La Voce - anno II - n. 7 - 27 gennaio 1910

OCE E set ogni giovedì in Firenze, via d · R bi:· 42 ~ o· d GIUSEPPE PREZZOLI e.i o ,a, - iretta a Nl $ Abbonamento per il Reg-no, Trento, Trieste, Canton Tidno, L. 5,00. Un numero ceni. JC. Anno li .:f. N: 7 ,Jf, 27 Gennaio 1910. S0;\1:\1.\RI_O: le tera• ua &lt>\Dnt pillore, ..-\R111-...-1,o S.u--nç1 - Colioqulo con P.erre Las,erre •• \<.;1,-.rt'.'.O L.,.,111.1.0 Lt'/>n da lr('rrr,·. Il Circolo li liluofia di rlrtut, ,r fr. - La pro,lada di Bari, Il, R1cc:.uwo Z.\( •.\lll.\ _ Lettera a un giovane pittore. Suno ceuì Jipinioruu1 di c~e di 10111:i, che non upe11Jo eh,: co111 .i• d1pin111ra. im,11110 Jiringcndo le r11• Iure Jtl{h 1hri e non il nuuralc, o I 'fl\'O dtlk tc,t.e •l«.•e, (;0.1 d ,,e 11 l>OOft• rinur• e ombu J1'1 ,,no, qun11 toro •iene 1J o~r• (tfTlbra J1lrorntr1 i ed eu1 .,.,., n11.,,ri J1-1unt irte. IIU w:,n.,,Jrp:h 1ltri 111c6u 11 f"< "'°"' .-cnmcnh' <h• ,m••• Tu mi domandi, carissimo, se ho visto i tuoi dipinti. Gli ho visti. Tu mi preghi di dirtene francamente il mio parere. - C'è del talento, della maestria, delle buone intenzioni: si vede che tu aspiri a qu:alcosa di bello e di grande, che non ti contenti di rifischiet– lare le solite trivialit~, che ami l'arte; ma ... Ho paura che questo ma voglia seccarti pa– recchio; tuttavia non si dev'esser franchi - fra di noi? 1'la, dunque, la tua opera non val nulla: è falsa. E mi spiego. Dicendo che la t~a opera è falsa io non in– tendo di affermare in nessun modo che tu sia un impostore il quale cerchi di vender lucciole per lanterne, nè il mercatante S\ergognato che per cmpirsi Je tasche lusinga i gusti della folla dalla fronte di torn. No. So troppo bene che tu sei in perfella buona fede e che non tiri al quattrino. Soltanto, tu come tutti i tuoi si– mili, - imitali o imi111101i- non vi siete ancora capacitati (ed è ciò che v1 perde} di questa semplice veri1à: I tempi nuovi vo• gliono un'arte nuova. In altre parole, 1u non hai peranco capito che cosa voglia dire arte moderna. Tu credi ancora, con migliaia e migliaia d'altri, con quasi tull1 gl' italiani, che I 1 artista abbia oggi gli stessi lini, e che quindi debba raggiungerli con gli stessi mezzi, di tre o quattrocent'anni fa; che nulla si,1 mu– tato nella valurnzione dell:, vita, della realtà e dei suoi aspetti; che il nostro concetto della bellez.za sia identico, o quasi, a quello dei gran– dissimi antichi. Or3 1 il creder tutto ciò è un errore. Ascoltami bene. Gli artisti antichi, Jtho dello altre volte e lo ripeto - e un luogo comune - eran come barbicati in un terreno, lasciami dir cosi, di credenze comuni: credem.e religiose, cre– denze politiche, credenze mornli; e ognun d'essi lavora\·a, secondo le particolarità della propria tempra, con l'unico hne di avvici– narsi il più gli fosse possibile al suo ideale, che era poi su per giù quello di tutti gli altri. Voglio dire che essendo tutti d'accordo su certi principi capitali, per un esempio que• sto: che in pittura il pii.1 bel corpo e quello che più s'approssima come colore e come di– segno alle apparenze di 1111 corpo reale - il 1.1uale a sua volta è uu110 più perfeuo quanto meglio risponde a certi dau carat1eri di sim– metria e di equilibrio - a cia,.cun artista non resta\·a che dirigere tulle le sue forze per ri– produrre sulla tela, sul foglio, sul legno o sul muro quelle forme e quel colore; e me– glio vi riusciva, pill la su:1 opera era stimata bella - da tuui. E lo stesso arcadeva per la scelta dei soggetti: fossero essi religiosi, sto– rici, mitolog1ci o aulicamente profani, uno solo o pochissimi erano i criteri che la de- 1ermina\•ano. Da