La Voce - anno II - n. 10 - 17 febbraio 1910

CE Faec oo-ni 0 iovedì in Fit&eze, via d · R bb' '2 ~ o· d GIUSEPPE PREZZOL • • "' 0 ta, ~ - iretta a INI .Jf> Abbonamento per il RefnO, T renio, T ricste, Canton Ticino, L 5,00. Un numero ·ceni. IC. Anno Il ,Jf, N.• 10 .JI> J7 Febbraio 1910. ',()~1:\1.\RJù: Alfredo Paallal, P.1111.10C1-~cc111 - Per la rlforata del Co■-crnl6rl fcm■lolll, \'nTtnuo )hs.0:-;1 11 Sl1nor Comaadlai. L., \'on prol. Aclllllc Lorla, l'\lmRTO R1cc1 - Per la rlforMa Hln~nltaria. 1...A \'ocs. lbppor1I fra ldtallgmo, mbllcl1mo t mal•llit ,·utrff, scoperti d.al ALFREDOPANZINI Scnm essere un:1 fo11e tempra di artist:1 1 zero; gli uni hanno r.igione, 11111 nuche gli o com1~nsare con una facile dovizia !:i man• ahri 11011 bauu::l wuo. ila. 1•9i~e J'.-o.uchia, ~RPlf:I di profondlt~ fautastic:t 1 Alfredo Pan• ma la legge non ha torto. 11., 1.1g1one lo 1.ini attira l'attenzione di quanti, non lascian- spiri1u;1J1smo, come ha ragione il po-.iti\'ismo Josi lroppo illudere dall'aggressi\a rinomanza m:11enahs1a ; non hanno lorto le mac;.sc so• Jei pochi scriuori in gran ,oga, aman chie- c1al1s1e e non hanno 10110 gh aris1ocra1ici Jers1 se nella opaca zona 1e1ros1ante allo del blasone e del denaro: ottima I.i pace, ,;focciato sbrillanllo della ribaha, non , han ma neccs!,aria la guerra. Mera, 1gliot.a l'idea per :wventura ingegni sinceri, fofle dirette a di un'unica umana f.lmiglln, e pure santa ~1unlchc scopo non ignobil<', spiriti assorti in l'idea Jella patria. Si progredi,;cc con una ricerche 11011 \'Olgnri. gambn e s1 v:1 indietro con l'altra». l.'ei.clusivismo luminoso e l'audacia affer- S' illlendc come (1ues10 gr,1zioso e incon- maliva caratteris1ici dei tempernmenti desti• 1is1e111e luccicar di p1oblemi 1ilosofic1, mo· nati a primegj,liare gli son negali. Ed egli rali e ltuerJri, posti e sovrnpposli e sempre compensa queste doti carni, orè con ahre, sc:111cdlali a meua J1mos1razionc, non possa cert:1mente più lige ad equit:'I, ma anche cer• non J:ire all'opera d1 que,;to scriuore un ca- tamcnte meno fortunatt'. r;111erc <l1 impre11Jibili1-'. di 1m.:quh:ta mu- Si respira nella sua opera quell'odore di 1e,•olnzu, che non è follo per concili arie la decorosa miseria che è proprio delle famiglie frnnca adcsioue che non discu1c. della bassa borghesia, uelle q11.ali l'insis1ere Come 11cl suo spirito 1111' idea non può delle sventure non ha po1uto contro la du• vivere Jella sua pura re:,llt& logic,1 e si cer- 1cu:1 della "irtu. Nel111 luce col:ua per le chin sempre d'un soud puhiitcolo f.rnt:1s1ico mura giallastre e fihrante fra i con\'olvoli e sen1imen1ale, gli int1ecci dei suoi 1accon1i 1 che fauno rete alle po,ere linestre si mescola la scella dei suoi pcrsom,g~i 1bentono di un odore eh' è insieme odor di cibo e di queslo ibriJi~mo, e le sue figure hanno il sudicio, rialzato dall'acula nauseabonda fra• s.1nguc gelido dcll'anllbio. li suo romanzo è grnll7a dei formachi dell'ultima malatti:i. Da incao1111ina10immu1abilmenlc verso h1critica, un andito umido e olluso si