La Voce - anno II - n. 7 - 27 gennaio 1910

252 LA VOCE e un castello, assai piì.1 suggestivo d'una ca– sipola acquattata fra le rame bistorte de' fichi e degli albicocchi. Cosicchè tulti i tuoi di– pinti hanno un'aria comune di vecchiumi ri– messi a nuovo, dove la melensaggine del mo– dello s' inspettisce grottescamente nel manto dell'eroe, e l'indigenza dell'invenzione spicca con più d' insolenza per la sontuosità dei toni : Paiono copie traditrici di pitture illustri. Ma foss'elleno copie, o, magari, imitazioni di cose belle! Conosco delle copie di Marco d'Og– giono, di Ingres e di Manet che sono come traduzioni libere e geniali di un capolavoro. Invece basta soffermarsi un minuto davanti ai tuoi quadri per rendersi conio che non si tratta se non d'ibridi pasticci veneziani o fio– rentini, cucinati con salse e soffritti di bitume e \'ernice. Son confuse reminiscenze di :.cuole gloriose, stranamente commiste a baie di mo– dem style; ed è orribile vedere come l'ar– dente colorazione giorgionesca rivesta forme slombate da cartellone e il disegno vinciano degeneri in triste goffaggini da giornale il• lustrato tedesco. l\lacometto, Proserpina ed Astolfo. Tu segui in sostanza le orme di Pranz Stuck, di Boecklin e dei preraffaelliti. Senon– chè Frn.nz. Stuck appetto a te è un grande uomo, Boecklin un genio e i preraffaelliti de– gli dei addirittura. Sl, carissimo, lasciando da parte il primo, che quantunque superiore a te non può esser nominato senza scandalo quando si ragiona d'arte, gli altri pittori di cui ti parlo possono essere almeno scusati nei loro tenta– tivi regressisti, considerando che la lor grande cultura gli rendeva innamorati di mondi morti.· La loro anima, come quella di Gustavo Mo– reau che era anche lui della lor famiglia, vi– veva nel passato, si nutriva di quello, ne re• spirava l'aria: è dunque naturale che cercasse di appropriarsene anche il linguaggio. Son cose che accadono ai pittori come ai poeti. G~arda Carducci, D'Annunzio e Pascoli quando non sono grandi e fanno (Qui nous de– livrera des grecs et des latins?) il greco, il latino o il medioevale! Nè bisogna dimenticare che spesso questi artisti riuscirono a rivaleggiare coi loro modelli e sempre ad aggiungere qualcosa o molto del loro ai ricordi che rincarnavano. Ma tu 1 Vuoi che ti dica che cosa avviene nel caso tuo e dei tuoi simili? Ecco: si va per le chiese, per i palazzi I per le gal Ierie ; si guarda, si osserva, ci s'empie gli occhi di scene sacre o profane, di fisonomie, di movimenti, di forme e di colori ; e quando s'esce si cerca di applicare alla realtà le tonalità e i carat– teri delle cose viste. ll c'è un fiaccheraio col suo cavai.lo , presto facciamone un paggio e un ginnetto ! Là c'è una signora alla moda 1 fresca e svolazzante nelle ·sue penne e nei suoi nastri : trasformiamola in una Ludovica Tornabuoni ! Ha i tacchi alti e si dimena cam– minando; non importa: le leveremo le scarpe e la faremo venire avanti col passo della Flora botticelliana 1 Ma ecco una trattoria piena di ricchi citrulli e una bettola con tre braccianti allegri intorno a un fiasco di vino. Bene, del· l'una faremo la casa di I.evi, dell'altra l'oste– ria d'Emaus ! In campagna si cercano dei siti classici coi cipressi, i boschetti e i tempietti pagani ; in città si leva mentalmente la tuba al banchiere per mettergli in capo un pe– taso, si tenta. di unificare i toni di una vec– chia piazza allag,\ta dal sole e piena di gente · vestila di mille colori, guardandola riflessa nel vetro nero di una mostra di nego– zio. Che diavolo! le piazze di Carpaccio non son tappezzate di affiches 1 non h,mno dei contrasti così crudi di tinte e non ci son tran– vai I Si osserva le persone di casa nostrn e si trova che la loro faccia non è abbastanza accesa, che la cravatta degli uomini stona col bianco troppo freddo del solino, che le croc– chie e le forcine stanno male sulla testa delle donne. Se poi s'è vista un'esposizione, una di que– ste esposizioni italiane dove approda e s':1c– catasta lutto il pecorismo e la balordaggine e la cirlataneria del mondo intero, allora al• l'immagine del museo si sovrappone quella della « sala speciale > e