secoli e secoli era stata sta– bilua, ammessa e rispettala come una gerarchia degli esseri e delle cose della namra e nes– suno pensava a negarla e nemmeno a discu– terla. L 1 idee, inollre, di ricchezza, di lusso e di nobiltà s'eran :111datecosi bene :rnnestando all'ide.1di bellezza che quasi sempre l'una d'esse implica\ 1 a l'altra - per il principe e per il papa, non meno che per I' arusta e per il pubblico. Solo qualche spirito scontroso o mi– stico dissentiva in ciò dagli altri; ma di rado e non del tutto. In fondo l'uomo si compia– ceva un po' troppo di sè stesso e della sua intelligenz.1 1 e - bada te lo dico in un orecchio e senza consolazion di schiarimenti - di– sprezza\"a un pochino la n:llura. Erano però i bei tempi. Erano i bei tempi della fona, della salute e della serenità. Le voci delle grandi anime si altav11110 1 ciascuna col proprio timbro, verso un assoluto in un inno concorde. L'arte scen– deva di generazione in generar.ione come un3 regina per le scale del suo palazzo. Il mae– stro morendo lascia\'a al discepolo la sua br3- vura e l'esempio di un libero S\"iluppo indi– viduale. li sogno rullulava d.11111 vita; il cuore dell'uomo era pago del mondo. Erano i bei tempi. Oggi però - e per O!,?gi intendo da un secoletto a questa parte non è più cosi. Oggi, carissimo, l'anima dell'uomo, e specie quella dell'ar1ista, non conosce più la dolcezza di quella calma antica. La tìlowfia e la scienza hanno fatto man bassa sui comodi canoni e sulle venen1bili idee di bellezw e di nobiltà d' un tempo. U uomo hn dubitato di tutto e persin di sè stesso. Non pili religioni, non pili principi, non pili nobili Ja ~• vire: e se e' è ancora un assoluto al quale cantare i no– stri inni nessuno è d',1ccordo sul nome da dargli nè sul modo d'adorarlo. I!. stato, \Cdi, una specie di naufragio; e come nt>inaufragi ognuno pensa :i sahar la propria roba e la propria pelle, così nel gr:inde sfacelo delle credenze e dei principi ognuno h:1 cercato di mettere al sicuro la propdn individualità. L'artista ha salvato la sua e, nudo e solo co– m 'era, s'è buttato sulla natura corne sur un'i– sola di sah-ezza. Si, per lasciar le metafore, l'artista moderno non ha altro appann:1~gio che la natura, questo eterno rifugio dei dispe– rati, e non :n-endo che lei s' ~ messo ad amarla con tulla l'energia del suo cuore, a frugarne il seno: vi s.'è profo11dato tutto, s'è impinguato d'ogni suo ellluvio. E<l è per via di questa penetrazione passionnta eh' t>gli è giunto progressivamente a comprenderne e adorarne tutti gli aspetti, tutti gli speuacoli tutti i cantucci, tutti i ripostigli. Co'-i l'ar– tista moderno non conosce più wggetti nobili e ~oggetti ignobili: l'orto e l'ortolano son per lui degni d'esser considerati e ritratti come la gran dama e i suoi giardini, come l'egipane e la sua foresl:tj il chi:issolo piscioso dell:1 ciii;\ non gli par meno poetico del pe• ristilio greco, nè la folla confusa di una piazza o d'un caffè, meno interessante d'una riunione di c.walieri, di prelati o di gentiluomini ban– chettanti al suon delle viole, come nelle nozze di Cana. Ti ricordi, o meglio, sai (poichè tu leggi poco, probabilmente) cosa dite\·a \·ictor Ilugo? :it..1rto11 nue c:-;t Phylli-, ~;111:-. \'Oilcs; Fih, le soir n·est JM"> plw, \t'rnlcil. Sou.., son chapeau d'ombr<: et d'ctoile-.. .\ B.111d11st: qu'à \lontformcil. lkrcr pourrait grbu ~t.'l)t ,a~t.·-.; I.es .\utcib sont tils dt.'-. Tt.:lllJM:-s; Si l'Ida ~ombre ,i dc, 1rn;1~'-"'• l.;1 J,{uingucllc a dc:-; 1.:a11,11lb. I~ ien n'esl h :i.ut ni ba~; Ics fontnim:s La\'cnt la pourprc: et le -.,1)·011; 1.'au:lc d' hry, l'aubt: d'.