La Voce - anno I - n. 51 - 2 dicembre 1909

216 LA VOCE di Montalcino consacrò in persona la chiesa di 1',·lonteLabbro ma i sospetti serpeggiavano fra i teologi romani. E quando nel 187i ap– pan•c per le stampe il libro LA mia lolla ron Dio scritto da Dnide nella cameruccia d'una villetta a Beligny in Francia, ospite d 1 un sno fervido ammiratore, il Du-Vachat, scoppiarono aperte le condanne. È questo un libro strano ed oscuro, ma Davide vi rivela chiaramente sè st~sso. li figlio dcli' Uomo, come il pa• Hiarca Giacobhe, lottando con Dio difende i diritti dell'umana natura e colle sue ugioni olliene da Dio la bencditione per il novello popolo giurisda\•idico. Dio Padre unitamente al Figlio rh•elano la missione dello Spirito Santo Terza Persona della loro Triade San– tissima, la qualt: missione viene rappresen- 1a1,1 e compiuta daIP Eletto Figlio dell'Uomo per la consolazione promessa nel Vangelo di S. Giovanni e nell'Apocalisse. I fati precipitarono dopo l'apparizione di questo libro nel quale i lazzarettisti Yener:mo il deposito della nuova rivelazione. L' ::nno seguente il Messia do,·eva essere immolato pcrchè comprendessero le gi:nti chi foss-eDa– vide Lazzaretti: pertanto già nel b. prefazione del suo primo libro li rùveglio dei popolr', apparso nel 1870 egli ave\'a scritto: < lo non sono nato improvviso in un mistero di sl grnndi e meravigliosi av,,enimenti, ma sono ventidue a~ni che cammino nella strada del segreto e fin dal 1848 fui annunziato prodi• giosamente in luogo solitario e deserto di ciò che ora mi avviene ed è per avvenirmi. Per vent'anni, ho fatto silenzio, perchè cosi fui pregato di fare. ~laturato il tempo di un sì prodigioso silenzio, ho dovuto parlare per nuovo e prodigioso ordine, e siate sicuri che io 11011temo di essere ingannato da Colui che m'impose tah ordini. ~li dice che io p,rli ai popoli ed ho parlato e parlerò in arnnti, se poi i popoli non credono, io non ho che ridire. Se mi vogliono falso, io non credo che falsa sia la mia parofa. Se mi ere• dono ipocrita, esaminino la mia condotta. Se mi dubitano strumento di partito, facciano le autorità go"ernative di me quello che lor piace: ìo sono in disposizione di qualunque esame; parlo libero e non temo di alcuno, pe:rch~ mi guida il giusto cd opero colla giu– stizia. Ciò che io manifesto ai popoli non è volontà dell'uomo ma volontà dcli' Altis– simo>. ln questo proposito di rinnovare il mondo con la pace e nella giustizia, egli si man– tenne fermo fino ali' ultimo giorno, quando affrontandolo il deleg:110 egli disse, dopo a\Ter raccomand:tto alla folla che lo seguh•a d1 non reagire, qualunque cosa fosse per accadere: • lo ,,,ado avanti a nome di Cristo duce e giudice, e se vole1e la pace, porto la pace, se volele la misericordia, porto la miseri• cordia, se volete il mio sangue, ecco il 111io petto, io sono la vittima. Tir:tte a me e sal– vate il popolo!•· Pochi ist:mti dopo la 'palla d' 1111 carabiniere lo colpiva nella fronte mor• t:tlrnente. Cosi finiva Davide Laz1aret1i, ma la pall:t non uccide,•a il mt:ssia nelle -1nime dei seguaci. I ricordi del luogo montano che fu chia– mato 13 Nuova Sion, muti o"rmai nella me– moria della maggior parte degli italiani, e che solo i rari pellegrini dilellanti avidi di sensazioni, risu:citano nella fantasia onde me– glio godere della suggestione poetica emanante da quella terra, alimentano pur sempre di sollo la cenere degli anni una schietta fede religiosa nei cuori dei semplici ma fedeli se– guaci del dolce profeta si;omparso, i super– stiti d'una processione salmodiante in una serena mattinata d'agosto i ed essi ritengono ,·cramente che Davide fosse il figlio dell'Uomo annunciato dai profeti per instaurare, nella maturiti nuova dei tempi, il regno dello spi– rito, un regno di pace più vera e di giu– stizi;1 più granJe tra gli uomini. Monte L:ibb,0 1 ribauezzato da Lazzarelli non senza signitìcnione, ~lonte Labaro, è di– ,·enuto per questa gente il monte santo: i vecchi addit.1110 ai gio,·ani con nneraz.ione commos .. ,l l{uella cima brulb e desolata,d'o'lde pur tiinl.l bellezza di nau11:1. si .;..ffacciaattorno nella ,.,stiij dcll'oritzontt. I J~:i.