La Voce - anno II - n. 32 - 21 luglio 1910

LA VOCE che rt\'essi dovuto intcppar proprio nel signor Castellini? siccome a can che lecca cenere non si aflida farina, così io non affiderei il governo della pubblica opi11ione a geme che in cose cosi pic– cole 11011 ha il minimo senso della Jlropria di– gnità. Non s011 cose da forca, ne convengo i ma, caro Caroncini, son cose che nè io nt: lei mai commetteremmo; ecco tutto detto. Parecchie altre cose avrei da risponderle: ma dovrò presto tornare a batter questo ferro che è caldo. E per oggi concludo che quando al nazionalismo italiano presiederanno uomini come lei; quando si avranno idee ben precise come le sue i quando non si farà più retorica; allora discuteremo con più gusto: e forse non discu– teremo più, ci accorderemo. J\li creda suo affezionatissimo G11·SEl'PE PREZZ01...1;-;1. NOTA L'altro giorno, in una nota del mio articolo, ebbi a definire come « propaganda di bugia e di assurdità » qutlla comro il T.C. della Cromie 1/aiia. E l'articolo, bt::n preciso e nmrito di fatti, dello Slataper nel numero segutntt:, mi giustifica ampiamente. Or bene 1 o che 4uesto signor Ca– stellini non vien fuori con u11 trafiletlo dove annunzia la mia conversione al nazionalismo? Che ne dice lei e quelli che han letto J 1 arti colo CIie fare l ~è basta : egli prendendo atto di questa immaginaria adesione, parla della Voce, e dice che sul principio (cioè quando lui la Jo. da,·a) essa appariva un giornale diffamatorio. lo, che sono paziente e ingenuo, scrissi al Castellini dicendogli che lo crede\'0 1 fino a prova contra– ria, persona onesta, e che quindi mi immagi– na\'o che la parola diffamnlorio gli era scappata dalla penna, ma che dalla sua onestà aspetta,·o fosse ritirata; che poi, quanto al resto, a\'rt:i risposto nella / 0cc. Al momento di impagin:ne rice\'O una lettera di Scipio Slataµer. Anch'essa tratta della diso– Difatti il Castellini mi rispost:: pri\'atamcnte • nestà dei signori nazionalisti. Sarà per il pros- che riteneva me persona onesta e promettendo di rettificare la parola. lo aspetto. Nel numero seguente leggo un trafiletto, non firmato, do"e si dice che il Castellini aseva promesso di c/Jia,-ire una parola (non si dice quale), ma che siccome io non ave,·o ancora risposto alla Grande llah'a e lo Slataper aveva pubblicato un articolo «disgustoso» nella floce, non si credeva di rettificare nulla. Dunque questo signore, dopo aver lanciato una accusa che egli sa e confessa bisognosa cli retti– fica1 per una bizza e picca da giornalista, che non ha avuto subilo risposta, mantiene a sangue fred– do la calunniosa parola ! E questa è gente one– sta? è gente capace di rifare I' Italia? e io devo q:edere a un partito che ha tali uomini e tali giornali? Io potrei fare ringollare per via d'usciere a ,questo signore l'incauta e calunniosa parola; potrei chiedere che fossero rifatti i danni morali a questo giornale che dirigo; se non fossi con– vinto che tutti i miei amici e il pubblico non potranno essere affatto commossi dalle legge– rezze di quei signori. Oh! per dimostrar che La Voce è diffamatoria, come desidererebbero quei letterati la cui coscienza trema di fronte a ogni indagine, ci vogJion ben altro che cento Grandi ltalie e mille Casteilinil E tutto quel che ho narrato, era condito, s' in– Lc.nd\:, ù'.inso1enze, di affermazioni gratuite (che io quando scrivo privatamente son diverso da .quando scrivo pubblicamente; ma io sfido a pubblicare - intere, s' intende! - le mie let– tere private accanto ai miei articoli per vedere se ci si riscontrano altre differenze se non quelle naturali di calore e di colore che clipendon dal tempo e dal pubblico per il quale si scrive), e di leggerezze enormi contro miei amici e colla– boratori come, per esempio, questa: che Sci pio Slataper « è un apologeta di Francesco Giu– seppe e di Gottardo Segantini » ! 