\thcnc-,, Sont faitt:s du mt:me rJyon. Bibloteca Gino Bianco J'ai th._j.1 <lit parfois ce-. cho,t•:-. .& Et tuujour~ ':i~ les rcclirai ; C,1r d11fo1Ìll de toutt.'b ·1c~ p1u:-.b l'cut !-.' danctr le n:r-s :-;acrlC'. Ed è proprio queqo che l'art ista mcde;no ha capito, una \Olta solo, a quattr'occhi con b natura. Non che, intendiamoci, qualche grande non I' :t\CSSC capito anche in tempi più remoti. Rembr:111d1 per esempio, l'immenso Rem– brandt, il babbo ben amato di tulli noi mo• derni, sape\'a queste cose benissimo, e Goya anche è vero; ma non è men vero che codesti art1s1i e gli altri pochi che li so– migliav;mo erano i merli più bianchi del loro tempo, e che i loro contemporanei, chi legga la storia, non gli comprendevano nè gli ama– \"ano pii1 che tanto. Da un cen1in1110d'anni in qu:1 1 invece, non c'è stato nè c'è artist:i vero, per il qu:ile i versi villorughiani non sian \'angelo. Senonchè ali' artista moderno non è bastato disfarsi di pregiudizi 1111110 o\'vi come quelli che quei versi comba11ono. Nello stesso tempo che il suo amore per la natura s1 face\'a più libero, più profondo e più largo, anche la 11u:1 \•i,.ione delle cose si trasfor– mava ed era perciò necessario ch 1 egli tro• ,·asse i mezzi adaui per riprodurle quali le vede\'a. Bisognava insomm:1 che il suo stile il suo disegno, il suo colore si adeguassero J quell,1 nu0\ 3 visione. Il nuo, 1 0 disegno e il nuovo colore! Se tu fossi un po' più colto in fatto d'arte moderna non avrei bisogno di farla tanto lunga per -:pie– garti in che cos3 differiscano da quelli antichi; ma la tua ignoranza è su questo punto, come su parecchi altri, ahimè I, tanto fi11a e tenebrosa, che per fartelo intendere ci vorrebbe invece un volume, e forse non basterebbe. 1\\.1 perchè io non ho nè il tempo nè la \'Oglin di scrivere un volume, cercherò di cavarmela con poche pa– role. Rifacciamoci dal di!t>gno. 11 disegno, dunque, che prima consi!l-te,a, come s'è ,·isto più addietro, nella raAlgurazìone grahca di un corpo o di qualunque altro oggetto, e acqui– s1ava un valore di bellt-zza tanto maggiore quanto pii1 le linee e i tocchi segui\·ano da vici110 le linee della cosa ritrnua, si 1rovò 9e11za scopo e a non poter esser più giudicato con gli stessi criteri, il giorno che la ,;cienza dette ali' uomo una macchina e mille modi di ti»1re con la massima ei;atlezza i contorni, i piani e tutti gli aspetti di una coc;.;,1 natu– rale. 1~ strano, ma la triviali1à stes!-a di questa verit:l. ha fallo sl che tino ad oggi pochi o nessuno fra qnelli che padan d•;1r1t:moderna, hrmno vol1110riconoscere nell'invcn1ione della fotografia uno dei forti motivi clelltt rnbic,1le trn– sfonnaziono del concetto del disegno. Eppure è per ess.1che l'artista s'è trO\"ato 1utt'a un trailo sgra\'ato da ogni preoccupazione meramente sc1entilica ed hJ potuto darsi a quelle iicerche pii.1in111nee segrete che del disegno hanuo fatto un istrumento Ji notazione veloce di ogni più rapida impressione; e\'ocativo e suggesth·o piuttosto che rappresentativo, psicologico si potrebbe dire, e di una potent.1 più in1ensa e misterios.1. Un istrumenlo il quale anzichè tendc>f'e alla trascrizione delle forme .-ppa– renli, sene piuttosto a ri,·el:ire l'intimo ritmo e armonia Jell'anima creatrice nonchè la par– ticolar tusformazione che la realtà subisce rifrangendosi nella mente o nella fantasia di ci:iscun artist:i. Un istrumento infine pili agile, pili vibrante e, sopratu110 1 pii1 personule. Ora ~ nece:-sario dirti che ciò non è av– venuto senza che anche i criteri secondo i quali un tal disegno dev' esser giudicato, siano del 10110 cambiati? Che oggi invece di do– mandarsi ~ 11 Ji!