l'osceno connubio ingenera mostri. E cosi si vive! Ed è cosi, carissimo, che tu fai vestire tua madre da « ignota gentildonna» per ritrarla, lei che non sa leggere, china sur un Dante le– gato in marocchino. È cosl che di tua moglie, donna semplice e buona, fai una Taide 1 una Medusa, una Sfinge in cappellino; metti sulle labbra di tua sorella minorenne il celebre sor– riso ambiguo di Gioconda: e dipingi tuo pa• dre (giacchè non fai che ritralli 1 il ritratto senza vita, senza espressione e senza somi• glianza essendo facilissimo a farsi) tuo padre impiegalo al caiasto - con un cappello da ma– snadiere in testa, Ire o quattro anelli falsi al pollice o all' indice, lo sguardo feroce e uno sparviero sulla spalla. Nè mi s1upirebbe se uno di questi giorni tu mi mostrassi l'effigie del tuo bracino, vestito di scarlatto con fra le mani, come il famoso Medici di Sandro, una medaglia del Pisanello e dietro le spalle uno stilizia10 ed emblematico ramo d'all<I,. Ahi, ~hi ! chi ridirà d'Oca pi1tore L'opere assurde e la stupidità? li fatto è che non intendi e non ami la vita. Tu ti muovi in un mondo fittizio di pol– verose reminiscenze, con pensieri presi a pre– stito da quello o da quell'altro e sensazioni di seconda mano. Non ammiri nulla senz;.1 licenza dei superiori; e la bellezza non sai scoprirla nella natura vivente, ma vtJoi ti sia data a cucchiaini come il giulebbe o il miei rosato. In fondo, come quasi tutti i tuoi com· patriotti 1 sei un accademico. Ti sei fatta una prigione di precetti e ti ci sei chiuso dentro j e se qualcuno ti parla di rivolta, di rinno– vamento, di libertà, invochi il nome santis• simo della tradizione. La tradi:done ! Sai bene che cosa significhi la parola tradizione? Si– gnifica: vedi, lo svilupparsi e 1' illuminarsi at-· traverso la storia di una verilà eterna. Per un artista, tradizione vuol dire trasformazione lo– gica del!' idea di bellezza ; per un pittore: scoperta e rivelazione progressiva del mondo visibile. Or come si potrà scoprire o rivelare ciò ch'è già stato scoperto e rivelato da più secoli? Guarda il cammino della tua arte, in Eu– ropa, da Giotto a Masaccio; da questo a Mi– chelangiolo a Tintoretto a Tiziano, al Gre00 1 eppoi da Rembrandt, Velasquez e Goya giù gii1 tino a Delacroix, Courbet, Millet, Manet, e infìno a Oegas e Segantini. È come un rio d'acqua chiara che cola per l..1 storia rispec– chiando il colore e le forme dei tempi e dei paesi. E i tuoi simili sono in questa fluenza com~ lumache che vogliono appiccicarsi ai fuscelli del margine e che la corrente travol– ge, i sassi spiaccicano e il fango ricopre per sempre. Che se i critici ti dicono il contrario e lo– dano l'opera tua non gli ascoltare. Cave canem ! Temi i critici italia[).i ! sono i nemici della bellezza. Ve ne sono di più sorte. C'è !'ar– meggione caramellato, un che di mezzo fra il sensale e il bellimbusto, che ha le mani in tutte le paste, tira 1<! p.iga dal grosso gior– nale per lusingar l'opinione media, e mette in un fascio dio e diavolo, il cialtrone Mo· relli e il gran Segantini. C'è il commesso viaggiatore che fa il giro del mondo per rac• cattar tutto ciò che trova di ciarpame artistico e, ritornato a casa, lo fa incidere in una sua of– ficina e lo stampa, e distribuisce lodi senza discernimento a chi le vuole e a chi non le vuole. C'è il dottore impippiato di nomi e di date il quale oracoleggia imperterrito che Mi– chelangelo e Fidia eran dei bravi scnllori e Raffaello un eccellente pittore. C,è il sergente spiritoso, amico del lano e del frizzo e che un bel giorno scende in piazza e s,improv– visa giudice del nudo femminile. C'è poi tutta la muta dei poligrafi ignorantissimi spropo• sitanti su tutto e sull'arte - e di questi non si tien conto. Però tutti sono ugualmente be– stiali e perniciosi. Temi dunque i critici ita– liani. i\fa temi soprattutto l'esteta che ti par– lerà con eloquenza della grandezza che fu. Costui non è nè sciocco nè disonesto come gli altri, ma è sterile: la sua parola è fiorita, ma son ghirlande su una bara; adora anche lui il passato ed è insensibile alla poesia fre– mente della modernità. È un amante di mum· mie. Consiglia ai giovani di