La Voce - anno II - n. 11 - 24 febbraio 1910

E1cc ogni giovedì in Firenze, via de.i Robbia, 42 .:/> Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI .:,. Abbonamento p<r il Regno, Trento, T rinte, Canton Ticino, L. 5,00. Un num<ro ceni. I(). Anno Il .,,. N: Il .,,. 24 Febbraio 19JO. SOM~IARJO : Mnca11I nella mu1lca europea, CIANNOTTO BASTIASKI.LI - Scritti e lcucrc di Olovaaal Sttaallal, \RlH :,,;<;<) SonKI - Pro e coacro l'as1lauu, MARCU.LO LO►\\\ - Tra Ololl1tl e Soaalao. l; \fTA'-0 SAl.\'EMINI - I.a /Ubliolrra 1-i"losofirn. LA \'oci,; - P,•r Kli amici di .Jem-Cltrùlopl,e, g. pr. Mascagni nella Pubblichiri1110 col /'&t111rsso tic/!'ct!ilorc Ricciardi 1111 capitolo dct libro s11, ~fascagni elle uscir/, fra poc" m Ila collccio11e • Con– temporanei d' Jtalia ». Forse in nessun tempo la tenuità d,un composi1orc italiano non profondo, ma sin– cero, non sapienlt- 1 ma astuto, (11 pili di– scussa, anzi talvolta neppure onorala della discussione - molti cl'itici si arrestano di– nanzi alla volga, ilà di Mascagni e non osano progredi,e più in là - 1 come oggi accade per Mascagni. E se ne comprende facilmente il perchè. Ai tempi di Rossini, per es., no– nostante che il grandissimo e allora ignoto (o quasi) Beetho\•en impersonasse e superasse le grandi correnti letterade e umane del ro– manticismo, I' Europa era solcata da larghi soffi di leggerezz11, un po' scettic11 1 e, seb– bene l'opera buffa e l'opera seria avessero trovato dei compòsitori molto pii.1 clttti e, a lero modo, pii.t profondi di kossini (ad es. : Cherubini), fu però Rossini che con il fuoco indiavolato del suo brio di gaudente li su– però tutti, vellicando in modo insuperabile quella voglia malta di di,•ertirsi, e creando un capolavoro magnifico d,opera comica, il Barbiere di Sivi'glia, e un capolavoro altret– tanlo magnifico d'opera seria, il Guglielmo 7i//. Se non che erano dei cnpolavori sl 1 ma dei capolavori relativi alla superficialità del tempo. Tempo nel quale pareva quasi che la vera grandezza fosse riserbala ai poeti e ai filo!:otì, i quali accettavano la piccolezza del· l'opera musicale, dandole chiss~ quale inter– pretazione fantastica. Cosl Schopenhauer, com• plessa natu1 a di pensatore, d 1 artista e di vi• 1•111r, s'estasiava davanti alla vo/011/à di t·ivere del ridente Rossini, al modo stesso che il suo tiglio spirituale Nietzsche perdeva la testa da• vanti alla musica e dai piè lt:ggeri come il vento » della C"rmm, la quale per lui sim– boleggiava nientemeno che l'astutissima fles– sibile adora bi le musica nu.dilerranra. E si sa quanto oro, quanto tepore, quanto profumo meridionale contenesse, per il poeta del riso, qutslo vocabolo di « mediterrnneo ». Comunque-, era sempre la poesia (o la critica poetica: se pii.1 piace) che dava un'ar– bitraria grandezza alla musica. La vera gran– dezza, ripeto, era riserbata soltanto ai poeti e ai filosofi. Il grazioso e un po' affellato Moz.art 1 il gaio adolescente settecentesco, dal sorriso ma– lizioso e dai languori affettuosi e delicati, aveva creato ,m'opern buffa im1Y.:ritura 1 figlia e nipote dei gloriosi modelli italiani, e il cui tipo aveva incontrato le grazie di tulli i com– positori italiani. P,ù che a tutti piacque a Rossini, che soleva chiamar 1'lozut il e Dio della musica » ; la quale opinione perdura ancora nella coscienza di alcuni, tanto che-, se non erro, in un manuale di musica mo– derno, ebbi a leggere con un ceno stupore, come i\'lozart fo95e il più gran genio che della musica sia mai esistito, un u<,mo cosl sbalorditivamenle musicista che trasformava in musica tulio quello che toccava. Non so la paternità di questa frase, ma se la sapessi, domanderei a chi la disse per il primo, che! cosa face\'a \Vagner di quello che