La Voce - anno I - n. 49 - 18 novembre 1909

206 LA VOCE vomere primiti,·o, non già i solchi rigidi e pro– fondi insegnati dalla scienza agricola, ma bcnst tutta una serie di volute, di curve, di sagome, di angoli repentini volgentisi attorno 2 un chiaro motivo ornamentale ideale i - osservate nei contadini dei dintorni ca– gliaritani i lunghi polsi e gli alti collari set• tecenteschi dei càmici, e se quel lavoro ad ago che li orna di trapunto, di forami, di ricami, di bomboli, di smerli non sembra opera di qualche paziente monaca cenobita o di qualche devota mano materna; - e•an– cora, guardate i c:uriaggi 1 le masserizie e gli utensili : dal piccolo carroccio a buoi, pog– giante su le gre,•i ruote senza raggi, alle seg– giole con I' ele,•ato dorsale, tulio lìorature e abilità di torni, dalle corbule di \'imioi, ese– guite con delicata :me toscana e graziosis– sime e originali negli intrecci, negli av– volgimenti e negli annodamenti, alle sponule a basto, caratteristiche nei lor listoni poli· cromi, dall'architettura paesana, ora con le ollt simili a minuscoli portici claustrali, ora con i negri letti spioventi di ardesia, alla strana gioielleria di souile tiligrana d'oro: tutto vi offre una novità geniale di movimenti che vi fonno pensare a una ptrduta epoca d'oro di nrnestranze operaie ; - e ancora, le fogge del costume nazionale, innumerevoli nel tipo donnesco, di cinque o sei a$petti nel tipo ma– scolino, con predominio di scarlatto nel Nuo– rese, di rosso granata in quel di Desulo e d' Arit1.0 1 di azzurro e di verdastro nell'Oglia– stra, di chiaro nella Sardegna meridionale, di bruno ovunque il classico panno d'albagia si sostituisce a ogni altro tessuto, queste foggie di \'C5tiario, chiassose di sete e di colori, varissime nel taglio ideato forse da quei biz zarri sarti mercalanti del piu corrotto me– dioevo, sempre belle e attonate alla diversità delle carnagioni e del tipo umano, queste foggie, alle quali il sarto tiene con cieca te· nace devozione, suscitano ammirazione e stu– pore, anche in chi le vede per la prima volta, e ancora, le improvvisazioni dei suoi pastori analfabeti, che vanno a cantare in contradittorio per sagre e per fiere, hanno lutto il fascino lirico e le snellezza severa e precisa di forma e di pensiero dei poeti ita– lici del tempo dugento, fioriti in Sicilia e per l'Appennino senese. Chi ha insegnato, o meglio, chi ha infil– trato i rudimenti di un' arte che potret-be divenir grande e assumere un carattere ed un' importanza nazionale, al sardo? Senza far dcli' inutile induzione, diciamolo subito: nes– suno. N~ la teorica di un intelletto maestro, n~ la pratica diretta. Tant'è vero, che, come voi mutate di luoghi 1 sia pur non andando lontani, incontrate forme, indirizzi, intenzioni, materiali, valori opposti a quelli di cui an– cora forse lrnltenete dentro di voi una sen– sazione pii1 o meno piacevole, indifferen1e orni. È, quindi, un'educazione spontanea che si ma– nifesta sempre in forme estreme. Lasciate im– mobile unR di quellte convhenze sociali, e il sentirnento artistico non cambierà nemmeno per moltiplicarsi d1 tempi e tramu1ar d1 con– dizioni economiche, frammischiatene im·ece fra loro due o più, come più spesso accade-. al– i' epoca nostra per il facalit.1rsi delle co– municazioni e perciò anche degli scambi com– merciali, e ,oi ,edrete i diversi -.entimenti artistici fondersi e confondef<liii per miglio– rarsi a vicenda o per produrne dei nuovi ed impredsti. Il che ci av\'erte che un ver– gine e notevole substrato di genialità creativa è nel fondo del sardo e che un'anima sarda c'è; quindi, che bisognerehbe scioglierla dagli impacci e guidarla in modo ch'essa sapesse protit1are 1 dandole valutazione materiale, della propria persorn1lità. .. Svegliare, dunque, con l'eflìcacia di un'e· ducazione colturnle