scrivere tragedie greche, vorrebbe il letto costrutto sur un ceppo d'ulivo, detesta il treno e pretenderebbe che gli uomini viaggiassero nel tracchileo sganghe· rato di Cecchino procaccia. Perciò egli po- Bibloteca Gino Bianco trebbe forti e forse ti ha fatto più male di ogni altro. Guardatene. Ma rientriamo in carreggfat.i, cioè conclu– diamo. Meltcndoti sotto gli occhi il tuo poco sapcre 1 il tuo disprezzo della realtà vi– vente, i tuoi errori, la comunalilà del tuo gu– sto: la tua incomprensione della vita, insom· ma, credo di averti fatto intendere perchè ho detto in principio che la tua opera è falsa e non val nulla. Mettendoti in guardi:1 conlro i tuoi complici - il pubblico italiano e la critica - ti ho accennato implicitamenle quale sarebbe la strada da b,Htere. Mi avrai compreso? Non lo spero. Tu hai agli occhi e negli orecchi troppi occhiali e troppa bambagia scolastic.1 1 e i colori e le \•oci del mondo, sempre bello, sempre nllO\•o., sempre vibrante di pii.i ricche armonie, non devono arrivar dentro di te se non annebbiati e c~nfusi. Non è colpa tua, amico; tuttavia, se nelle mie parole scopri qualche verità, meditala. Ah! ma ora che mi ricordo, io ti ho detto al principio che nei tuoi dipinti c'era del talen– to, della maestria, eccetera! Può darsi che ab– bia un po' abbondato, come dicono i contadini, ma è vero che più qua e 'più l:ì fra il concio pseudoclassico, pseudoromantico, pseudopre– raffaellita, spunta qualche arboscello che me– riterebbe di vivere di fiorire e di portare i suoi frutti; sprizza qualche favilla di bellezza 1 qualche raggio di speranza. D'altra parte al– lora pensavo alla criminosa pittura italiana 1 a quella, sai? dei Laurenti, dei Tito, dei Noci, degli Innocenti dei Gioii e peggio: e in terra di ciechi ... In ogni modo, carissimo 1 salvati se puoi; ringraziami e voglimi bene. Sono stato franco. Ardengo Soffi.ci. Colloquio con Pierre Lasserre. La dottrina politica cui s' inspira la nuova scuola del!' Action Françflise può chiamarsi con un" bre~e motto: scuola della Contro Ri• volutione. Distruggere ciò che ha creato di du– raturo nel suo contenuto politico il periodo sto· rico 1789-1793, demolire le istituzioni della democrazia che è al culmine del suo trionfo in Francia, che allaga e vince ogni giorno di più in Italia e in Inghilterra e in Germa– nia1 ed in Russia, ed io America. Per conse– guire questo scopo che sembra a tutta prima as!-urdo è d' uopo una critica profonda, vigo– rosa e spietata del contenuto dottrinale e psi– cologico della Rivoluzione. La Rholuzione è in fondo la dittatura secolare di Rousseau; ed è il trionfo della Ragione proclamata itCcla– mata dea ; è cioè il Romanticismo e la pre– sunzione razionalista che dominano alleati. Rovesciare la politica che dal la Grande Rivo• lozione deriva si può o immolando la ragione dea come fa il siodacalismo 1 o tornando ad una ideologia assoluta, ad una asserzione di necessità politica, la quale abbia il merito storico di collegarsi a tutta la serie delle co– struzioni politiche, nascenti dalla considera– zione della vita patria nella sua unità. li sin– dacalismo nega del tutto la ragione politica dove afferma un interesse ad una volontà di classe, che segue il suo scopo, nè cur:i se per ciò distrugge, abbatte, danneggia. La teoria politica inv,ece, che in nome dello stato si oppone alla Rivoluzione, è bas:1ta sulla Ragione, assai diversa da quella dei democra– tici del '93 ed ha per l'ine la grandezza della patria. È l'ideologia della Patria, nella sua forma più classica, che risorge, nella con• cezione di Sparta e di Roma repubblicane. Un'esposizione lucida di questa politica che la scuola dell' Action l-ra11ç,1isc propu– gna mi è stata fatta da Pietro l.asserre, re• dattore del quotidiano l'Action Frm1çaisc, che in un volume assai pregevole sul Roman– ticismo (t) diede un contributo lodevolissimo all..1 teoria dalla quale s'inspira, e che ha le sue più lontane origini in Augusto Comte, in Ippolito Taine, in Ernesto Renan. L' A,tio11 Françaisc, mi disse Pierre Lasserre, è una lega d'azione politica che ha un' ori• (1) LASS1-:1ot..:: Le Noma11lismt1 Français. So• cil:té du i'lercure de France. 