-egno, poniamo di De~•c:: o di Segantini, ritragga con precisione gli ,1c::pelli deAII es~•• i e delle cose, è indispensr1bile an– zitu110 mdagnre se esso traduca con eddenle e!-pressiva \ 1 1\•eua il particolare caratrere che quegli es~ri e tiuelle cose assunsero nello spi• rito di =1uei pittori? ·Spero che non sia ne– cessario - e \·engo al colore, quantunque bastasse ripetere, circa ques1' altro elemento della pittur.1 1 ci0 che ho detto del primo. Difatti anche la concetione del colo,e ha subito, com'era na1urale 1 le stesse :1:1e1:11ioni di quelln del disegno. Nello stesso tempo che quest'uhi mo si emancip.1va dalla puntualilà calligrafica e in ce,10 modo meccanica il co– lore aumenta\'a le proprie possibilità, di as– sociazione e Ji Jissociazione; e mentre in al• tri tempi ubbidiva a norme fisse d'unità, di limitJZ1one, di tr:1diuonali1à d'accordi ed' im– pasti, nei tempi moderni segui pii.i d:, vicino la libertà e libcrnli1à naturale. Voglio dire che come In luce opera sulle cose con varia– zioni, rifrazioni, lampegg-i:11nen1i e vibrazioni infinite, cosi il nu0\'O colore aderi al dise~no, mosso, art1colato 1 mordente, che accentua e di– rompe le forme, lo '-CCOnJòcon mille barbagli, con rnnumere\"oli t-eomposizioni, Jissonanze, illuminazioni originali e improvvist, tiammeg· giamen1i 1 delicate o \·iolente armonie. È quanto dire che disegno e colore separati per gran tempo, nell'opinione dei più e anche in celio qual modo nell.:i realtà dell'opere d';utt>, vennero a inserirsi l'uno nell'altro, a spo,ar~i indissolubilmente in una fusione e funzione vitale, in concomitanza espressiva per procu– rare una noviss11na gioia :agli occhi e allo spirito. E l'artista moderno, non pii1 impacciato da precetti, restrizioni ed e'iclLJsioni scolastiche, potè darsi :11l'cbrietà della cre11zione con li– bero e111usiasmo,obbedendo solo agi' insegna– menti delln natura e del genio ch'era in lui. Ecco, all' ingrosw, scritte si può dir col carbone 1 le cose elementari elemenllri55ime che tu, mio caro. hai sempre ignorato e che non vorrai forse ammetterç neanche ora. Ben altre e di ben altra importanza ce ne avrei da dirti, in questo proposi10, ma. per parlar come Cristo, tu non puoi ora portarle. \"eniamo invece all'opera tua che ho chia• mato falsa. ~on a,·endo dun4"e capito che coc::avoglia dire arte moderna, il tuo stile, il tuo disegno. il tuo colore e persino i tuoi soggetti, i tuoi costumi e - cosa m1racolos:1 - i tuoi paesi, sono, diciamo questa amenità, antichi. \'aie a dire che nell':111110di Nostro Signore mille• novecentodieci Ili rimanipoli ancora il vec• chio attrezzaio poetico il quale dopo a\'er fatto la sua bellu figura ai rempi della rinascenza era stato, a dir \ero, riconosciuto un po' ina– degua10 a incarnare e ri\'estire i nuovi iJeali. )la tant'è-. Per te, il disegno consis1e, quan– tunque forse tu creda diversamente, in un in• catenamento nuido di linee concorrenti all,1 rappresentazione scientificamente esatta delle persone e delle cose; il colore in u11.1com– binazione di ioni, preferibilmenh! caldi (che, d'accordo in questo con tutti gli imhec1ll1 e i ::.uperficiali tu credi che i colori caldi cioè tendenti all'arancion~, al rosso, al dorato, siano pii1 belli degli altri armonizzati in una omo– genea unità. Tu credi ancora a una maggiore o mino:e digniù cli sogget1i; tu prediligi le dr.ipperic 1 i merle11i e i velluti. In quanto al p.1ei,;e1u scegli con crite1 i qu:1si gt:rarchici. Tu de\ i considerare, ne son quasi sicuro, un l1au10o un mirto mollo ptù dignitosi d'una d1:1lba,

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