneo, manchino del tutto gli zelatori e i cultori del vecchio ordine di cose, ma bene sostengo mancare in essi una ordinata selezione, una fervida, spirituale partecipazione, una libera personale esplicazione : tutte cose che, sole, possono far brillare un ente morale, quale è l'Ateneo, che vorrebbe accentrare gli studi e l'educazione superiore della città di \'e– nezia. L'Ateneo Veneto raccoglie buona parte di quelli studiosi di storia, che coi loro sistemi de– pauperativi, colle loro pazienze archiviste, colle loro minuzie tardigrade, non fanno - magari inconsapevolmente - che cristallizzare sempre più quelle forme di benigno adattamento in cui l'istituto prosegue da parecchi anni. Cultori di altre scienze sociali, politiche, giu• rirliche, matematiche, mediche, naturali, astro– nomiche, s'aggrupparono, un tempo, attorno al– i' Ateneo recandogli lustro e decoro, e alcuni, tratto tratto, ci ricadono anche adesso, per quanto · - ripeto - l'affetto e l'attaccamento per questa istituzione sia, ora, assai diminuito, e la coope– razione cli parecchi individui si limiti soltanto al nome di effettivo od 011ora1'io, che passa come una stella filante sull'orizzonte accademico del– !' Ateneo. Noto che parecchi accaçlemici profes– sano le scienze positive,. e che da qualche anno le lettere hanno delle rappresentanti femminili. Conferenze e lezioni. Il dovere che obbliga ogni socio a leggere, per turno, un lavoro di qualsiasi argomi::nto, ge– nera - oggi che specie nel popolo occorrono idee e cognizioni chiare - una specie d'insalata che è facile imaginare. Non si è ancora bastantemente capito I' indi– rizzo che devono seguire le lezioni fattè al pub• blico in generale, e al popolo in particolare: esse devono essere organiche e non generare confusione ; e di questo era persuasa la pre– sidenza dell'Ateneo stesso che fin da 30 anni addietro, sentiva il bisogno di dichiarare che « chi tratta argomenti popolari, non de,·e por– tare sul tappeto della pubblicità che que~li ar– gomenti i quali non possono ingenerare alcun equivoco nell'ignaro ascoltatore, e 11011 mai quei problemi che resistono ad una soluzione com– pleta, che danno luogo a controversie tra i dotti, delle quali se si impossessasse il pubblico, po– trebbero essere arra di discordie e di confusione e nnc:he di disistima per la scienza ed i cultori di essa » (ad. orci. 25 Geun. '77). Ora, i 1>reposti alla direzione dcli' Ateneo possono dire sincera– mente di avere operato in conformità a questi dettami, o piuttosto di non avere liberamente vagato, ciancio cli cozzo nei vetri come i 1110- sconi? Tanto per non risalire troppo in su, le recenti conferenze su Cesare Lombroso del Dr. Luigi Cappelletti, e su \Villiam James di Giu– seppe Tarozzi sono proprio all'opposto di qunnto era nelle buone intenzioni del vecchio president~ Sante Ilo. Sorpasso poi sulla nullità, frivolezza, ciarlata– neria, insensataggine e gravezza mattonosa della maggior parte delle esercitazioni, costretti i diret– tori medesimi del corpo accademico a riconosc:ere « l'alllizione di conferenze senz'altro sugo all'in– fuori di un battimano al conferenziere prima che cominci, e un battimano più cordiale quando ha finito » (Riv. dell'Ateneo Veneto 2- 11 05). A volerle pescare coll'a1110, fra tante centinaia di conferenze ne salta fuori qualcuna che ha sin– cerità di concetti e calore di sentimenti. Lezioni di storia veneta. Poichè uno dei lodevoli scopi statu~ri dell'A– teneo fu sempre quello di diffondere le cogni• zioni della nostra storia, Venezia fu la prima in Italia a istituire una cattedra popolar~ ptr le• zioni di storia patria, le quali, qui, riguardano, più propriamente, lo studio della storia citta– dina, studio che dovrebbe essere un conlinuo e necessario comento a qud problema adriatico che tanto preoccupa l' Jt,ilia. I..' inH::nto sorse fin dal '69 nella mente del senatore Luigi To– relli, ma le lezioni vennero regolarmente sta– tuite circ:t una quindicin:1. d'anni fa, col cleside. rio che fossero: « sintesi cli fatti principali, idee semplici, dette