vedon le camere come In sua cri1it·,1, anche quando pili dcli• spoglie e malinconiche, e il lumino che va- bern1a111cn1e vuol esser c1i1ic11 1 11011 sa I inun~ clll:1. in fondo a una di C'-'C-t.cmb1~ · s-li.. ,-...z,:· LU....1ilc_!ormc_dcU:1- n:z.rra:.:.iont: .. \b .:._ \I" perpetuamente un defunto. In un angolo di s111 narrazioni sostenute d:1 un as1rn110 m,m· cortile, do\'e un raggio di sole balte sui 11,·quù11 assai più grossolanamen1e di quelle vasi dei gracili fiori, giuocan due o tre bam- di Alfredo P.1111ini, l'idea che ne costirui~e bini, senz.a alzar la \'0ce, con una serietà che l'anima, nel suo isol:tmento e nel oiuodomi- r1ttris1a. Diffuso in quelle penombre e in nio, può arri\arvi ad esser 1cn1it.t lidcamente, quelle luci smorte è il sen1ore perenne della a riscaldarsi di vh·o pa1hos e a lasci.ire sca• sciagurn che incombe i e, se è possibile, a turirc movimenti di arie ve1a. A cngione della far pili cupa e micidiale I' inedi:1, il visila• sua stessa melicolosit;ì d':rnalisi, dell11 sua sc- tore, fatuo e avventa1ame111e sentenziatore, spe11osa scaltrez.za 1 .~lfredo Pa11zi111 non giunge mesce il suo consiglio ironico e il suo giu- 3 lJUC~lo st:1to 1 che è condizione prima d>una dizio quasi insultante. poe!!ia <li pjù vasto respiro. I ~u1>i libri, son In un momento di profonda 1riste11a sto- come una combattuta partila di !lcacchi, che rica nacque l'arle di Alfredo Panzini, il cui ricomincia perpetuamente e pcrpc1uamen1e i:1gegno, per parte sua, era di qualità di as• rimane in asso. E la sua prosa cachcttica sorbir questa tristezza e quasi compiacersi lrJducc 111cravigliosame111e ljUCsto lucido or- di scavarla e approfondirla, piu11osto che fatto g11,;1110 nel quale l:1 curiosa idea di un:1 sorta per :1verne ragione. Il che poteva. darsi in di fat:1li13 sloric.i per cui, oggidl, dopo Leo• pili tnodi: per ,•irtù di compatto impeto li- parJi e CarJucci 1 !,arebbe impos!dbile una rico ; per acutezza critica che s.1pcsse risolver grande arie, contrasta col desiderio e lo ~forzo quella lassitudinc nelle sue cause, rischiararla incons:tpevolc appunto di scoprire le forme nelle sue tendenze, giustificarla nel significato; di qu~t'a,te nuo,a. che sapesse, in una parola, donunarla; infine 1 Q1ell'Jbili1à nd deJurre forme, f,a~i, epiteti, per dono di pur:1 e semplice f,uuità. Vi son 1110,'1me111i d.1gli scrittori aurei per accrescer mali fra mezzo ai qunli si passa incolumi, d1gnil;ì all:1 p1os.1 moderna, che Il CarJucci unicamente per il follo di ignornrli. 1 \la Al- nclln sua opera di rinsnngu,1mcn10 della let- fredo Panzini non era un'aquila liric:1, non ter,1tur.1 itnliana seppe comunicare ni :,:uoi rni- aveva l'occhio necessnrio n sviscernre a fondo gllori ~col.iri, e cosi ad Alfredo i 1 mu1n1 1 d i problemi dell'arle e della coltura, e non procura ad ora ad ora lo spettacolo bizzarro sapeva esser fatuo. di parole che respirJno l.1 loro f1esca e pla- Poslo sul conlluentc di due epoche molto c1Ja dei Ì\·azione trecen1es.:a 1 Ji modi dotta· diverse, rappresenlate rispettivamente da Gio• m('nte Ialini, fermati in pcnoJ1 che col loro suè Carducci e da Gabride D'Annunzio, nei asin1.111ismo e le loro spezzallue si chiariscono suoi romanzi, nei suoi racconti, nella critica, cli cosl ncl\·osa eJ inquiet.1 modcrni1.