toccava: forse dei tromboni? Ad ogni modo Mozart è un e.ire fanciullo gaio e se1eno, 111:1 niente piì1 di questo. Alcuni, lrn i quali un grande conoscitore di musica, Romain Rolland, \'O– gliono tro\'are in lni un:1 saggezza profond:L Ma io sarei pili propernso a credere che, in• musica europea. tessuta <l'una più delicata e gentile sentimen- 1ali1à tedesc.i 1 anche in 1'1ozart sia la con• sue1a leggera reuorica settecentesca del mite Metastasio, e di tuui. i suoi fratelli letterati, amanti dei grandi nomi eroici e dtgli in– trecci da teatro di burnttini. Beethoven fu il primo che rialzò la mu– sica all'altezza della grande poesia; e po– tendo, :1112.i forse dovendo dire della grande .arie, dico volentieri della poesia, pensando a Goethe, del quale Beethoven fu l'unico fra– tello, da alcuni creduto anche maggiore. Con Beetho,•en la musica potè aspirare ai più alti destini. Anche Bach, H:indel, Palestrina, Or· lando di Lasso, Monteverdi, etc., furono gran• di ; ma nessuno di loro è degno di esser messo tra i più alti spiriti intuitivi, la cui apparizione segna come unn nuo\·a rnppa nel lungo cnmmino dell'umanità. Poichè con Bee– thoven per la prima volta la musica passa dal vnlore di arte decora1i,a 1 di une di ab• bellimenlo, di e inclita arte a raddolcir la vita >, al ,·alore di alte in1ima, quasi direi di ,,rie di coscit11\a, rispecchiante 111110 un momento storico dello spirito umano in tutti i suoi meandri, in tutte le sue contradÌzioni 1 in tutte le sue aspirazioni piii significath•e. Beethoven è il primo musicis1a ,mit•ersale; la civiltà ellenica ebbe Fidia, la civiltà me• dioevale ebbe Danle 1 la civillà del rinasci– mento ebbe Shakespeart> 1 la civiltà modernis- 1ima1 che ~ ancora la nostra, ha Beethoven. Con lui aacbe i musicisti sentirono con orgo– glio che a foro non toccava pili d'imbandire con le briciole cadute dal banche110 dei grandi il loro modesto banchetto di ser\'itori. Cosl si ebbe un11 nuova musica di nuovi musicis1i, nuovi d'anima d'arte di valore storico: \Va– gner, Berlioz 1 Schumann, Chopin, con diversa fortuna e con diversa bon1à <l' intendimenti, furono i ,•eri poeti dell' Europa dell' 800. Come dice Romain Rolland nelln sua splen– dida prefazione ai ftlusicùm d'mdre/ois: « la lumière (dell'arte) ne cesse p.as de brlller; seulement elle se déplace 1 elle va d'un ari à l'aulre, comme d'un pcuple à l'autre ». Dopo Goc1he 1 grandissimi poeti dovemmo aspettar molto ad nerne. i\la quali musici– sti non fiorirono, profondissimi poeti del loro tempo che è, in gran parie, sempre il nostro t La musica di venne un I inguaggio meravigliosamente eloquente, pieghevole, po· licromo, atto a rendere tutte le pili mulevoli sfumature della psiche, la quale sembrava fino ad allora ribelle alle forme troppo dure e incerte dell'armonia, simili quasi all' inti– rinimento delle statue prehdiache. Bee1ho– \'en, sopra tutti, poi \Vagner, 13erlioz, Schu– mann, Chopin empirono la storia di opere d'a,te in cui i suoni raggiunsero la potenza espressiva della lingua multisecolare della poesia. Soltanto forse nel la Grecia a1mo– niosa, nel trecento eroico dell'Italia, s' in– contra un periodo d'arte da paragonare a questa immensa ricchezz:1 musicale dell'Soo. Ma, ohimè, quell'immenso fremilo d'ar– monia oggi si è spento. L'arte no, non si è spenta, chè è riapparsa per e~-, in Italia sotto le spoglie gloriose della poesia. Ne~suno forse infot1i ha mai pensato a scoprire le infinice somiglianz.e che i musicisti dell' 800 colle– gano con i nostri poeti del 900. L'arte di Ric.::trdo \\'agner e P:1rte di, G:1briele d'An· nunzio hanno delle relazioni che nessuno s'è nrni ancorn proposto d'indagare. Ma la mu– sica è moribonda. A Riccardo I è succeduto Ricc:tido Il, lo