La Voce - anno II - n. 11 - 24 febbraio 1910

272 LA VOCE della parola come cli un istrumento più adatto del suo naturale ad incarnare alcun suo conce110 interiore. e qunsi sempre tu i.copri nei suoi scrilli il \'ero e 1:, forza cleri,·;rnti clall'osscr,•azione ;1t– tent:1 e immediata dell:l realtà. Senonché questo della c:mdidezza è prc~io che rarnmente apprez1a il \'0lgo dei lettori e dei critici. Però mi si J>O· trebbc anche obbiettare rhe se in Italia si stam– pano 1>ochi libri di c1uesto ){enere ciò dipende dal falto che pochi sono gli artisti capaci di pcnsn:-e e cli scri\'erc cp1alcosa che ,,aJga la pena di esser conoscinto o giovi alla storia dcli' intel– liicnza umana, ed io, è \'CTO, dovrei convenirne ,·olcntieri : ma non è meno \'Cro che qualche eccezione c'è pure stata neJ:li ultimi :tnni e che unn raccolta degli scrilli e delle lettere di Tele– nrnco Signorini, JX!resem1>io, e degli altri mac– chiaioli, o magari cli Pelliua cln \'olpeclo. sarebbe :tttraentc e interessante. ì\la in tm paese come il 110,tro clove un qunhmquc signorazzo si sente in diritto di nascondere per anni. nl pubblico, agli eruditi e agli nmanti della grandezza, persino 1111 gran numero di leuerc del Buonarroti, non v'è <1,1 lan1entarsi se una tnlc pubblicazione viene riL'\rcl.ita per chi sa quanto tempo ancora, e non \'i !ooarcbbenemmeno da stupirsi se non si faces– se mai. Onde il meglio che ~i 1>os<:nfar per om è di c,;ser ~rati all'editore Bocca che, in questi giorni nppunto. ha messo fuori un volumetto di un po' più che 200 1>agi11cconte11t:nte gli scritti e le lettere di Giovanni Segantini. E dico all'editore, pen.:hc sarebbe dinicile esser grati alla figlia del ;;mn pillore la quale, avendo il do\'ere e l' in• carico di tutelare il patrimonio intellettuale pa– terno, ha fatto dì tutto per render questo ,·olume tleficiente ed inutile. (1) Jnf.111iin una prefazioncella che \'Orrebbe es– ser commo\'ente e non riesce che, ad esser sci- 1>it:1.artificiosn e SJ.('rnnunaticata, la ~ignorina Bianca, invece cli condensare quelle notizie che s:lrebbero state necessarie prr il\11str:lre mag• giormenle la figur:1 del padre e eh 'essa sola anebbc doluto fornirci, si compiace di raccon– tarci come lo scrittore Philippe ì\lonnier le met– tesse nella test:1. tm certo germe e come dopo un anno questo germe p0rt:lSSC un fiore che è poi questo libro. Ci dice inoltre, con arzigogoli tutti suoi, che l'anno venturo ci darà, scritta da lei, I.i vitn. di suo padre, e che questa vita • non !>ar:\fiore. ma quercia nata :1 lottare, per innal- 1..-.rela sua cima :,emprc più \'erso l'azzurro amato di un cielo luminoso». Ora, a noi im– porta pochissimo sa1'\Crechi le seminò nel cervello l'idea di compiere il •mo do, 1 ere ,erso il geni– tore, che cosa farà l'anno pros-,imo la signorina Bianca Segantini e se il MIO futuro libro s.uà una quercia o un sughero. Tutt' nl più potremmo farle osservare che quell'idea tloveva nascerle ~pontanenmente nel cuore e che non può inuz• .tolirci gran che la promessa della Vita di un ){raud'uomo scritta da chi non sa buttar giù due paJ::inette e mezzo di prosa, senza subito rivel:ire 11110 '-pirito lambiccato e superficiale. Quello che <"ipremerebbe invece cli sapere esattamente è che cos.1 significhi quella pMoln srella messa Il come alla chetichella nel penultimo periodo della Mm chiacchiernta. « In questo libro - dice quel periodo - \'i sono lettere che 1>0ssono sembrare inulili ; ,·e ne sono altre forse mii::-liori chr· nella grande SC'Clt,1mi S0II0 sfug~ite •. Dobbiamo dunque intendere che questa non è un.1 raccolta completa, almeno nei limiti del 1>0s< iiibilc.ma una semplice cernita dell'opera lettcrari:t ,;;eg:mtini:ln.i ? E che sia cosi ce lo fa su1>porre, oltre l'ambigua p;irola in <1uestione, hl. 111ancrmz., in que:,to lihreth> m,11fotto di 1111 leuera scritta d:ll Sega11tini per c,;primcre In sua ripu– gnan.rn a fare bozzctli, dove il pittore svergim1, pt>rcosi dire, I' idc;1 di 1111' opera, e p11bblicr1ta nella Nifo,ma di Roma, e di un'altra lettera diretta fl Afitbc- nel ,\ f.ul« ro A1>gioloOtùc10 di.:c lo tUMO. e Q.ue– ~111' lcuere •rr•iono JX'fcur, dcli• fi,i1ia Ji lui 1Sei;:1n1ini), cuSloJc 1morott della glori, e olell, mtmMi1 p.tcrrw T11no ■morou, •nd, t .. 1 11Jer11ecu~1oJc di 1111lorit e. mc:morit, dt non Hp<"r nrnprll' di•,ernert con ,icureut, fra i J'>Cumen1i 1,rmi lnciati d•I Sr,i;anum. quelli cbe !oOndantro i111pot11nlie mcri1e1·oli d tsM'te cono~.iuti. da quelli ,ht non coniano e che po1tnno ,enu dtnno, e 111iicon v•n111aio dd lib1<1, uwr lhcioti ntl– l 'on1brt • Ecco uo 3o11ggio di 11,le • 111bato • quale O(<0rre rer ri"ere ili pubblico e non i;:u1•t11~i co,1 /e Bianche Sc-g,n1ini: •tile che nimmenta """ da lontano ali cufem.-mi cbc in Argentina Jui,in1no I ltdri e gli t•s.■~,ini chi ha ••m•1:ato un uomo. ltggiu, lo chiamano • uno che-ha HUI<) Uflt JuirU • •· N,1u11l– m ntc :\t1i;; ,10 Or'l'ieto, non •o "'Il' con 11co,.:1enu lttnquillt. non Jic:e nolb Jel f■no enorme che Hann Scictn1ini ahl-i■ btto tttm~rt rri•• ,n tNN<o e poi ,n 1t■li1no le lettere dd 5c– g1n1111i (l'Ni l'ott n. 52, •• I ; e 11 tuguni che 11 cara figliol, un11 11vili del Seganuni in i11li1no. Non 1bbia pturt: fir.ch~ le fìatic dc-i grtndi uomini i11h1ni witanno intelligenti e ,1m– r11ichc come la ~ignorin1 Hitn.:-ae tro1·e.11nnodd cri1iti cure.– m;,1ki tome Angiolo Orncto, cue cc11nrtnno u.nu t\ituione 11 l'ilt d,i J,,ro paJri in ltde....:<1, e mtg11i 1n ,a.,..o o in cinek". " , ... dallo stesso ai giovani colleghi •c1• Italia e stam· pala dieci o dodici anni fa nel Jl/nr::ot'fo. J\h, figli di grandi uomini, purchè non ne fac– cir1tc una delle buone! ~la lttscinmo da pnrte c1ueMe miserie e veniamo piuttosto .il libro. Per chi abbia seguito punto punto da ,·icino il nascere e il crescere della fama di C.io\'anni Se– gantini, il contenuto di c1ucsto libro uon è, in mas– sinrn parte, nuO\fO. Tanlo il brano autobiografico che nt! occupa le prime dicianno,e pr1gine, quanto gli scrilli sull'arte, r1lcuni frammenti <.leldiario, e un di~crcto numero delle lettere, specialmente cli quelle scritte al piuore \'ittorc Grubicy, erauo apparsi a ,•arie riprese in libri, riviste e giornnli italiani o stranieri: cosicchè di assolu– tnmente inedito non ci sono che poche lettere dirette a ~cera, , 1 eramente imeressanti, altre poche scritte alla moglie e biglietti affettuosi e lettere d'nffari indiria:11i a clienti, amici, cono– scen1i, critici e organizz.itori cli c,;po~izioni. '.\la simili pubblicnzioni non sono fallè pe..