ì come ctc. 1 eglt è \'ennto esprimendo, con una \'e- forse neppure il P:111zin1sospcll:i. Egli mesce l:tta accoralezza da renzionario, il rammarico nclln coppa della sua poesin, mesce coi~ mano di non aver potuto far ingenuamente squillar ge11e1osa il luminoso nepente che le anime la sua poesia nei modi 1udi e sereni del moderne sanno attingere dall.1 consueludioe m3remmano, e, insieme, di non a,·er potuto con le divine opere dei padri. ~l.a poichè ,;uperare in un audace e sicuro umorismo gli una tradizione letterari3, per quanio ricca, non Jllcgghunenti odiernissimi, che non lo soddi- può sen•ir di monet:t con cui si po,;,111 fare ,fono; mentre pur quell'umorismo :ipprossi- SJ)t!,Cd1 c1ualunqut! son:i, e i cuori fertili e m;Hivo che gli è venulù f.1110, sembr.1 1 ad ora ad , igili hanno in fondo sempre un po' di de- ora, oscurarglisi d' in1im:1 sfiducia 1 quasi a. da.1c bilo clie li 1ormc111a 1 spicci:1 sempre nelle inconfessatamente rugione nllc cose ed agli pngine del P.1nl1ni 1 di s0110 la rns<;egnazione ordinamenti cui sembrnva \'Olersi opporre. storic:1 1 qualcosa dn f.ir ,·edere o 1111rav\e· « Son \'enuto sempre a qnes1a conclusione: de1e 1 d.1 confes;;:ire o d,1 far S0!tpettare. lue e due fanno qu:r.1tro, uno meno uno forma. li pol!.Slto, robusto eJ ardgno, !>Ìm1lcad un Bibloteca Gino Bianco ,ecch10 3,;,ohub,1.1, uhi ma colonna Ji una Ji quèlle f.uni~lte rnin:11e, sembra ncll.1 ,;:u.1 uper,t cornpnmcre atrocemente, se pure 111,·o• l•n1ariamen1e 1 gli sforzi dt.:I 11ipo1e uoppo • li!... per mand,ulo al d1nolfl cou allegria, e troppo debole per dimostr.irgli J1 fallo la su:a inJ1pemlenza, col saper p1ov,·edcrl! a sè stesso e , h•erc a modo suo. e Abbi fon.a d'esser quJlcosa J1 grande e di degno • gli dice il ,e.:chio, sch1accianJolo con la suJ se– ,eri1~, e pur incitandolo con la parol:i m:,e~ stosa. E il rampollo sembra confe<;.._1rgli: « Volentieri I M,1 1 in fondo in fondo, non \'tggo d1 gmnde e di degno che te. Tu hai fJtto tulio 4ucllo che io :l\'rei \'Oluto f.i1t: ••.• ». La qual s1tu.izione non saprebbe cenJ111en1e arp.irir mollo feconda, se non s1 i~nsa.cse: che questo stesso rammarico, poich~ è sentito :acu- 1:unente e J:a un'anima pur.i, è anche J:1 SCllo motl\o d':1110 \'ero e l~giuimo, che, nella sua drn1essi1.\ e nella sua scialb.1 tristezza, me• fila ussu1 piì1 di l:inia impetuosa e appln11di1,, retonca, molto più facilmente, e nuche molto pili \'Uotamente affermativa. Sullo ~p11ito del PJntini 1 nell' cl:\ dell,l fonoaz1oue, l'-ISSÒ lo splendore e la rapina di una 111:ignitica \'Jsione d1 arte e J1 vll2. Nel suo libru sull' e lrolu;Jone di (;io:,,u'Car· d11u·i,, che, nonostante la scanezza della docu– mentazionc1 è certamente fr;1 le poche cose se• rie ~criue intorno a quc:ilo poc111 1 egli narrn con paroli.:: commosse i giorni della SlHt gio– ,•.