metodica, continua, per– sis1ente1 la mentalit.1 del sardo, e ne farete un popolo che balzerJ audacemente all'avan– guardia della fo1tuna d'Italia. Ve ne affidi la consta1azione che in Sardegna manca quasi toulmente la borghesia del genio. Al di là delle espressioni artistiche che si presentano rudimentalmente nei gradi bassi degli 111di– geni, ma che in fondo non Jebbono consi– derarsi come manifestnioni individuali e spo· radiche, bcns1 come caraueristiche regionali che s1 tramandano mcccanicameme \"ia , ia 1 di generar.ione in generazione, non si esce che per salire moho alto. \"oi trovate, nell';atthi!J delle ani e degli studi nomi grandi e celebrali di gente sarda i - ce,cate fra la pletora delle auree me– diocri1:\ che infestav:tno le arti e le scienze, il giornalismo e la politicn 1 e nomi di sardi ne 1roverete pochini; e questi, pochini, me– schini. Del resto, è un bene che :illa Sardegna di– fetti la turba contagiosa dei mediocri. Quelle poche diecine rl1 esseri minori che s'atteg– giano ;1 qualcuno nell'esercizio in1ellet1uale o sociale, non riescono, nemmeno in blocco. a dare un auimo J1 sole a una giornata di nubi. Essi si liquidano l'un l'altro progressivamente, in un'altalena reciproca e pericolosa, pronti tutti insieme :1 guaire, come cani mastini, se fra loro 1aluno mostra vere e sane attitudini a sopravanzarli. Ond' è 1 quindi, che, mal– grado una disposizione tulla propria a crearsi una superioliù specifica 1 mancano al sardo letteratura, scienza, facilità nei commerci, e specialmente politica. E ho dello : spu:ial– mtnlt polil,ca 1 perchè dalla costituzione di questa, su bnsi logiche e fattive, non già sulla guerriglia dei parlottnri e dt:lle c11pidigie am• bizi0se 1 può provenire al sardo tutto il resto. Se, dunque, un'anim:1 sarda esiste, sia pure primiliva 1 ingenua, istintiva, quest'anima sarda verso che tende? \"erso la , ita; no. Verso il sos.no; forse. \"erso la ,•ita : no, perchè l'abbiamo detto, è necess.irio che prima essa si formi la co– scienza di quello che è la ,·ita. E a questo fine abbisogna un'opera di educazione sociale che però c.:1mmini di pari pasw con un'opera di educazione intelletluale: scuole e strade da un lato, leggi dall'altro. Verso il sogno: forse, perchè il sardo, e non da ora, ma da secoli, popola il suo so– pore cli sogni. Ed egli non sogna le rivolu– zioni; egli sogna la continuazione del suo quietismo, ma rischiarnto da un maggiore be– nessere. Dite al sardo - al sardo del moate e del piano, s' intende •- che per raggiun– gere questo benessere è necessario ch'egli si incammini verso una vita più intensa, più agitata, più attiva: ed egli vi risponderà con un sorriso jeratico di dubilanza, e si riaccoc– colerà attorno ai ciocchi di ginepro fumiganti sulle pietre del quadrato focolare domestico, o riprenderà il suo pungolo per spingere i bran– chi di pecore tardi\"e ,·erso le tanche lontane 1 o seguiterà a no,·ellare fra le sue donne di starelli di grano, di j11gl1e e' hoi e di bardane furenti. Tale, a chi non lo osservi superficialmente nella breve durati, d'una p:1rtita di caccia, di un cianciar di congressi o di una Com– missione d'inchiesta, ma a chi lo osservi per qualche tempo vivendolo e interrogarfdolo e seguendone le costum:1111e,11pparisce il sardo d'oggidl, simile forse 111 tutto al sardo Ji ieri. 1\lrl quello a ,enire? l!cco. Kel cono'-<:1mento delle \'arie epoche sto– riche in cui si svolse e si plasmò la "ita pubblica Italiana, conollcimento che ,·1a via si va sempre più illuminando per i documenti che ogni di si moltiplicano merce l'opera indagatrice dei dotci, un buio fitto e impe– netrabile, malgrado og111 più accurata ricerca, avvolge ancora e forse avvolger:'1 sempre 1 nella storia particolare dei s:irdi, tutto quel largo periodo del Medio E,•o che, nelle altre regioni, servi a formare