in forma pian~ e anche, se oc– rorra, aneddotica, per adattarsi alle esigenze mi• nori, per meglio imporle nella mente ciel po– polo, in modo che la storia diventasse, inson11na, pdpolare, come un dì furono le imprese dei Pa– ladini di Francia ». E noi vorrtmmo che la storia scendesse verameme cosi nello spirito di chi t'ascolta, come una canzone cli gesta, perché fosse effir:ace; ma finché non c' è dentro ca– lore, vita, passione, medesimeua, incarnazione, direi quasi di ciò che si vuol dire e rappresen– tare, finché nelle azioni mirabili e nei grandi personaggi non s'infervora quell'amore, per cui solo essi possono apparire sublimali, per cui l'identità umana apparirà uguale tanto nelle epoche dei Comuni o in quelle recenli del Ri– sorgimento, la storia resterà sempre fotografia fredda e diluita, non proiezione animosa della vita : convincimento, raziocinio e sentimento storico ri111arrnn110ugualmente lontani dai di– scenti. Nondimeno a guardare le statistiche, che sono sempre le polizze cl'assicurazioni di cer– tuni, c' ~ qui una frequenza abbastanza assidua alle lezioni, e su per giù, una dozzina d' indi– vidui fanno gli esami: le donne in maggioranza degli uomini. Piaga più dolorosa sono i dantisti : dal '904 (e si credette fare buona cosa) s'è cominciata anche qui, canto per canto, la rovina della Co~ media. (Co11ti1111a). MARIO GIRARDON. La gloriosa tradizione. L'Italia è il paese delle meraviglie. L'altro giorno ci fu una Com– missione di inchiesta così sensata eia dichiarare in pubblico documento l'inutilità dei nostri Istituti di Belle Arti. Son cose, queste, che oggi non v'è persona di comprendonio che non ri– tenga verità più che comuni. l\ra di questo pa– rere 11011 sono stati i professori del nostro Jsti– tuto fiorentino, i quali han protestato « contro chi credette di poter sopprimere la gloriosa tra– dizione cli scuole, nelle quali hanno trovata guida sapiente e amorosa, scultQri, pittori ed architetti, che con l'opera loro geniale tengono alto il prestigio artistico d'Italia». Già, è vero: chi non si ricorda di Ussi, di Gordigiani e del– !' impressionante Vinea? Né si dica che Segan– tini fu mandato via dall'Accademia di Milano; cos'era, ditatti Segantini appo tali geni, appo tale gloriosa tradizione? - Ritorneremo sulla faccenda, che è importante, e intanto approfit– tiamo di queste due righe per fare una mode– sta proposta: che i soldi risparmiati abolendo gli Istituti cli Beli~ Arti, servano a mettere in pensione, primo, i professori di filosofia del di– ritto, e poi, se tutti non c'entrano, due terzi dei professori di stilistica e retorica. l. v. * Lettera laatlle di A. Pellluul (vedi n. 37). Signor IJirttlort, leggo, tornando io Italia, i commen1i coi quali Ella ha accomp.,gnato sulla Vorc la mia let1era da Lisbona. Di quan10 concerne la mia pera<1cae l :a.mi :a. \'ila e.redo inutile introtltenerc uheriormentc i lettori del suo giornale; 111010 più che io ho a chi renderne conto, e di quanto faccio rispondo appunto, pienan1en1c, a chi di dovere. Ma Ella ht11olleva10 n mio riguardo anche una ques1ione di correllena leuerada, della quale mi duole non m'abbia discorso le mohc volte che mi aono inconlrc.to con Lei; chè in 1al caso 'Le 1l\'rei ratio rile\'are alcune circostanze che sembrano esserle sfoggile, e che forse te avrebbero dimostr:ito come io non sia responsabile del reato - diciamo cosi - attribui1omi. Dunque, io ho pubblicato come inedita una lenera di Goe1he, che era invecc 1 edita. t vero. Se non che andava avvenito chia– ramente come io, il q!Jflle non esercito professione di studioso nè d'insegnanti! di leuer1Hura tedesca, in quel caso non faceni altro se non rendere di rubblica regione una no1itia che mi ve– niva da quel degno uomo e .buon conoscitore della leucratura tedesca, che ~ il pror. Mario Schiff. Il pr,,(. Schiff è insomma cadu10 in una di quelle sviste nelle quali chiunque sia pratico d' indagini letterarie e atoricht ,a quanto sia focile cadere; e delle quali nessuno che abbia tra– scors'l buoM pnne della sua vita negli studi, sia