ù, ali' aurora ed al lr.unonto, quant. lo nnno e quando tor- nano dal lavoro dei c:unpi essi veggono splen· dere di luce profetic.1 con gli occhi del-la fede e del la speranza la croce del loro messia, e ripetono le preghiere da lui dettale, e fanno riecheggiare per le mute valli l'eco dei suoi canti, e ne ricordano i presagi, ed innalzano al cielo i cuori. I Lazzarettisti non sono tutti scomparsi: pochi, ma quei pochi ardenti, s'incontrano disseminati nei bruni casolari dcll'Amiata, nei tuguri della i\laremma, in alcuni villaggi della Sabina, come Montorio Romano, Gra– doli, Scandriglia, in quei luoghi ove i ri– cordi del profeta sono ptù vivi. Il centro però di tulto il movimento laz.zarettista è in Siena ove dimora uno dei più fedeli seguaci del Santo, Filippo Imperiuzzi 1 eh~ raccolse fra le sue braccia il povero Davide quando cadde ferito a morte, e che patl poi con altri com– pagni le durezze del c:arcere preventivo dft· rante il lungo processo. A quest'uomo, vec– chio, povero, amante dcli' oscurità e del silenzio, fanno capo i discepoli supe,stiti del santo d' Arcid0$50. Egli potrebbe rassomi– gliarsi per la tenacia della sua fede nell'amico e maestro a quello 1.:he fu Frate Leone per il Poverello d'Assisi, come pure per certa asprezza di sentimento e di giudizio verso i capi della Curia Romana. E come frate Leone, anch'egli ha scrilla una Leggenda ove sono narrate le gesta, le profezie, le visioni, i miracoli di Davide; una storia che è al tempo stesso e sopratutto un libro di fede. In ogni modo questa è la fonte più ricca e gt:nuina per attingere notizie intorno al Lazzaretti, giacchè nel lavoro l'lmperiuzzi volle ed ebbe a collaboratori molti fra i suoi compagni giurisdavidici, testimoni oculari dei fatti nar~ rati e che contribuirono a stampare il vo– lume in Siena presso la Tipografia Nuova, l'anno 1907. Questa data viene cosi spiegata nella prefazione: e Prima di mettere avanti agli occhi del pubblico la presente storia, io unhamente ai miei amici abbiamo voluto far trascorrere del tempo, e sono già ventisei anni, per meditare con pacatezza, con senno e con fede _i fatti avvenuti in pubblico ed in privato, perchè a prima vista non furono compresi da noi nè da altri; mentre' poi do,•evamo pass:1re sotto lo strettoio delle più dure pro,·e preannunciateci, e non sospinti dal fanatismo, o da partito umano qualunque, o da fine interessato del mondo. Queste righe ci sembrano note,•oli perchè rivelano come nelle coscienze degli apostoli e dei primi discepoli giurisdavidici, ciò che av\'enne per altri di altre fedi, sia accaduta una m:uura– zione lenta ma progressiva, dopo b. scom– parsa del maestro, della idea me~ianica dal m~desimo irraggiata. Alla fase del dubbio, della meraviglia, d,ollo sconfor10, segue nello sviluppo d"un moto religioso, quella della fedt: che si concreta nei dogmi. nella stessa guisa che per gli spettatolÌ es!ranei e scet• tici alla fase dello scherno rnccede spesso quella di una \'alu1azione pii1 rispt:llosa. Che cosa credono i L:iznuellisti? L'essenza delle loro credenze è contenuta ed espressa nel ~imholo inviato dal Lazzare1t1 stesso ai suoi Apostoli di Monte Labbro pochi mesi prima della sua morte. Noterò i punti sostan– ziali O\'e il credo dei Lazzarettisti si allon1ana da quello cattolico. Anzitutto per la credenza che l'istitutore, Davide, giudicato e condan– n:110 d:illa Curia romana, sia realmente il Cristo duce e giudice, vera e vh·a figura della seconda ,·enuta di Ge.sù Cristo sul mondo, giunto per annunziare il compimento della redenzione del genere umano in virtù della terza legge divina del Diritto e riforma generale dello Spirito santo la quale de,·e riunire tutti gli uomini alla fede di Cristo in seno alla cattolica chiesa in un sol culto ed in una sola legge, in conferma alle di– vine promesse. I laz.zarellisti inoltre non credono alla fine del mondo materiale ma di quello carnale, quando l'umana natura per la completa redenzione sar~ risorta, ossia rigenerata dalla morte del peccato alla vita della grazia di Dio: e questa è per essi la risurrezione della