-Oddì.sfare la curiosit:\ nè per pascere il lettore di pettego– lcui, e da queste semplici 1>ngint:\ 1 icne, ogni \'olla che si percorrano, lo stesso senso di ge– nuinità agreste. che fu l'emnnazione perenne del– l'anima innamorata del pittore arcolese. ~on che, dicinmo la \'erità, di fra le bellezze vivide dei ricordi infantili, di fra gli abbr1ndoni ingenui del cuore e la tersa espr<:i-sione di un concetto artistico o di una sensazione pro\'ata allo spet– tacolo dell'etern.i palingene~i dell' univi:rso, non sorin ogni tanto la frasuccia letteraria, eco forse di male letture o cli una di quelle converc.azioni con poetastri e giornalisti alle c1uali. colui che qualche male,·olo pote"a chiamare un selvaggio eia Gr:md 116tel, si abbandona\'.I trop1>0 spesso. Non che alla teoria chiaramente formulata 11011 si innesti infelicemente l'crra1:1 espr6-;ione filo– sofica che urta, e contraddice tutto il resto, ri– velando co~ì la poca fomili:trit:\ dello scrivente con l'astratta terminologia concett11.1le nonchè la rinessione immatura e snltunria; mr1 da tutto il libro emana un così calcio palpito di nmore per gli esseri e per le cose, una voce cosi ga• gliarda di cordialità umana, che noi dimenti– chiamo ben presto <1ueste mende per darci tutti :tll'ammirazione e all'entusiasmo. « ì\lnttino. Torno da una passeggiatn. Sento nel cuore la mia calma abituale e nel cervello come 11110 sbalordimento, che è effetto del vento. Intorno, tutto è triste. il cielo è grigio, sporco, basso ; sonia un ,·ento cli le"nnte che genie come lontmrn bestia che muore, la neve si stende pe– sante e malinconica come lenzuolo che copre la morte, i con i stanno tutli , icino alle case, tutto è fango, la neve sgela. Q11es1a >,:iornata me ne ricorda molte nitre che passai nella mia fanciul– leua; mi sento ancora l'eguale e pro\'0 le egu.ili sensazioni. « La cosa che più amo è il sole, dopo il sole l:t prima,•cra, poi le fonti che scat11riscono lim– pide dalle rocce nelle Alpi. che vanno e scor• rono nelle vene dellr1 terr,1, come scorre il san– gue nelle vene nostre. « 11sole è l'anima che d:1 ,•ita alla terra. e la prima, era ne è il parto fecondo. Queste tre co,;;e nmo sopra alle altre perchè c-ssc 1>0rtano ){ioia e piacere a noi, alla terra, ed a tuui gli es3cri r111im.iti•· Chi potrebbe resistere nll' incanto della voce del pittore poeta? « O mu-,e ! che m'importa In morte o la ,•ita? \''amo e ,·oglio impr1llidirc; amo e voglio sof– frire; :11110 e per un bacio dono il mio genio; amo e ,aglio sentire sulle mie guancie dimagrite scorrere una sorgente inesauribile •· È l'nntichissimo canto del genio per cui l'a– more è 111110, ( « 11godimento della vita sta nel sapere nmare; nel fondo d'ogni 01>era buona c'è l'.imore ») che nella font,1sia accesa dell'artista s'incarna ancora uua ,·olla, e in immagini più corporee e compatte; come in quest'altre p:lrole è r:1.cchiusa l:t filosofir1 esplicita o implicita di tutti i crer1tori passati. pre:-.cnti e futuri. « In quanto alla mia !i.losofia della \'ila - scri"e Segantini al signor Sois-;on - è semplice, e pro\'Crò, se mi è possibile, di spiegarla in (>O· che parole. « lo non credo di for cosa che 11011 si.i stret– tamente ed imp,.riosamente volontà clel fato e s1abili1a nell'armonia generale clcll'uni\'erso nel tempo e nello spazio. « Io non potevo essere che io; il mio cr1ne non poteva es~ere che il mio cane. Oggi ho S\'elto dal tronco un ramoscello di rododendro: C03l do"e"a essere e non ahrimenti. L.i. volontf, umana non è che un'npparenz.i ; ciò che a noi sembra cli fare colla nO'itra cosciente volontii non è che ciò che noi siamo costretti di fare in natura. N'oi non possiamo fare cos;, che non sia ,1uella che noi siamo destinnti di fare. Anche facendo col massimo sforzo tutto il contrario di ciò che 3\ remmo voluto e de.!tiderato di fare, Bibloteca Gino Bianco facciamo ciò che dovevamo. Possiamo noi colla nostra volontà far crescere le unghie delle dita nostre? 