11 bello si è che, ,·ari giorni dopo escito questo trafiletto 1 messo, si capisce, sull'avviso del!a cantonata presa, il signor Castellini scriveva alla nostra amministrazione una cartolina domandando gli -f'ossero spediti i numeri de La Voce dove A. Soffici e S. Slataper aveva110 parlato dei figli -di Segantini dicendo: « i numeri devono essere parecchi e non potrei indicarvi neppure appr0s• simativamente quali sieno e quanti ». I numeri, sebbene pressochè esauriti, gli vennero mandati, naturalmente, e gratis. Sta dunque il fatto che il signor Castellini, o chi per lui, ha affermato un fatto arcifatso e che vorrebbe suonare ingiuria a uno scrittore, fondandosi su reminiscenze di cat– tiva memoria e senza riscontro di documenti. Ora 1 com'è naturale, ponga ch 1 io o lo Sl.uaper si chiedesse una rettifica; quei g-alantuomini ri– sponderebbero che lo Slataper ha « scritto un articolo disgustoso » (ossia un articolo di fatti al quale non sanno rispondere; un articolo che ha fatto loro annusare le corbellerie infatuate del signor Penco}. Se questa non è la mornle di chi ruba un portafoglio, e poi dic<: al deru– bato: « hai detto male di Gariba.ldi », voglio essere impiccato. E a quanti han sale in zucca, domando: s'ha da credere a questa gente quando parla dei uomi sloveni e croati ne!le carte del T. C., se in una piccola polemica commettono leggerezze e vergognosi rifiuti di rettifica? Dico dunque questo, soltanto per provare il mio assunto: non c'è da fidarsi di qu<:sti capi del nazionalismo. l'\on è molto che d 'lln altro d'essi provai, carte in mano, ch'egli aveva tar– pato, per fini suoi polemici, e con evidente mala fede, gli argomenti d'un avversario morto, che esponeva al ridicolo pubblico. E d'altri non meno illustri galantuomini, potrei dire altre cose, provanti che la delicatezza letterari~ e il rispetto alla propria firma le1.teraria, sono per loro addi– rittura dei miti, e dei pregiudizi spregevoli. E simo numero. Quanto alle note del Caroncini, dico due sole cose: r) che far la guerra a l'Austria è volere un disastro per I' Italia; l'Austria non si lascerà cogliere impreparata; essa è più grande e più forte, e poi ha, quel che più conta, una vecchia tradizione di disciplina militare e di spirito guer– resco che a noi manca completamente ; 2) che la lezione al Bertarelli si è risolta in 270 voti contrari, su circa 100000 soci del T. C. dei quali 7000 nelle provincie irredente. Ecco i grandi resultati della G1·a11deItalia. Costumi giornalistici. Multiple redazioni, documenti mutili e con• tradittorii - sono fastidii e miserie famigliari non solo agli storici delle età primitive e ai fi– lologi in genere, che ne traggono a stento mani e piedi, ma anche ai disgraziati che oggi in Ita– lia, murriani o no, vogliono farsi un'idea esatta deJllattività parlamentare del deputato di Mon• tegiorgio. Lq veste nera, i bicchieri d 1 acqua zuc• cherata vuotati d 1 un colpo, l 1 eloquio rapidissimo, nessun gesto 1 nessun atteggiamento esteriore è trascurato dai cronisti dei giornali; quanto alla sostanza di un discorso, tutto si riduce a qual• tro frasi sconnesse e oscure e a un'impertinenza all'indirizzo del Vaticano. Cosi che la fatica dei volenterosi dovrebbe ritenersi per disperata 1 se all'ultimo non soccorresse loro (quanto più for. tunati degli storici e. dei filologi !) il resoconto stenografico della Camera, che, a detta dei par– lamentari, fa testo; dove, con nessuna meravi– glia, in