carne. Essi credono alle sanzioni ultraterrene, ma non già che le pene siano elerne, sostenendo essere gli spiriti angelici ed umani creati da Dio per un de• terminato fine al ·bene, e per essere uniti a Bibloteca Gino Bianco lui dopo una separ.azione pii1 o meno lunga, secondo la gravità dei loro pecc.1ti. Il de· monio vogliono che sia nell'uomo la suscet– tibilità delle disordinate passioni fomentate dallo Spirito del corpo nell'av,·ersione al bene ed è la tenta1ione di noi stessi nella propensione al male. Rigeli.mo l:t confessione auricolare adot– tando quella di emenda, in uso presso al– cune comunioni cristiane, ma dai protestanti divergono per tutti gli altri punti di fede che si 1rovano, ed essi accetlano 1 nel credo cattolico. Considerata nelle sue linee essen– ziali la religione lanareuisla, sebbene infor– me, accenna ad essere una separazione con intenti modernistirj della vecchia fede c:uto• lic:,. D.n·ide L1zz.1re1ti, senza s2perlo, fu in certo modo per i fini del suo apostolato cristiaoo aspirante alla riforma della chiesa in una pii.1 ampia cat101icità 1 un modernista in llalia quando di modernismo non si par– lava. Idealmente egli si ricongiunge alla tra· dizione dtgli antichi millenari ed a Gio,•ac• chino da fiore, mostrandosi tutla\•Ìa pii1 vi– cino all 1 apos1ola10 di S. Francesco d'Assisi che al terrorismo apocalittico del profeta silano. Gli attuali Lazzarettisti vedendosi chiusi in un cerchio di sospetti e di ridicolo da parte di quasi tutti coloro che non ne condividono la fede, si sono raccolti in un silenzioso ri– serbo pieno di aspettazione e mentre trovano motivi d1 fede nella concordanza fra le pa– role e la vita di Davide e le antiche profe– zie, credono di ra,•visare nelle angustie e nelle difficolt?\ sempre maggiori della chiesa di Roma, dopo la perdita del potere tempo• raie, i segni che ne preannunciano la fine o meglio la trasformazione predetta dal loro messia. Una letteratura reliJiosa abbastanza lussu– reggiante è tìorila dalle fantasie dei lazzaret· listi, una letteratura quasi tutta inedita per mancanza di denari. La stampa della storia che chiameremo ufficiale di Duvide Lazw· retti è cost:ua loro gravi sncrifìzi e nessuno fin qui ne ha parl:tto 1 e le copie sono rima– ste quasi tutte invendute; ma oltre a questa esistono manoscritte altre biografie di Da– vide, una delle quali verificata da quella dolce anima che fu Filippo Corsini (i Lazza• rettisti sono tutti poeti) uno dei più ardenti fautori di Da\'ide. morto qualche tempo fa; e vi sono racconti di conversioni, di mira– coli, commenti delle opere lazzarettiane, dei profeti e dell'Apocalisse, lettere, appelli, che fra di loro si ricopiano i fedeli per serbar viva la comunione spirituale e per proC"ac– ciarsi nuovi adepti. Essi creJono fermamente che un t;iorno \'erd, e non ~ lonlano, in cui l'opera del loro maec:tro ud ricono– sciuta da tutti, e ciò li conforta a vh·ere in mezzo alla miseria della presente oscurità. Il Cenacolo, costituito in massima parte di contadini della montagna, ha per massimo ed unico tempio un povero oratorio privato in Siena. Alcuni potranno f9rse meravigliarsi che io mi sia indugiato a ricordare le ori– gini e le ,•icendc d'un moto religioso che s'insinua quasi insensibilmente fra le ma~– giori correnti della vita spirlln!ile 11aliana ma in esso vibra la fede d'un:1 chiesa sorta in condizioni psicologiche asc:ai sfavorevoli, e che pur non vuol morire, ed ove mi sono apparse alcune anime candide d'una purezza che è il fiore della sincerità. Piero Misciattelli. J)ò <1ui l'elenco cronologico degli scritti di DA\'IDE L,,ZZAW.KTTI, secondo la loro data di compositionc e non di st:unpa, aggiungendo in fine quèlli ancora inedili: It A'isvcg/io dei popoli. Arcidosso, Tip, t.laggi Gorgoni, •Sto, Nego/e del Pio lsli/11/0 detrli J::remili Pe11ik11• ::ieri e P,·,,ilr11li. Montefiascone, Ti1>, Leonardi e .Argentini, 1871. Avvisi e predi::ioni d' 1111 iurog'1ilo Pro/e/11. l'rato, Tip. Giachclli, 18;1. Sog11ie 1.risio11i. Le/tera di <i/ladini wmaui. Let– lrra11ipopolid'/"1/ù,, Prato,Tip. Giachetti, 18;1. Lellcr11 ai Pa,·rod e Id/era uroud11 