1>11òl'albero fiorire qunndo vuole e a suo piacimento? « Fra l'uomo e l'albero non c'è che una diffe– renza : l'uomo si muo"e sulla terra ; l'albero ha le radici nella terra madre e resta fisso atten– dendo le sue vicende ed il suo fine ; così e non diverso facciamo noi, benchè possinmo muoverci ed agire a nostro piacimento. Cosi pensando vivo felice considerando le cose naturalmente. " 1\1110 il bene perchè esso mi procura pinrere. Amo il bello e il buono perchè essi mi procu– rano piacere. Se diping-o un fiore vo~lio che sia soprattu110 fresco, se dipingo un m1i111ale,·oi:.:-lio che sia armonico e bello nelle forme. pro1>0r• zioni di parte, armonia generale. Quando l'nni– male ha fil,!liato, gli nasce prepotente l'amore per i suoi nati, e prende una seconcln belleua, quella del !-t:ntimento della nwternità. • Anche la terra partorisce i fiori, gli alberi, le erbe, i licheni. E cosi, pensando ali' intimo sentimento delle cose, dipingo; e il mio pcn– nello scorre lieto accari:zzando i fili d'erba, i fiori, i prati, i colli, i monti, le roccie. il cielo, gli uomini e gli animali, concedendo r1d ogni parte lr1parte migliore di me stes~o: l'amore; godendone immensamente. li piacere della \'ita sta nel sapere nmarc; nel fondo d'ogni opera buon:1 c'è l'nmore. L'amore è fonte di belli:zz.a ». L'amore era dunque la sua religione e un fa. talismo :lllivo la bnse del suo pensiero. Nè un arti3tn potrebbe a\'ere altre con"inzioni, sebbene molti possano pensare altrimenti. Infatti l'am– mettere che una cosa, un fotto, possttno indiffe– rentemente essere o non essere, porterebbe r1 considerare l'uni"erso come una immensa farsa dove il genio non rappresenterebbe una sua parte fatale e nella con,•inzione della fatnlit:\ della quale trovn tutto il suo appoggio e la sua forz.i, ma farebbe smorfie ridicole simili a quelle dcl– i' idiota o del bruto: mentre invece i grandi s1>i• riti hanno semine considernto il creato come un mistero, il cui senso è riposto, ma che ha un senso il <1uale ognuno di noi chiarifica necessa– riamente col me11ere in moto tutte le focolt:\ intellett11.11ie spirituali. Stendhal racconta che Napoleone parlando un giorno del giovane stu– dente tedesco che l'aveva pedinnto per più giorni afline di assassinarlo esclamò: « Questo misera!>ile ! voleva anuuazzarmi e 11011 sapeva che la pr1lla del suo revolver avrebbe colpito lutt 'al pit'1 il mio aiutante cli campo. lo sono al mondo per compire un'opera e nessuno potrà distrug– germi finchè non l'abbia com1>iu1a! Dopo, anche una mosca J>otrà uccidermi ma prima è im1>0s– sibile, per chiunque ». Ma questo non ~ il luogo nt! l'ora di rilevare delle cosi alte concorclanze, nè di sforzarci n provnre come la spontanea filosofia del pittore qua.i.i illenerato fosse quella di mille r11triche come lui, tralti quasi per mano dal destino, arricchirono il monclo cli capola\'ori immortali, ed abbr1ndonando \'Olentieri questi spunti di pen!