1908. gine e un contenuto filosofico netto, preciso, carlesitmo. ;\lovimenlo razionale dunque, antie– voluzionista che nasce da una determinata ne– cessità storica ed in vista d'uno speciale fine: la Francia. Movimento quindi di opposizione al Bergson evoluzionista e intuizionista, con– trario al modernismo che è immanentista. e Una idea chiara è l'idea madre del "a\iOna!ismo integrale nostro: l'unità e la permanenza di indirizzo della società contemporanea, al di fuori delle conflagrazioni di indole econo– m:ca, d'interessi contingenti e transeunti >. Conseguentemente Pietro Lasserre e i suoi amici vogliono una restaurazione monarchica, antipa.rlamentare, ed antidemocratica. L'Action Fra,,çaise non è una lega di natura religiosa, ma soltanto politica; però la ra– gion di Staio per dir cosl, da cui è mossa, la conduce ad una a.zione parallela e sin• crona a quella della Chiesa Cattolica. La Chiesa Cattolica è un organismo di tra– dizione e di conservazione, una organizzazione sociale potente, che plasma società e di– ritto, di natura profondamente etica. Il mo• demismo si trova di fronte a lei come ener– gia dissolvente quale la democrazia di fronte alla patria. Questa sfera comune di educazione, di tendenze etiche, di volontà rende natural– mente noi, seguaci del tradizionalismo clas– sico francese, alleati della secolare costruzione della Chiesa di Roma. Il protestantesimo è dissoluzione come tutta la democrazia. Augusto Comte lasciò scritto che tutti i credenti dovrebbero essere catto– lici. La nostra epoca ha bisogno di edificare e il protestantesimo è negflliviSmo. Augusto Comte è il filosofo piì.1 accettato della nuova scuola: uno dei suoi pii.i convinti seguaci, il conte de Montesquieu, scrisse lungamente sul• l'opera comtiana. Ma è importa111e ricordare la natura tutta politica della Aclion Fra,,çaise. I suoi seguaci guardano con simpatia la Chiesa per ragioni non religiose. Anzi molti di essi sono atei, come il Maurras, o agnostici come il mio interlocutore Lasserre. Particolarmente importante era stabilire e spiegare le ragioni che spingono l'opposi– zione monarchica contro gli Ebrei. Anche qui il Lasserre ha riaffermato che non è I' an• tisemitismo di razza che li conduce cOD· tro gli ebrei, ma delle ragioni assai gravi d'indole politica. La democrazia imperante oggidì nella terza Repubblica ha ridotto, mi dice testualrnenle il Lasserre, la società fran– cese ad una massa di individui, amorfa, e spinge per ragioni di interesse o di partito gli uni contro gli altri. In questo complesso amorfo, gli ebrei uniti e forti rappresentano un organismo, che quindi ha molta potenza nella vita pubblica del paèse. Tutto l'anticle• ricaiismo non è stato altro che una forma di fl_uerra civile alimentata da ragioni d'odio re– ligioso. Le frasi assai gravi del mio interlocutore non sooo cosl lungi dal vero se pure ,,, è l'esagerazione inevitabile della passione di parte. L'affare Dreyfus ha lasciato in Francia delle conseguenze profonde. Fu una rh.·olu– zione, ebbe da dirmi in proposito Giorgio Sorel, più importante di quella del '48. E come della grande Rivoluzione del 1 93 ru conseguenza Napoleone, da\l'affaire consegul, e non unic.i conseguenza, la potenza degli ebrei nel la lerza repubblica. È noto che essi inquinano il giornalismo francese, che ebrei sono tulti i corrispondenti specie della stampa germanica e russa 1 che ebrea è la cou/i5se della Borsa ( r) di Parigi, che dopo l'flflflire negli ultimi dieci anni vi fu tutta una immigra· zione di ebrei a Parigi. E CO!-Ì l' Humanité visse ed è mantenuta d,i i capitali degli ebrei milionari di Parigi. Se le grandi ban– che ed i grandi iStituti di credito sfug– gono ancora all'influenza giudaica 11011 è men vero che da questa sono ispirate le campagne contro il Crédit LJ 1 om1ais, che i giornali de· mocratici fanno. « Tutto adunque, mi disse, è dissolvi– mento nel!' attuale regime democratico. In democrazia la forza dirigente della vita pub· blica non nasce da una sorgente unica, eterna, (1) Ciò ha speciale import.inza in Francia, data la organizzazione della Borsa cli Parigi,

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