il carattere e a pre– parare lii civili:\ del tempo nostro . Auguriamoci noi che i futuri istoriografi possano considerare, per lo s,·olgimento evo– luti\'o dei sardi, come un periodo di transi– zione e di Medio Evo il momento attu.1le di vita pubblica, di cohura e di rappresentaaz.a politica. Carlo Mariotti. Abbonamento fino al I9I I lt"re 5,10, numeri 57. Bibloteca Gino Bianco ASTERISCHI ACCADEMICI Il commercio delle 1esi di !:turca? È un altro fatto scandnloso che conviene ap· puntare con uno spillo per a,ricchire questa collezione di insetti nocivi all'agricoltura, ... se per agricoltura si può r111che intendere la coltura dei campi del sapere. Un amico mi fece leggere una circolare a stampa con la quale un libr,1io X nverti,·a la sua spe11abile clientela ~1Udentesc:1di avere uno 5/ork di disser1az1oni di laurea disponi– bili, buone per 1utt1 1 gu ..ti, a prezzi onesti. Questi prezzi 011,sli rnlgono un Perù! Possono sug~erire, caso mai, un buon ar– gomento per un'.1ltra lesi d1 laurea. e Della ones1à dei prezzi d1sone-.1i ». l"n altro amico mi :,ss1curò che proposte simili sono state fatte per mezzo della quarta pagina dei giornali. Ora qui s1 1rat11t cli \'Cri e proprii reAti contro il buon :rndamento degli studi contro i quali fanno bene ad insorgere con il mas– simo rigore le autorit:ì accademiche. 1\l;anon bas1:1: il rigol'e dovrebbe essere :rncorn mag– giore-. Aggiungo: come c'è la rotazione delle colture cosi c 1 è nnche la rot:11ione delle dis– sertazioni di laurea. La stessa può essere ri– presentala nella stessa L"niversilà (parlo spe· cialmente delle grandi) su per gill agli 5tessi giudici, purchè siano passali alcuni anni. I professori, mfaui, hanno troppe tesi e troppe tesine da leggere e da rivedere : sono, in quel s,enodo di tempo che corrisponde alla sessione estiva degli esami, sono, dico, sovraccarichi del la\'oro degli e,;;;uni, sono an– che pii.1 st,mchi e piì1 depres~i (pare11tesi : si può os'iervare che nelle adunanze si !etica di pili nell'ultimo periodo dell'.inno accademico che non d'inverno, o al principio dell'anno sco– lastico qunndo lutti sono arrendevoli, calmi, equanimi sereni : sintomo quello di stan– chezza nervosa) j di qui ne consegue I' im– prescindibile 11ecessi1:\- specialmente nelle Università pila folle di laureandi - di leg– gere superlici:1.lmente le lesi di laurea. i\la consegue pure che questi gra,•i incon– venienti sono in gran parte imputabili agli studenti e alle famiglie che \"Cdono nell' U– nh•ers1tà una fabbrica di diplomi e non di cervelli. Si de,•e aggiungere che le tesi originali, buone, presentale dagli studenti migliori sono sempre bene\'olmente accolte dai professori; anzi i professori tendono con gioia e quasi in· consape,·olmente :l sopravalutarle. E in fondo fanno bene. Contro il mercimonio delle tesi di laurea si può m:1ggiornie11tc rerigire? lo credo di sl: cliret1:1mente e indiretta– mente. lndiretlamenle migliorando tutta l'organiz• zazione degli •nudi: e specialmente contri– buendo a migliorare quella che si potrebbe chiamare l'almosj.:.ra moralt degli studi. Direttamente commin:rndo severe pene con– tro i colpevoli e rnngari obbligando tulli gli studenti a stamp,tre le loro resi. Sarebbe que ..ta una ,;pesa che lo studente e le famiglie Jo,•rebbero bilanciare con le tasse unh,ersiurie. I plagi e i copiom .. :irebbero rneno fre - quenti. Gli ${Udenti migliori potrebbero ,·e– nire esentati da queslo aggravio ottenendo (come già attualmente si pratica) di vedere stam– pala la propria dissertazione a spese dell' U– niversi1à o di un istitulo scientifico. 