luogo del retore in veste rossa e nera essi ritrovano, fra parecchie frasi oscure e in– certezze di pensiero (ammtttiarnolo), l'uomo di ingegno e cli cultura, di una cultura che non può che irritare i molti cretini cieli~ destra e del centro che fanno chiasso tutte le volte ch'ei si allenta ad aprir bocca. Se la bisogna del cronista non è agevole (non ci sono mestieri inferiori e facili per l'uomo di coscienza), più d~licata C.:: l'opera del redattore J)Olitico-parlamentare, al quale corre l 1 ohbligo di "agliare riordinare rimeditare la mateda greggia del primo e di scendere più addentro nelle ra– gioni dei dibattiti. Cosi credo intendesse il suo compito l'anima intera e diritta di Michele Tor• raca ; cosi 11011 l 1 intende di certo il sonniniano• titto11ia110-l11zzattiano suo successor'e on. Torre, il quale con liberalesca disinvoltura reca nella politica quel medesimo abito che ha fatto la sua fortuna nella non breve carriera di filosofo di– lettante. Pel diletta111e, filosofo o no, chiacchie– rare di un libro non significa spesso averlo letto i e cosi pel politicante arrivato, criticare un di– scorso clt:ll'on. ~lurri non imp::>rta averlo ascol– tato. È vero che Teofilo Gautier, sen1.a orno– versi di casa rifaceva stupendamente, attraverso le relazioni Ji amici compiacenti, la favola di una nuova commedia rappresentata la sera stessa in un teatro di Parigi; ma I I on. Torre non è Teofilo Gautier. Lo è cosi poco, per manco di virtù di clivi-· nazione, elle gli abbagli da lui presi (ricordatevi i suoi giudizi sulla politica estera nell'at1tllnno J908) non si contano più. Ed è- stato facile al )I urri rilevarne parecchi sul conto pr()prio, a pro• posito di politica eccltsiastica e di seminari (v. l'ultimo Co11,me11/o), in una lettera indirizzata da lui J\lurri al direttore del Corr;ere della sera e da questi non pubblicata. Ingenuo, !'on. Murri ! Anglicizzanti si, quando si tratti di pose stupide; ma accogliere in seno al giornale la discussione come usano i giornali ingle~i, no e poi 110; - vogli:11110 vivere tran– quilli e av<::rsempre.::ragione.:: -, pare ch'essi di– cano. Chi conti11uerà pt::I XIX e XX secolo le ibloteca Gino Bianco geniali ricerche che il Graf ha impreso pel X ,·111 dovr~ pur fermarsi ~u questa anglomania dei giornalisti del nord che nasconde ma non rompe la "ecchia crosta consortesca. Ptrchè non illu• diamoci. li macchinario t nuovo, nuova la casa e ariose le stanze nelle quali i redattori, quando non girano pel mondo 1 stanno rinchiusi come cavallucci di truppa nei bo.1:es di una scuderia di corsa in abbandono; ma l'anima è vecchia 1 quella stessa che repe nei fondacci delle pet• tegole gazzette di provincia. J\la perchè questo ultimo an 1 icina111ento? Non ,·ogliamo offendere i deboli e gli innocui. /. ,,. VENEZIA Il. La Biblioteca Marciana. Sono passati circa cinque anni, <lacchè la Bi– blioteca Alarciana venne trnsportau ntl vecchio Palazzo della Zecca, a specchio della laguna, come Petrarca l'tn-ea imm,winata. Il Frati oi– bliotecario successo al i\lorp~rcro, l'ha benis;imo riordi!1ata. Egli ha sistemato f cataloghi a ca• sellano, correggendo e fondendo le precedenti a ~•olumi e_schede Stadcrini, ponendo i cataloghi 111sala d1 lettura; ha diviso gli incunaboli ,·ene– ziani dai 11011 veneziani ; ha sceverato i completi dagli incompleti. Occorrt:rebbero ancora restauri a libri rovinati, ma mam:ano abili restauratori. L:a suppellettile libraria è vasti-;sima e pro• viene da fonti diversissime : eia conventi sop– pressi, da biblioteche lasciate in ere<lità, da ac• quisti. Negli ultimi tre :urni sono entrnti alla Marciana 20000 volumi. Naturalmente l'arte e Parte