__ ..tt1 .:h1: forun I iempiti J.i qucll',wrn puri:,• sima e gloliosa . .M,1 tsperienze s1ff1t1epossono e,ser tali Ja imporre dehnilivameme ad uno spirito minore che ne resti a~so,buo liruiti ch'esso non potrà mai più superare. EJ, invero, in .\lfredo P.1nzini è rimasta incancellabile la coscienza di questi limiti, benchè la \'Olontà di vnrcni li non per questo abbia del 111110 po- 11110 tacert.'. Giosuè Cllrciucci, si sn, non c:1piv:1 il 1omanzo. E il Panzini pro\'a il romanzo, ma lo pro,•a come se intimamente persuaso delle ragioni di quella non com1>rcnsione, che erJ in fondo una 1acita negazione. Sicdtè 1 svi– luppata una siluaz1one la quJle d:ii d:i.11 della piccola vi1a ch'egli predilige, riesce a condurci in visi., atl una grande significazione, s:i co– gl ere un soffio dt eterni1:1 1 ecco che, subito, gli vien fotto di ritrarsi, in luogo di butlarsi a c.1pofit10nel gorgo ch'egli ha sc.11en:110 1 onde trovarne l'intima legge e domarlo. Piglia le sut precauzioni e mette il cuore in p.1ce con una qualsiasi ipotesi, che potrebbe, d' ah ronde, senza nessun 1ncon,•eniente, esserSO)lilui1a dalla sua opposu, Javanti ai problemi lìlosofid o di grande poesia, quando gli si ig11uJ:1110 di sotto il viluppo Jei l.1tti. Kon sa che hutnre un po' e torn:1r conftssa1:11nen1e un borghese. E lo f,1 con unJ t.11 gr.tti,1 mcneghin.1 1 l,1 ~1u,ilc, nei i.uoi migliori momenti, può anche arieg– gi.ire un che di manzoniano. Sembra consi– dtr;ir lutto il moto dell.1 ,·ita com~ una serie di combinazioni destinale a muover la pili o meno ben conge~uata e piu o meno :acul:i !,trie delle nostre osscn azioni di sapienza spicciola. Ad ogni a\\•enimen10 1 un pensiero isolato e ben schecl.tto. E :1 sfogar questa smania di definizioni non fossero che definizioni puraruenle ipotetiche - agli albui lungo i 6um1 e sui coll1 1 :1i mobili delle e.be po,·ere e ricche, agli arnesi delle fattorie e de.i,;li opilici, ai libri solenni e puerili, a tutte le cose brute e mu1c, in una p;uola, conceJe hbert:l di parola, con un:1 compia– cenza che non ci urterebbe, se non d :,cn~ tissimo ~0110 un mètOdo cd un abu30. Il suo romanzo tende in ogni fìbr.1 a d1sf.a1 si 111 specio-.i r.1gionamenti. E fuor che per questa difotto53 c.1ratteristica si ri:1sso1be e ~i iden1i- fica coi tipi comuni !-ui quali si moJellò il romanzo borghei.c nc!lo scorcio dcli' ultimo secolo. In 1call\ non nel romanto io preferisco. Troppo l'urnonsu che è in fonJo J. lui flOf• fre d1 compnmenisi e c:11rnnuff.1r\'ÌSÌperchè la sua irri,ercnza non abbia II rcc1dc1e ogni tanto quella co1111mr.uae ruion2le 1llusione realislica <lclb quale il romamo non può troppo fare a meno. Do\'e il PJnzini i.1con– ceJt: rnaEt~ior hbertl, egli r:tgt:iunge anche maggior clc1er111in,llen..1.Perchè allorn tu .1 di– sposi1io11e tutti i ftrri dei suoi mestieri, e il professore vocabol.ms1:1 e la1inis1.1, con so.al• tretza di schiellc e1imologie 1 con le quali sa raggiungere una pungente succosa profonditi, aiutu l'a111sla 1 men1re questi