egli grande o piccolo, può van,arsi di non aver mai peccato. L'errore fu, prima che da nhri, pubblicamente ll\'vertito dallo nesso pro(. Schilf, che resta per mc e per quanti conoscono la sua operosità, la sua cohuu, il suo ,pusionato amore pu gli studi, quell'insigne valentuomo ch'è sempre staio, ora come prima. Nè tt mc parve (per quo.nto la mia parte di semplice reluorc mi ponesse al c,1pe1to do ogni rcspon!l:lbilità nella s\'ista\ nè a me parve ncccs~rio argiungerc alla sua rc11ifica, altre rettifiche du pane mia, per avv<nire clamoro111mcnte il pubblico che la lcttc:ra ero cdi1n. Avrei bcrlS1 fatto non una. nrn dicci rettifiche, se mi fosse scmbrttlo di do\•cr mutare il mio giudizio intorno ali' importanza di quella leitcra, edita o inedi111che fosse. Per conto mio eua serba invece umo il suo \'olore, se anche non ai possa usolu• tamcn1e gio\'arsc:oe - come \'uole il Borgue - per trarne lumi a indagare la primo origine e 111 formazione artistica del Faust g~tbiauo. Goethe potrà magari ~rsi ingannato nti suoi tenia– ti\·i d'introspezione; forse restano perciò meno importanti i documen,i di codesti 1entativi? &: il Borgese "·euc allora dato alla mia espreuione il giusto ,-alore, senta scorgen•i quello che 11lmcno nelle mie intenzioni non v'ern - una specie di argomenuuione con1ro le sue pagine g~thiane - non a\'rcbbe discusso cos\ a lungo, lui, studioso di Goethe, con chi in quel momento cm il semplice cronisia ehe dà notizia al pubblico d'un fotto intereuante. ACIIILLB PELLIZZ.ARI. Napoli, luglio 1910. * Lettera di Dlao Provuul (vedi u, 31). vedo nella Voee pubblicata uaa mia lettera a Giu1cppe Lombardo-Radice. Debbo 11vvectirla che l'inciso ,,e ridemmo lanto i11siem4/ non fu scritto dR me. Pro– babilmente fu una nota scgnaia dal Lombardo sulle bou.e ch'io non rividi e inserita. per errore di stampa, nel testo, Tengo a dichiarar questo, penhè se è vero che rifiutai il sunidio of– fcrtomi chi.Ila Musoneria catanete, ò anchi, vero eh' io credo non si debba ridere della caril:\ 1 da qualunque parte e.ua venga. Grazie. Suo DINO PROVEN 'l.AL , GIUSEPPEPREZZOLI~r, Direttore. ANGIOLO G1OVANNOZZ1, g-erenle-responsabile. Firenze - Slab. Tip. Aldino, Via de' Renai, Il • Tel. 8-85. Bibloteca Gino Bianco FRANCESCO PERRELLA, Editore NAPOLI Novità: FRANCESCO TORRACA PER FRANCESCO DE SANCTIS Elegante volume di pag. 150 e un ritratto fuori testo L. 1,~0 NUOVA EDIZIONE (21' a 28° migliaio): 1""ATILDE SERAO IL PAESE DI CUCCAGNA H:orX>a...- =a.zo ~apo1eta.o.o Casa Editrice R. CARABBA - LANCIANO NUOVE PUBBLICAZIONI Col/e;:ione "Scrittori nosfri,, : 1. M1cHELANGEL0BuoNARROTI. LETTERE con Voi. I (1496-1542) cli pag. 160 prefazione cli G. Papini. L. 1,00 2. MICHELANGELO BuoNARROTI. 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Questo ,·olume contiene, tra le altre cose, la monogr3.6:t del Croce ~u Gabriele d'Annunzio, e il saggio di Bibliografia dannunziana. - Dello stesso Croce contiene gli studii sui poeti italiani, che fiorirono tr:t il 186o e if 1870; e cioè sul Boito, sul Tarchetti, sullo Zauella, sul Praga, sul Betteloni, sullo Zendrini, sul Chiarini e sul Costanzo. Il Gentile vi ha inserito i suoi saggi su Terenzio ~ ... amiani e su Pietro Giannone. u~ maa;13.:l .. J.oo 'V'01"1..:1...CJ13e Cl.I PP• cs:a4, t.11::Jt.. s• ara.11:llde • L•re 10,00 Ultime pubblicazioni: HuME D. Ricerche sul!' Intelletto umano e sul prlnclpll della morale, tradotte da G. Prezzolini. Voi. in 8° di pag. XVII-318 . L. 6,80 F1CHTEG. A. Dottrina della scienza tradotta da A. Tilghcr. Voi. in 8° di pog. XV-280 . L. 6,80 KtNG B. E 0KEY T. L' Itali• d'oggi. Terza edizione italiana con l'aggiunta di un capitolo sull' Italia dopo il 1900. Voi. di pag. XVl-587. . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . L. 4,90 GEBHART E. 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Jn preparazione: ETTORE RmrAGNOLt. - PINDARO. A. G. BoRGESE. Goethe. » » Carducci innanzi alla nuova Generazione. LuIGI A~rnR0s1N1- Alfredo Oriani e la lotta politica in Italia.

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