-oiero alla mcditn✓.ione di lettori illuminati, pa,;3i:tmo ad cs.,minare le altre 1>nrti del li– bro. Il quale oltre a rivelarci, come s'è vi– Sl0, l':lnimo 3egre10 può anche scn•irc, specie con quel che contiene d' inedito e di privato, a gettare 11110 sprazzo di luce sugli U!-oi e costumi cli gente in vi3ta come l'on. Antonio Fracleletto il ((llale, do1>0nver fatto pressioni !:>lii suo « illu– stre amico • r10i11chè questi non esponesse alla e Arte e Fiori » di Firenze, ma a Venezia, gli scrive poi come a un subalterno(• Resta aclunc111e il fatto che noi siamo sacrificati alla mo3tra fio– rentina ») quando s'accorg·e d'a\'er fotto fiasco. Cosi 1>0tremo !-oaperc <111ali fossero i suoi 3Cnti– menti , erso i suoi compatriotti e la sua \'iolcnza veramente 1•oria11a ne\Pesprimerc il proprio di– spreao per un corpo che, come ìl senato, g·ode <111i fra noi della stima dei più. Ascoltiamo dunque lt: sue pr1role: A Pietro Fragiacomo che I' im1itava a far parte cli <111ella famosa Corporazione artistica Italiana che una diccinn d'anni fa foce 1>arlar tanto di ~è - egli -,crhevr1: « Sono 20 am1i che dipingo, ed in questo bel Jl:lese in 20 anni non ho venduto nelle pubbliche mostre, a gente italiana, che un quadro :il ì\linistero, una testa nl pittore Pugliese Levi, e tre studi alla Società di Belle Arti. Posso quindi pensare senzr1 errore, che il pubblico ita– liano, salvo qualche rara ccce1.ione, non mi ami nè deo;idcri lr1 mia arte; per cui sento di essere pel mio paese un artista ozioso ed inutile. « L'opera d'arte che lascia indinerente, manca ciel suo perchè d'essere. Se in 20 anni la mia arte non ha saputo conquistarsi un piccolo grup– po d'amatori qualsi:tsi, capirà che non solo è inutile che le mie tele occupino un posto sulle pareti delle nostre esposizioni ; ma che sarei uomo cli poco conto, se mi o<;tina%i ad u~urparc un posto cht potrebbe o,ervire con maggior van– t:tggio agli altri ». E ali.i direzione del 11/nr::occo in occ;,!;iOne della nomina di Fogauaro a senatore: • ì\l i sento stomacnto dal modo in cui fu nominato s<:natore il Fo~azzttro. Come! Fogazzaro che si deg-nn entrnre nel Senato; onorare col suo nome grande <l'arti~ia una colta (sic) di volgari (tranne poche eccezioni) : 1u11a gente che non \'nle il cibo che maniia; che non hanno nrni dato al loro paese 1111 peusiero che sia loro, che non hanno mai mo:;so le mani che 1>ergraunrsi. Fo– gazutro non è abhnstan:r.a tassato, o volgo parns– silario ! I J.:randi siinori dello spiri io ti umiliano troppo, 1>er riconoscerli uflicialmentc, nevvero!~ \'ostro G. Segantini ». li ,1/ar:occo uon pubblicò naturalmente la let– tera cd anche questo è bene saperlo; come è dolce. -.pecie per noialtri fiorentini, 1>osargli oc– chi su quc::.to bi},('liettino che fa tanto onore ai uo:.tri blasonati rapprc:scntanti artistici del 1896: « Presidente Belle Arti Marchese Ridolfi - Firenze. « '.\li si fa s:lpere che il collocamento delle mie opere non è fottCl come d'inteso col mio rappreo;entante Orsi. Solo ;1 <111-!llecondizioni lascio espo,te le mie opere, altrimenti la prego volerle far ritirnre. Scusi il disturbo e la noia ». Cosi conosceremo il suo pensiero a pro1>0sito di una questione im1>0rta11tissima che 1111 giorno o l'altro dovremo pure intavolnre per il bene dell'r1rtc italiana, voglio dire l' insegnamento artistico nelle accr1clemie. « Conseguentemente a quanto ho detto e ri– petuto sul modo di sentire e di fare l'arte, è mia opinione che I' inse~namento dell'r1rte della pittura !