veneta in modo speciale, la letteratura e storia, e quelle venete in modo particolare, sono state le categorie preferite. Non mancano però le principali opere dei grandi filosofi, ma certo v'é una soverchia preponderanza di opere cli erudizione e filologia. l\lolto giustamente si è se– veri nella compera di romanzi e di poesie : ma purtroppo ci si attiene un po' al criterio degli autori arrivati alla fama e se ne comperano le ultimet opere spesso non le migliori. Vi sono ec• cezioni e diseguaglianze curiose: per esempio 1 tutto Maupassant e soltanto tre o quattro volumi di Balzac. J\Ia l'opera amorosa del Frati è sempre da lodare, data sopratutto la scar~a dotazione di 20000 lire. li concorso del pubbllco. 11 concorso dei lettori, e sopratutto dei lettori locali, non è proporzionato all'importanza della Marciana : esso é inferiore a quello di altre bi– blioteche d'entità senza confronto minore. La media giornaliera dei visitatori è di circa un centinaio nel periodo invernale, e di una cin– r1uantin~ nel ·periodo estivo ; l 1 afl:lue11zaaumenta nei mesi cli primavera e prima estate quando in Venezia si riversa il mondo cosmopolita. Fre• quentate sono le sale riservate. Vero è che tra i lettori si trovano molti curiosi e semi•oziosi consultatori dell'Indicatore ienerale per trascri– vere indirizzi, di riviste illustrate di carattere popolare o di libri di frivolo argomento, ma que• ~ti individui si tende costantemente ad allonta– narli col rifiutare loro le opere o col non am– metterli addirittura alle sale : in questo numero sono dei giovani frequentatori di ginnasi e di scuole tecniche che verrebbero a meditare sul Baffo e sul Casanova. Il numero delle opere date in prestito in città in uno degli ultimi anni (scelgo la cifra più alta) è cli circa 2000 libri : pochini se si considera che la città ha circa 200.000 abitanti, e che molti libri sono richiesti da forestieri ; motte opere sono prestate fuori della citlà. Le letture sono ecleuicissime, sopratutto di materia letteraria e artistica, poco la critica, poco le scienze sociali e giuridiche, porhissimo le fi– losofiche. Nçlle lettere: letterature antiche e clas– siche e la ricca produzione moderna nazionale e forestiera; nell'arte : testi e monografie artisti– che, italiani 1 francesi, tedeschi, inglesi : adorato il Ruskin ! scarse le letture di buona poesia. Faccio alcuni nomi deg·li scrittori più letti: I-fugo, Zola, l\laupassant, Flaubert, France, Bourget, Taine, D'Annunzio, Fogazzaro, Verga, Serao, Baretti, Neera, Deledda, Butti, Tolstoi, Gorki, Ibsen, Su'derman, Dostoyewski, Goethe, Pascal, Carlrle, Nietzsche, l\larx, Barzini, Negri, Pa– scoli, Panzacchi, Stecchetti, Luzio, Abba, Del Lungo, Castelnuovo Enrico, Carducci, Graf, Ojetti, De Amicis, J\lanzoni ecc. Come ho detto scarsissime le letture filosofiche : su 20.000 ri• chieste solo una settantina saranno di scienze speculative e più che altro di curiosità speculative che metafisica vera. Predo111ina11te la lettura dei I)O"itivi'-ti, e prescelti Spencer e Arcligò. Qual– che rarissima avis, professore di liceo o libero studioso 1 consulta il Kant, l'Hegel, lo Spinoza ecc. nella collezione curata dal Croce. Moltissime sono le comu11ica::io11i bibliografiche per indagini scientifiche o letterarie che costano spesso giornate di lavoro al bibliotecario: que– ste richieste sono epistolari mediante cartolina– risposta1 e alla Mardana pervengono da ogni parte ciel mondo vertendo sui più disparati ~1r• gomenti. Le riviste: molte.oltre cento cinquanta, 111apo– che le importanti. Pochi i desiderala e s'aggi– rano per lo più su libri cli storia, di grammatica, di gi.urisdizione, cli linguistica, di