ai Nomaui. i\rcidosso, Tip. Gorgoni, 1873. Lrllcra a110,,ima. Arcidosso, Tip. Gorgoni, 18;3. Lamia/olla ron /)io. lmpr. \'illefrance-Uourg,18n. Il /il,ro rlri fiori ululi (traclollo e <;tampato in francese), l.yon, Tip. Petratainé, 1876. Progn,mm11 ,,; rof'Oli r p,i11ripi rri.rliam· (tr:-,. dotto e ~rnmpaw in francese. L)On, Tip. PC– tratainé, 18j6. Nrg-ok dd .taomfo irlif11lo dr/le fiu11(trlirrn'slia,,e, l.!'sorl11=io11r rld 21 diuml,re 1$7,1 ,. ri'goro.10 rimprol'l•ro ai suoi sr;r,mri [ vi è unilo il pro– cesso \'Nl,,1le dei medici e l,1 Scnt1:nza dd Tribunale cli Pcru~i11Jstampali in francese nel 1876. Lyon, lmpr, l'ctrnt. Scril!i ùmlili, dei c1uali dubito apocrifi quelli che ho contrasscg11a1i con stclle1t;1, Raccolta di poe~ie. Raccolta di molte lellere pri,·ate. • Studio filo~fico morale. • Rigoro:i.o rimprovero ai ,eguaci passati, prc• senti e futuri, e l' csorta:r.ione nilima sulla Setta scriba e fari-saicotdell:i ldola1ria papale. • I 29 editti precur~i\'i al codice della riforn1a dello Spirito Sanlo. LA POLITICA DELLA DESTRA Da qualche tempo si torna a parlare della vecchia Destra, e si tenta di penetrare il segreto della sua formazione, dei suoi suç• cessi e della sua caduta: forse se ne torna a parlare appunto pcrchè una Destra nuova ha accennato a \'Olersi coslituire, moslrando in tal modo che la funzione di un p:utito cooser\'atore italiano non divenlò inutile, il giorno in cui cessò di esistere quel parti10 che aveva lentato di corrispondervi per cir~a trent'anni. E i I problema della Destra - !-e lo guardiamo un po' addentro - è altamen1e interessante, roichè non è solta1110 un pro– blema polilico, ma è anche un problem11 morale e spirituale, un problema storico n<"I senso piì1 alto e più lato della parol:1. È, in 1111 certo .c:ens", il p1oblema stes"'0 delle odgini dcll'ltali:l contemporanea. On· rante il movimento politico del Risorgimen1,, 1 la Destra rappresenta il protagonista, e noi siamo portati istintivamente n rafTon:.re e ad accrescere quec;ta pane di protagonisu, per• chè con ciò riponiamo nella cosciema e nella volontà, il principio della nostra età storic:1 e la sua ragione. ~la non appena ces.c;ato il periodo guerresco e diplomatico della rico• struzione politi~a, l{Uando i magqiori problemi organici, amministra1hi, e morali sono ancor .. da risolvere, il prot:rgonista si ritira dalla scena, e sparis1.:e improvvisamente nel pnssato. L'opera ini1i:11a , iene conlinn:ua da altri uomini, di pi-incipii opposli, i quali 5eijui- 1ano1 senz:1 o;;oluiione di continuit:ì, I' azione dei loro predccec;sori. I.a polilic.& italiana rivela in 1:11 modo il proprio c11rattere di empirismo. un empirismo che risale alle origini della Destr:i, in\'e: i.le tutto il concetto politico del nO!-IJ'ò risorgimento e ci iipinge a domandarci: « Se l'ltali:l contemporanea non è uc:cita dn un pensiero e da una aspi– razione sostenuta, donde è essa sorta? Dal caso forse? >. Rispondere a tali domande signitica scri– vere quella storia delle origini dcli' Italia contemporane:1 1 ch'è ancora da scriversi: lo storico che s.1prà darcela contribuirà più che molti uomini politici, e che vari partiti italiani, alla forrnazione ideale del pro· prio paese. alla determinazione delle iclee del nazionalismo italiano. E poichè in Italia parlano e scrivono parecchi che si chiamano nazionalisti, a questo essi dovrebbero, insieme ad altre cose, consacrare il loro studio: de• termin:are cioè le ragioni intime e le idee motrici e gin~tificatrici della rivoluzione ita– liana - poichè le origini sono la mèta 1 e le ragioni inizi:ili sono anche i motivi rinati nella vila storica di un popolo. Per questa via Carlo ~laurras ha potuto ridar vita in Francia ad una scuola di letteratura politica, che non può essere trascurata da chi voglia intendere la storia francese dell'oggi, e che presenla un notevole interesse, nonostante l'intima contraddizione di un tradizionalismo giacobino. ln Italia un uomo soltanto ha lavorato in questo senso: Alfredo Oriani. Ma la storia dell'Oriani ha troppo il fremito, l'impazienza e la ,·ola1a pazza della passione

RkJQdWJsaXNoZXIy