rn~gentili'-Ce l:a pol\'erosa Jottrina e la pedanteria che quegli da solo non s;iprebbe comple1:1men1c di– spogli:1re. EJ .1nch' io credo che il suo ca– pol:ivoro debb.1 appunto cercarsi in quell:, l'1nfer,M di Diogmt, dove una i-pecie d1 i1,1lurnin:1t.1 for111:1•vi.1ggio cieli' 1 leine 1 non contr.illdice pili i volubili voheggiamcn11 della fantasia che, gracile e inquieta, 1100 può a\'er b fona Ji quelle laborio~e conccuoni che soslengouo il pondo omogeneo e cos1an1e di 111110 un libro .. .\llora si le ipotesi e le ironie, accarcznue 1 limate, sb:1IL11e, niellate, come un argentiere squisito 1r:11ta una sia• tue1111c1ve11uol:1 1 e poi spcZ1ate di colpo e rifuse <l'un tr:1110 in atteggiamenti :11111loghi ma JiJTc1e1111 1 folle risih.Hc J~ ~rnzie 11111lin– coniche e d,1 :t"iprette sane eJ acerbe, le quali ci rammentano che qualche stilla J1 liquido sole epico cola nelle ,ene di questo scrittore, si fanno amare, ci ridono in aspetti 111J1• menlicabili {per es. l'allri,e}, son qualcosa di schiello e Ji vivo. Poichè gli t!. impossi– bile scordarsi della letteratur:1 1 non doman• di:11no ad .A.lfredo P:1111.ini quel vano sforzo che egli 1en1a nei suoi romanzi per darci una realtà ingenua, non \'isla aura,erso le pagine dei libri e le lenti profe:<osorali del– l'an:ilisi e i ,cli delle reminiscenze. Ingenuo egli riesce, come tutti, quando ci d:\ immediatamente la sua realtà inlcriore che pur è r.111a,irrimediabilmenle 1 anche di no• s1algie lib1esche, di curiosità in1elletllrnlistiche le quali 11011 possono esserne astrnttc cd iso– late senz:1 disfarne 1u110 l'equilibrio. Il suo mondo è un impasto originale di grettcu·a vis– suta e di grandezza sognata, di ironia cspreo;sa e di liri,;mo reprcsc.o. In "ista al Palazzo I eo-– parJi a Recanati,dopo a,·erci fallo S!ntire come egli $3 p:i:rtecip-.r nf"II,- colossale tra!l,edi:1 t!el poeta,egli si prepar:i i;tiocondamente a diS\..'-ndcr pedalando la collina,e corteggia, fr,1t1an10, un 1 0• stessa, che può rnmmentar quelle non meno simpatkhe e p-ffutcclc' Ro':.tbildi'r pur rcslanJo perfettamente latina. e Lrs dùux s'e11 ronl ». 'Il¾ ·;:.i,? -::-~-:-· i. ;r~ Y.:xi :.i,~.::i~::-~•J ,' 1 i ,:-::p ù:ltv i:i·~~i7:•J r,',11D,, 1 ::-ar:, mormora il ricordo com· mosso. ~la con quella disin"ohur.t un po' o– stentat:t delle persone che hanno un dispiacere in corpo, il professor Panzini debacc:a, mentre gli ridono i begli occhi promeuilori. Davanti a un cialtrone affamato id di– manda, con l'oscura inquietudine del borgese che si sa con~promesso in una crisi la quale non gli è comprensibile appieno ma 1emc: lo trnolga, se veramente l'a,•,·enire non ,nderà se-condo l'inno di Tur:iti, mentre s1uJianJo l'evoluzione carducciana, aristocrate come il maestro, :,i era se.orno 1urbato dal e f,111!:o che sale > e , edev:1 nei nuo"i orienumenti tiella democrazia l.1 causa prima dell:t po,•cr1.1 del• !'arie odierna. Il presente lo commuo,·e m.1 il p;1i.s.110 1':unmo111!-ce, e l'ammonimento 1alvoh.1 ruò

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