>ia un as,;urclo. Z\ell' in-;egnamcnto, in– tendiamoci, non com1>rendo il disegno, :tnzi di questo elemento importantissimo vorrei una sana riforma .... Certo che a dipingere si può inse– gnare e quindi impar.tre, come s' inseJ{na es' im– para a suonare uno strumento; ma questo, pel dipingere, resta al difuori dell'arte ed è dannoso. per quelli che ne avrebbero potuto far sen?:a. Un maestro coscienzioso si sforzerà sempre di inseguare nl suo allievo quel metodo di fare, e perciò quel modo di \'edere e di sentire le cose come lui le \'ede e sente. Tutti i veri :irtisti possono riconoscere in se stessi, che quanto essi hanno imparato da altri credendolo giu.:;to, dif– ficilmente lo possono dimenticare e quando si lrov:.1110dinanzi alla libera natura sentono che tutto q11n1110 fuori della natura hanno imparato, ad essa non corris1>0nde. E nel la\'oro si tro,·ano - da,·r1nti a mille ostacoli, a mille dubbiezze, che imbrogliano la mente, impedendo la libera e sin– cera manifestazione della propria individualità». Nè ignoreremo c1uanto grandi fossero il suo ottimismo e la snn ingenuità nell'apprezzamento degli uomini che venivano in cont:lttO con lui. « Come I' itnliano dei tempi antichi d:,i grandi e veri entu-;iasmi pieni di voli e di spenmze, distribuiva ammira1.io11i e lodi con facilit:\ grande, anche là dove forse non erau sempre giustifi– cate » scrive la sua figliuola - ed è l'nnira pa– rola giu<;ta che !tia uo;;cita dalla sua penna. E davvero - anche chiudendo gli occhi sulle lodi prodigate in l)iÌI lettere al terribile Girolamo Rovetta, ali..., sdolcinato e falsissimo scultore lli– stolli, al ridicolo pcrsin uel nome Dall'Oc:1 Bi:mca, la cui op<:ra non snppiamo come potesse piacere anche un pochino n chi scri\'e\'a che « non è arte quella \1Critùche Ma e resta fuori di noi: que– sta non ha e non può avere alcun \'alore come arte : questa non è e non può essere che cieca imirn1.ione della natura ; quindi <;em1>lke ripro• dut.ione materiale», nonchè su c1uelle, appenn ap• penr1pi1'1 compren;;ibili,elargite a Ncera, ;t Vittorio Pica, al pittore Fragi::acomo e ad :litri dello stesso calibro - non si può fare r1 meno di i;tl'Har tutta l'ironia folura di questo semplice e corto com• plimento: e C;tro cd egregio signore Ojetti, • Grazie del bel libro di cri1ica sulla seconda grande e31>0sizione di \'eneiia, e gra:r.ie della dedica. \'i conosce,o digià per le \'ostre batta• glie pro internazionalismo in arte, dai primi tempi del Jlft,r::ocro, cd nmmirai sempre in ,·oi lo spirito pronto, indipendente e fiero. I lo pia• cere ora cli cogliere quest'occasione, per atte• starvi I.i mia nltn stima e salutarvi •· llt-u mihi I 9mutl11111mulalus ab illo. Nc,·,·ero, amici? )la non fa nulla. J\ chi come il nostro grande uomo hr1saputo dare forma e spi– rito alla materia e plasmar la propria vita ad immagine degli eroi, conviene inchinarsi e ba• ciar le nmni e i piedi sema domandargli di es• sere per soprammercato uno scruta anime, un critico e un profeta. ~leglio dunque, sorvolando sulla debole1.1.a del suo cuore umnno, e senza stare a cercare il pel nell'uovo e mettere il dito su tutte le porcheriole, le nrnrachelle e le minime vigliaccherie elci bestiame artistico e l~tterario itnli:ino, che fanno capolino pii) qua

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