1\la poi perchl! tutti devono stampare dei lavori originali ? Per divent11re do/lor,', si risponde. ~la che bisogno c'è che tutti siano dot– tori, che sia dottore ad e~. un anocato, o un medico pratico? Non sarebbe, per questo riguardo, migliore il sistema adottato da Unhersità estere: a) rilascio d'un diploma a chi regolar– mente i-.critto ha superato tulli gli esami spe– ciali : questi studen1i sarebbero soltanto li– Un\111/i e questo diploma dovrebbe senire ad aprire tutte le vie dell'esercizio professionale; hl conferimento del titolo di dollore a chi ha pre11;en1atauna le'ii d1 laurea e ha fatto degli studi complementari sufficienti. Questo titolo non donehbe rappresentare una si111a– zione privilegiata in quanto esso solo d ,_ rebbe p. e,;, rne1.zo di ac,.;edere all'insegna– mento superiore j o a derenninate carriere; perchè se cosi fosse rutti si atfollerebbero a questa porta e si ripeterebbe I' inconveniente lament:1to. Dovrebbe avere un valore pura– menk morale. Sarebbe questo un bene? Domando, non risponde. \'edo infatti che in questi tempi di spirito bottegaio c'è chi può domandare: a che ser– virebbe allora questo titolo di dottore, questo grado accademico? 1'1a, a nulla!... C1~, all':1nima, alla \'ita spirituale della Nazione. E allora di dollori nè avremmo pochi, ma butini. e a, rebbero certamente maggior prestigio che attualmente non abbiamo. * - Chi sei? Sono un po,•ero bidello. - Perchè piangi ? - Perchè una nuov.t legge mi ha inuti- lizza10 1ut10 un nuovo stock di tesi di laurea basare su disposi1.ioni di legge siate abrogale or ora. - Poveretto, 11011 c'i- nes ..un deputato a cui sottoporre i tltsultr,1'11 della tua beneme– rita classe? - Ora no : ma con la riforma del Cona siglio superiore della Pubblic,1 Istruzione, chissà! Specialmente se il mio deputato ne farà parte. - Speriamo bene. .. Se partiamo dalla premessa che nessuno è infallibile, possiamo dire che le dispense delle materie d'insegnamento sono spesso un latte concertato di asinerie. Ci son dentro quelle degli scrittori, a cui si aggiungono quelle che si può lasciar sfuggir il professore, a cui si aggiungono quelle che ci mette lo studente. In passato ci fu pedino qu:ilche raro pro– fessore che ha avuto u1ili sulle dispense. Le avranno fatte loro? può darsi; o cor– rette? è quasi certo; le avranno autorizz.ate? è probabile. Saranno state fatte benissimo? Son pronto ad ammetterlo. Ma in materia di dispense è meglio non mettere mai mano, a scanso d'equi\'oci I È noto che ci sono stati dei professori che hanno consigli'alo un loro libro. È difficile dire se ciò sia bene o se sia sempre o quasi sempre male. Per la nomina cl' un commissario per un concorso: - li raie ce lo mettiamo? - Ma I è 1 ' una celebri!:\ 11 un uomo "il- lustre 11 (quesito per i si8nori grammatici: perchè illustre è più di illus1rissimo 1 chiaro di chiarissimo? Risposla : perchè nell'ambiente accademico la scala comincia dal superlativo. Illustre è più superlativo di illustrissimo per– chè non c'è ne ..suno di noi che non ,ia per lo meno illnstrissimo o ch1.1rissimo). - Si; riconosco che il tale in una cqmmis– sione ci sta bene. Aggiunge decoro, conferisce prestigio alla commissione stet;..a, e alla di– gnitd de.sii studi. - Però, vedi, io propenderei per l'esclu• sione. È un " nepotista sfegalato. 11 Vuole i suoi. Non ammette che nessuno posM essere superiore all'ultimo dei suoi allievi. - È \'ero; ma io insisto che il tale sia commissario nell' inleresse stesso del vincitore del concorso. Questi concorrerà ancora per ottenere una sede migliore. Se il tale non ~ commissario in queslo concorso - siccome lo t sempre - il vin– citore sad poi escluso dalla terna tino alla consumazione dei secoli in lutti i concorsi futuri. ~!orale: il tale è stato, e o sarà commis sario ; e il vincitore del concorso è stato, o sarà uno della sua scuola, un 111'/Jole. Questo è il linguaggio, c1ueste sono le vit– torie dello spagnolismo italiano del sec. XX. Caro lettore, l'odio di scuola è spesso una

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