arte, di socio– logia : ci si sente spesso lo zampino degli inse– gnanti. Di filosofia solo due libri in 20 anni (!) e richiesti anche da un pastore evangelico te• desco ! Povera e nuda ... La Fondazione Qucrlnl•Stampalla. Sorta per legato ùel conte Giov;tnni Querini– Stampalia (t 1869). ha per obbligo testamenta• rio la pubblica beneficenza e la diffusione del sapere tra le persone studiose. Oltre una grossa borsa di stucl;o di 10000 per un giovane veneto, un sussidio di 3000 lire :tll'« Istituto veneto di scienze ed arti » ha aperta una biblioteca nei sontuosi locali del Palazzo Querini. Avversat...1.dalla fortuna per molto tempo, la Que- 363 rin i risorge. ora. a ~vita novella, più che per opera del Cons1gllo d1 Curatela, per le mili iniziati"e del suo nuo,'? bibliotècnrio Arnaldo Segarizzi. 11 fondo pnn~o _& costituito dalle Sooo opere d~II~ v~cch,a biblioteca Q11eri11i e da .1lcu11emi– gliaia cli opuscoli e eia oltre mille manoscritti. E cli recente fu riordinata tutta la mole libra– ria,. curando la re"isione dt:i manoscritti, il rag· gruppa111emo degli incunaboli e delle aldine, aprendo per .gli studiosi l~na ::.aladi consultazio11e 1 che raccoglie opere: di carattt:re generale, di filosofia e teolo~ia, giurisprucli;:111.a t: sociologia, letteratura, stona e geografia, belle arti, scienze pure e applicate, tt:cnologia e sezione \'tneta riu• nenclo le collezioni 1 le opere in continuazione i periodici gli atti accademici e miscellanee i,; sezione propria. n1J11 tras..:urando le ~tampe e le carte gc:ografiche importanti e i duplicati, in f~rte 1h1111ero:tlla Querini, cli\·idendo infine la biblioteca in due parti: antica e moderna. Co!>i a~li _sll_1diosi:-aranno presto adibite le compila• z1on1 cli cataloghi speciali cli raccolte e di stam• pati e. ~li. in\'cntari dei manoscrilti. Da poco è stato 1111z1ato un ralalogo reale superiore prati• came11te all'altro sistematico. In quanto ai nuo"i acquisti (sono 10000 lire ann~1e da soendere) considerato che le discipline stanche e leuerarie, le artistiche e le scienze pure, trovano ricetto in altre istitu✓.ioni cittadine, alla Querini si è badato di aiutare le scienze ap– P.licate, cioè l'ingegneria, il commt:rcio, la giu– nsprude11za, ecc. anche per riempire le lacune della specializ1.a,done cli certi studi intensivi mo– derni, che in un centro come \'cnt:zla non de– vono mancare: da questo lato si può dire che questa biblioteca integri e completi la i\larciana. Un t~I~ criterio fu seguito anche pei periodici, quas.1 111numero cli 200 (una trentina so110 CO· )llll111 ~olla ;\larciana) italiani, tedeschi 1 francesi, 111gles1, spagnuoli scelti con raro acume, eleggendo sempré le pubblicazioni che: offrono risultati o conclusioni di studi sulle materie suaccennate. Infatti ,·i sono 15 ri\'iste di diritto, una dieci11a pe.r la medicina, un~ diecina per l'ingegneria, scienza delle costruzioni, architettura, una clie– ci1_1a_ per l_'arti decorati\'e e una diecina per l':1111- 1111111straz1one1 le quali tutte interessano i soli professionisti. Concorso del pubblico. La Queriniana possedendo più che altro scienze tecniche è ben naturale che vi sieno vuoti spaven– tosi i_nfilosofia, religione, in morale e in gene• r~le 111 tutto ciò che ri.i;uarda la scienze ciel pen– siero ; la m;:iggior parte dei frequentatori - quasi n_ella stessa. media della J\larciana - sono per– ciò avvocati, medici, architetti 1 ingegneri che esaminano i périodici attinenti alle loro arti e professioni. Come la biblioteca è aperta dalle rs alle 23 (completando l'orario dìurno della l\lar– ciana) vi concorrono g·iovani delle scuole medie dai seQiçi ;u111i ju ~u, i quali, e