Strauss, il musicista che no· Bibloteca Gino Bianco nostante i I suo contenuto decadente e il suo stile barocco, mostra per certa sua robustezza di 05.SCrsempre d'un3 gloriosissinrn nuza di m~A Berlioz è succedulo (sebbene non i.pi~ ment~) il piccolo Oebussy wagneriano a rovescio, che tenta d_.imbastardire la grande musica frane~ obbedendo a dei falsi canoni estetici (il discorso continuo, la guerra alla cadenta come simbolo della rotondità per· fella della forma musicale, il crepu,;colo ar• manico, e finalmente l'imprtssio,,ismo rubalo alla pittura), e con dei gusti lelterarii ormai stantii (Mallarmé, \"erlaine, 8:111delaire, etc.). Ora queste anime raffinatissime, malate di dilettantismo estetico e dì un infecondo cri· ticismo 1 se con i loro sforti, impotenti an– cora a generare una ~rande t!ra musicale, conservano accesa la lampada scmispenta della grande musica e accumulano le fati· cose e tal\'oha ozio!-C espcrien1,e che servi– ranno a far più possente il futuro linguaggio della musica ; esagerano però l:1 posizione di dispregio che verso la popolaresca opera ita– liana 1enne10 i loro grandi padri. fola quanto più melanconica è questa loro posizione di quella d'un \Vagner \'erso, per !S., un Giu– seppe \'crdi I Il popolo ha sempre tradito i grandi. Ma se oggi il pubblico diserta i tea– tri o\'e si eseguisca S1rauss o Dcbussy, per andare ad ascoltare l'Amico F,il( o la Ca· t•.1//rrri, ruslicam,, la critica non può dar as– solu1amente torto al pubblico. Poichè, è vero, Riccardo Strauss e Clau– dio Debuss,• e i loro minori compagni sopra il nostro Mascagni hanno unn superiorità di cultura di pensiero di nobili~ d'aspiraz.ioni. Ma si può poi dire che essi cantino all' Eu· ropa un contenuto nuovo e necessario? La nuova generazione che vien su ora, o eh• tlei-e necessariamente venir su ora, no:, Ira– volgerà essi pure nella sua ribellione contro tutti i sofismi moralistici e tutte le falsifica- 1.ioni del sentimento dei Verlaine degli ,vit– de, dei d'Annunzio? Chi è Salomè od Elet• tra se non una Basiliola e una Fedra piì.1 che mai inferocite nella loro libidine mono· tona dal macabro ritmo d'una musica di barbaro degenerato? E che cosa significa la coppi3 bamboleggiante di Pel léas e Meli– sanda se non un tenlativo della stanca anima europea a rilornare a una semplicil!t sublime che essa non ~1 più concepire (avendone da tempo perduta l:t strada~, che come un' ado• lescenza di bambini tardi\'i? Ko i la musica europea è in decadenza. I suoi rappresen– lanti maggiori si esauriscono in sforzi for– mali vuoti di contenuto, o pieni d'un sl ri· dicolo contenuto, che il buon popolo sano e ribelle alle corruzioni senili delle cosi dette cl:1Ssi superiori, quando non sia sbalordito dal fragore, o dal terrore del ~ilenzio, di– sapprova ed irride del suo meglio. E davan1i allo Strauss e al Debuss~· il piccolo ~bscagni 1 a cui la musica scoppia nel cuore una polla irruen1e, a , 1 olte un po' torba, ma spesso tersa, pulita e chi1:1ra 1 è quasi l'incarnazione, per chi sa leggere p infinito linguaggio della sto, ia e lrovarvi la rivelazione di quella storia metatisica su cui essa eternamenle corre e rico1 re, d'una profonda verità estetica. È ,•ero che è il ,•a· !ore del contenuto che fa grande l 1 :1rte j ma esso è ~oltanlo relativo, e non fa che pic– cola o immensa l'opera d'arte, insignificante o luminosa nei secoli la visione dell'artista. Ciò che fa davvero che Parie sia a1te 1 è la formn; senza di questa il contenuto (o il desiderio, il presentimento del contenuto) non rnggiunge l'esistenza estetica, td è inu– tile che se ue parli rome tli a,k Che im• porla se Debussy è uno spmlo pili elet10 1 più colto, pm sottile, p1l1 profondo di Pie– tro 1'1ascagni? La sua forma è per ora uno s/Or\O, un atto volontario, non spont.rneo, del suo spirito; mentre la musica di .