non sono i soli 1 Vé'lnno ricercando le riviste e i periodid 1 la1ga– mentc usati alla Querini, péi' quanto si sin ce.reato di togliere alla biblioteca quel suo pri• 1111tivoaspetto di gabinetto di lettura. In gene– rale le letture vertono, per quanto è concesso dal materiale romantico e letterario, sugli stessi autori c.:h~ abbiamo visto alla Marciana ; molte l~tture s1 fanno sulle scienze positive. quasi mente sulla filosofia e religione, parecchio sulla storia 1 ma più sulle monografie e documenti e curiosità storiche che sui testi di idee e di pen– siero; le altre sono riservate alle scienze tecni– che, giuridiche, amministrative e alle solite cri– tiche e storie d'arte. Confortante il fatto che, diminuendo il numero dei lettori, cresce la ri– chiesta delle opere serie. Non sarebbe il caso di aprire una sezione riservata a letture filoso• fiche? L'Ateneo Veneto. Creato da Napoleone, eretto in ente morale nel 1878 1 ministro Francesco De Sanctis, ha per iscopo di cooperare al progresso delle scienze e delle lettere, dividendosi per tale bisogna in due classi : l'una per le discipline matematiche e na– turali, 11:.iltr~per le discipline letterarie, morali e storiche. E composto : di cento soci (metà per classe) reside1J/i in Venezia 1 scelti dal Consiglio accademico, fra i cultori delle scienze e delle lettere, ai quali spetta - cito il dO\·ere princi· pale di leggere all'Ateneo, per turno, un la– voro sopra un argomento a loro scelta ; e di un numero indeterminato di soci studiosi co,·rispo11- de11/i1 non stabiliti in Venezia, che hanno il di– ritto precipuo, di far letture e d'inviare comu• nicazioni all'Ateneo. Questo si propone cli rag– giungere i propri scopi con varie esercitazioni, di cui espongo le principali : 1. 0 ron studi e memorie, lette dai soci nelle adunanze gen.erali ordinarie sopra argomenti scientifici e letterari a loro scelta, e possibilmente con particolare risguardo alle condizioni della Venezia. 2. 0 co11 le::ioni e conftren::e serali (si fondono colle lezioni popolari, svolte una per settimana, da Novembre a J\laggio, da persone più o meno notevoli di tutta Italia, e che in massima devono costituire tante monografie da essere esaurite · ciascheduna in una sola sera). 3.0 con premi d' i11coragg-i"ame11/o assegnati alla soluzione di questioni che verranno proposte. L'Ateneo destina ancora due medaglie d'onore •per due 111emo1·ie sopra temi di scienza matema– tica o naturale, letteraria, morale o storica. Emanazione dell'Accademia é la rivista perio• dica l 1 << Ateneo Veneto» che pubblica memorie, letture, relazioni, memorie premiate ecc. Viene imµartito poi, per cura dello stesso Istituto, un insegnamento di storia veneta, il cui programma è annualmente stabilito da una commissione, e svolto da un professore : le lezioni sono pub– bliche, con esami per gl'inscritti, e premì. An• uessa all'Ateneo vi è: una biblioteca di co11sul!a::io11e 1 con biblio– grafie e cataloghi, enciclopedie antiche e mo– derne, dizionari speciali, annuari e prontuarì, materiali scolastici, prospetti sinottici, tavoel– atlanti, aiuti grafici per studi paralleli, bollettini e pubblicazioni ufliciali di governi e società, opuscoli e libri scientifici e letterari cli maggiore importanza. miscellanee e curiosità ; un· gabinello di lellura con riviste, atti ac– cademici, memorie, giornali di maggior rilievo nazionali e stranieri. Questi gli strumenti e gli scopi lodevolissimi dell'Istituto per il proprio incremento; vediamo ora come funzionino. A sentire certi canonici dell'Ateneo, sembre– rebbe che esso fosse un « centro d'irradiazione

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