\111• scagni sptsso r~ggiunge nel suo piccolo lt.: pcrfetione: anzi, ral\·oht1. come n~gli i11lu– mt{{i della Car:illtri,, e dell'A,111~·0 Fril\, nella ro11111"i" dcli' /rl), nella mrmjtrrù1.J dell'tlmir,, sembra rievocare, più coscienlc e più profonda, la candida melanconia d'un Paisiello o d'un Pe,golesi e quel 1010 gaio sorriso cosi c:1lmo e cosl refrigerante . Certo è tris1e do,•er r:assegnarsi a cercare la m11sir;,1; non l.1 prepar,r;Jone alla musica futura, ma la musica \'eramente ,·i"a, nei piccoli. Ma meglio dei grandi che non esi– stono i piccoli che esistono. Nè \Oglio dire che, tra i piccoli, Pietro i\lascagni sia solo i voglio soltanto dire che, dinanzi alla lerri– bile crisi che fR agooizzare la grande musica europea, l'Italia ll'0\'3 in Mascagni un puro rappresentante della sua ,,ecchia opern popo– laresca. Giannotto Bastianelli. Scritti e lettere di Giovanni Segantini.<•> Uuo dei ..,egui pilÌ evide11ti dell' incurit)..,il:\ italiana per llltto rib che rigunrdll I 'ai te moderna è la ma11c,111zaquao;i n..-.olurn, qui fr,l noi. cli 1>ubùlka,ioni che ahbi.1110 lo ..,çopo di nu.'th.•r -.0110 gli occhi di.:~li intelligenti le lt:11ere pri• , ate t.' 1:Ji snitti 1eorid e poeuci dl"'gli ,lfli-.1i contem1>0r,rnei. Ne lii <1ues1a mancan,a ,anno accusati Rii editori <1u.m10 il pul>blico, il tiuall•, a,•~zzo d,t s<:roli e ~ecoli a impi1>1>iar..,i - '>C sappia \c~a,:erc e lcJ;'ga - di lctkr;1t11m, di ro– manzi e canzoni, ..,i:1110 es-.i insulsi e s11)111arhe– "oli (1\1.lnto si ,·oglia, non saprebbe del"i<ler-.i mai a comprare e piRliarc in cons1d1:ra.:ione 1111 libro do, e In rellorica e la declamazione ln,ciao;. sero il !>O"ìl0 al documl"'nto schiewuuen1e ,;torico o :tll,1 .. emplin• pMola cti un 'anima <,en'>ihileeh~ cerca di comunicare con altre anime. C:o,icchC:– mentre in Francia - giacché la Francia è ogg; la nazione prn attenta a ogni mani(estaiionc dello ,pirilo <;ipuò per chiunque cot,tliere l>UI vi\'O il pcn..,icro e l'nnimo di lngres, 1><:re-.em– pio. di Ddacroh:, cli Fromentin, Céta1111e,\'an Gogh. Gauguin, Carriért·, Odilon Rl!don, Rodin ecc .. rncchiu-.i nei diari e neKli epi~tolari di c1ue• sti artisti, noi in llalia o;iamo ridolli ad a,;cohare a bocca aperta le frottole che sulla , ita citi no– stri miK'liori propala un <1ualche manutengolo critico-giornalis1a, 11quale non mendo m1lla d(I cli re e \'Olendo 1ulla\'ia imbrallare due o tre co– lonne di ~auetta, si presenta in Khin);'heri con sue bnrzellette e ,;g:Hnbe11ie snocciola aneddoti e storiellt! rnccatlnti chi sa do\'e e come - e che forse ime11ta. E ~i che antichi esemJli into– raggianti di ollimi libri scritti da chi non faceva il mestiere del lcucralo, non m:mc:rno neanche fra noi. anzi ... pecialmente fra noi! BRSterebbe ricordarsi dei Trai/ali che della loro arte scri-.– scro Cennino Ccnnini, Leon Battista Alherti, il \'iguola, il Pnll:uJio. il Cellini, Leonardo da \'inci ; ba<;l<.'rcbbc J>t:n'-are ai 1-i-ai11mr11li e agli altri scritti di quest'ultimo, alte opere poetiche e al\.: le1tere di Michelangelo e soprat111t10 alla l'ila clell'mnore del l'er,;eo, che è se1m1 dubbio il più bel lfbro di \'h•a pro-.a i1aliana. Perchè, il,.pillor~ e lo scultore che !.cri\ e ha genernlmt!nte sullo scrit1ore professionnle il \'a11- 1aggio della ._incerit,\ t: sem1>lioità. Incolto conu.• è, il pit'I dttlle ,ollt.·, egli non può n~ cerca ri– manii>0lnr ,ecchic inveniioni e spacciM !')t'r '-lit:, ic.lcc carpite più qua e più I,\: obbedisce istin• ti\'ame111e al L,i..,o~no di es1ernare I propri pen– -.ieri, le proprie sc1111;azioni;ial\'oha ,.j ,cnc \") 1-•.m lJu.cca ,J1u11, lumll', 1910, L.)

RkJQdWJsaXNoZXIy